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“Sono qui aportare la vicinanza, l’attenzione, la solidarietà e la gratitudine dell’Italia per il vostro lavoro”. Così Giorgia Meloni a Beirut, primo capo di governo a visitare il Libano dall’inizio delle operazioni di terra dell’Idf, incontrando il comandante della Missione bilaterale italiana, il colonnello Matteo Vitulano e il vicepresidente del Comitato Tecnico-Militare per il Libano, il colonnello Attilio Cortone. Un segno, preciso, sia umano che geopolitico dopo gli “inaccettabili attacchi” di Israele a Unifil.

Qui Beirut

“I miei messaggi – ha spiegato la premier – sono stati e saranno molto chiari sul ruolo dei nostri militari impegnati sia in Unifil che nella Mibil e nella missione multilaterale. Vi prego di trasferire a tutti gli uomini e le donne impegnati la mia vicinanza e la mia solidarietà. Spero di venirli a trovare presto”. Concetti che si intrecciano con due elementi: la portata della missione Onu a cui l’Italia contribuisce in maniera attiva ormai da anni e l’eliminazione di Yahya Sinwar nell’economia complessiva della guerra.

Da un lato Meloni ha spiegato al primo ministro libanese, Najib Mikati, che la cornice dell’impegno italiano non cambia né registra un passo indietro. La bussola resta indiscutibilmente quella a cui si ispira la diplomazia italiana, ovvero il rispetto della Risoluzione 1701. L’obiettivo, ha precisato, è quello di tornare alla missione iniziale dell’Unifil, “in maniera propria e concertata, lo scopo è di aumentare le capacità generali di difesa delle forze libanesi”.

In questo senso definisce nuovamente inaccettabile l’attacco a Unifil, e definisce necessari i militari impegnati nella missione Onu oggi per il mantenimento della stabilità e in futuro dopo il conflitto, solo con il rafforzamento della missione si potrà “voltare pagina”.

Sullo sforzo italiano anche in prospettiva va ricordata la proposta del ministro della Difesa, Guido Crosetto, annunciata pochi giorni fa in Senato, di organizzare una conferenza internazionale sul Libano per supportare Beirut, preceduta da una visita in Medio Oriente. Grande attenzione, inoltre, alle sofferenze dei civili a cui Meloni dedica solidarietà e vicinanza.

Il dopo Sinwar

In secondo luogo l’iniziativa italiana giunge in un momento particolare del conflitto, ovvero dopo l’uccisione del leader di Hamas Yahya Sinwar, il regista dell’attacco del 7 ottobre 2023 che ha dato inizio alla guerra nella Striscia. Non sfuggirà che a questo punto del conflitto il panorama regionale potrebbe subire una trasformazione, con le imminenti elezioni negli Stati Uniti a fare da sfondo. Un ruolo non secondario lo avranno senza dubbio gli altri attori regionali, come la Giordania, dove la premier ha iniziato la sua giornata incontrando Re Abdullah, soggetto importantissimo nella regione, a cui ha ribadito la necessità di un processo politico che conduca alla soluzione dei due Stati e con cui ha discusso delle questioni umanitarie nella Striscia.

Il tutto sia alla luce dell’iniziativa italiana “Food for Gaza”, che di quella giordana “Gaza humanitarian gateway”, promossa dal Re.

Più Unifil per rafforzare (anche) il Libano. La promessa di Meloni da Beirut

“Inaccettabile che l’Unifil sia sotto attacco, sono convinta che la missione vada rafforzata, solo così saremo in grado di voltare pagina”. La premier a Beirut, dopo la tappa in Giordania, sottolinea l’esigenza di tornare alla missione iniziale, incrementando le capacità generali di difesa delle forze libanesi

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