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C’è un debito che si aggira per il mondo, per i mercati, per le Borse. Ed è quello cinese. Il Dragone, come noto, si ostina a voler rilanciare la propria economia a suon di emissioni obbligazionarie, per raccogliere liquidità da mettere in pancia alle banche. Un’operazione di sistema, verrebbe da dire, già scandita da due step, a cominciare dalla gigantesca sottoscrizione di titoli dello scorso maggio. Formiche.net ha però raccontato in queste settimane di come la pericolosa discesa dei rendimenti abbia di fatto trasformato le emissioni di titoli pubblici in un’arma a doppio taglio. Sì, perché un calo dei premi potrebbe portare a una loro svalutazione, con tutte le conseguenze del caso per gli istituti di credito.

Ma a Pechino vogliono proseguire sulla strada dell’accanimento terapeutico. Tanto che, come si legge in un report di Caixin Global, la Cina potrebbe raccogliere fino a 6 trilioni di yuan (850 miliardi di dollari, poco meno del Pil italiano) da obbligazioni del Tesoro speciali nell’arco di tre anni. Il rapporto di Caixin, che cita fonti a conoscenza della questione, arriva dopo che sabato il ministro delle Finanze Lan Foan ha dichiarato che Pechino “aumenterà significativamente” il debito, sebbene l’assenza di dettagli sull’entità e la tempistica delle misure fiscali abbia deluso alcuni investitori. E proprio il mese scorso Reuters ha riferito che la Cina ha in programma di emettere obbligazioni sovrane speciali per un valore di circa 2 trilioni di yuan (285 miliardi di dollari) quest’anno, nell’ambito di un nuovo stimolo fiscale.

Insomma, piovono soldi in Cina. E non solo sul mercato obbligazionario. Improvvisamente anche il vecchio è disastrato settore immobiliare è tornato di moda. Pechino ha infatti, proprio in queste ore, annunciato un nuovo piano di sostegno al mattone che comprende, in particolare, l’imminente aumento dei crediti destinati ai progetti immobiliari non terminati per oltre 500 miliardi di euro. Il settore immobiliare e quello delle costruzioni rappresentano da tempo più di un quarto del Pil della Cina ma dal 2020 soffre dell’inasprimento da parte di Pechino delle condizioni di accesso al credito per i costruttori immobiliari, che ha spinto i pesi massimi del settore alla bancarotta.

Allo stesso tempo, i prezzi delle case sono diminuiti in modo significativo. In una conferenza stampa a Pechino, il ministro dell’Edilizia, Ni Hong, ha annunciato che le autorità aumenteranno l’entità del credito dei progetti nella lista bianca a 4.000 miliardi di yuan (517 miliardi di euro) entro la fine del 2024. Si tratta di quasi il doppio della cifra precedente (circa 2,23 trilioni di yuan). Il sistema della “lista bianca”, annunciato all’inizio dell’anno, è un meccanismo attraverso il quale i comuni raccomandano progetti immobiliari alle banche per il finanziamento prioritario. Inoltre, è stato indicato che ci sarà un intervento per i mutui immobiliari già erogati che permetterà un calo dei tassi in media di circa 0,5 punti. Ma il Pil alla fine ne beneficerà?

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​Pechino insiste nelle maxi emissioni obbligazionarie, puntando a raccogliere fino a 850 miliardi di dollari in tre anni. E anche per il moribondo mattone l’unica soluzione sembra essere la pioggia di denaro

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