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Seconda parte dell’analisi dell’editorialista Guido Salerno Aletta. La prima parte qui

 SI CONCLUDE IL NOVECENTO GEOPOLITICO, INIZIATO CON LA RIVOLUZIONE RUSSA

L’Italia torna al centro degli equilibri mondiali, perché il Mediterraneo rappresenta nuovamente, come già accadde nell’Ottocento, il bacino su cui si confrontano tutte le Grandi potenze: dagli Usa alla Russia, dalla Cina alla Gran Bretagna. Il 20 gennaio 2017, si conclude il Novecento geopolitico. Con l’insediamento alla Presidenza degli Usa di Donald Trump, che ha fatto di un nuovo corso con la Russia uno dei driver fondamentali della sua campagna elettorale, termina il secolo breve iniziato con la Rivoluzione russa, nel 1917. Mentre il conflitto della Grande guerra, tra la Triplice alleanza e la Triplice Intesa, rappresentava una competizione all’interno del sistema capitalistico, tra blocchi imperial-coloniali contrapposti, la Rivoluzione russa creò un antagonismo tra sistemi inconciliabili: l’uno basato sul monopolio pubblico dei mezzi di produzione, l’altro sulla loro libera appropriazione da parte privata. Due idee di Stato, fondate sul comunismo e sul liberismo, si sono confrontate fino alla dissoluzione dell’URSS ed a quella che è stata definita “la fine della Storia”.

La Russia rimase comunque nemica: nonostante la catastrofe, mai il capitalismo occidentale è riuscito ad appropriarsi delle sue immense risorse naturali, né penetrarne il sistema finanziario, e meno ancora conformare a sé il sistema sociale e culturale. La dipendenza ulteriore dell’Europa dalle forniture energetiche russe, con la ipotizzata costruzione del South Stream, sotto la Presidenza Obama veniva considerato un pericolo strategico enorme. Il sistema di potere russo si dimostrava impenetrabile alle logiche della globalizzazione: andava dunque proseguito l’assedio, spostando la Cortina di ferro più ad est, involucrando nella Nato i Paesi baltici, la Polonia e gli altri Paesi aderenti al disciolto Patto di Varsavia, fino ad attrarre anche l’Ucraina nella sfera occidentale. La crisi internazionale determinata dall’annessione della Crimea alla Russia, con le conseguenti sanzioni politiche ed economiche irrogare dagli Usa e dalla Unione europea,  così come la guerra civile in Siria, dove il regime di Assad è sostenuto da Mosca, hanno riportato indietro l’orologio della Storia, agli anni in cui lo scontro con la Russia si faceva di giorno in giorno sempre più violento.

Se la Russia cesserà di essere il nemico degli Usa, quel male assoluto che Ronald Reagan individuava nel comunismo sovietico, ed insieme  uniranno le forze per sconfiggere l’Is, la stabilizzazione del Mediterraneo definirà nuovi equilibri, che si estenderanno nel Medioriente ed all’Heartland asiatico.

 VERSO UNA STABILIZZAZIONE COORDINATA DEL MEDITERRANEO

Gli Usa vogliono stabilizzare l’area combattendo l’IS, dopo il disastro sortito dal sostegno dato dall’Amministrazione Obama, e soprattutto dall’allora segretario di Stato Hillary Clinton, alle primavere arabe ed alla defenestrazione di Ben Alì in Tunisia, di Muhammar Gheddafi in Libia, di Hosni Mubarak in Egitto e di Bashar al-Assad in Siria.

La Russia vuole a tutti i costi evitare di rimanere potenza regionale, confinata nel Mar Nero: la presenza in Siria, la base a Cipro ed il sostegno all’Egitto del generale el-Sisi sono significative.

La Cina, dopo il raddoppio e l’ampliamento del canale di Suez, trova aperto il percorso marittimo della Via della Seta: non può che trovare approdo nel Mediterraneo.

L’Inghilterra, se il Mediterraneo ritorna centrale, torna ad avere interesse a che l’Italia mantenga la piena indipendenza  dalle influenze di Germania e Francia, per evitare che queste tracimino a Sud.

 IL RUOLO DELL’ITALIA

L’Italia non rimane più una componente marginale di un dispositivo militare ed  economico, Nato ed Unione europea, che fronteggia la Russia, ma il pivot di una politica di stabilizzazione, sviluppo ed equilibrio di interessi nell’intera area. Sul piano geopolitico, prenderà  il ruolo che è stato finora della Germania. Quest’ultima, dopo essere stata combattuta e sconfitta in due Guerre mondiali, è sempre stata ampiamente sostenuta dagli Usa: sia  nel 1919, sia  nel 1949, rappresentava il bastione di fronte al pericolo che prima la rivoluzione russa, e poi l’URSS, dilagassero in Europa. L’Unione europea doveva tenere insieme una congerie di Paesi tra loro diversissimi, mentre la Nato circondava sempre più da presso la Russia.

 … NEI CONFRONTI DEGLI USA

Per gli Usa, l’Italia ritornerà ad essere un alleato essenziale, come avviene prevalentemente  da parte delle Presidenze repubblicane. Se dal punto di vista militare le basi dell’Italia si sono dimostrate indispensabili nel corso della crisi libica, lo sono ancor di più i rapporti secolari, le relazioni politiche e la presenza economica del nostro Paese nell’intero scacchiere: dalla Tunisia alla Libia, dall’Egitto ad Israele, l’Italia rappresenta il Paese meglio posizionato.  Per bilanciare, mediare e trovare una sintesi tra le istanze di espansione di Cina e Russia, alla Presidenza Trump serve una Italia forte, politicamente ed economicamente. Gli stress, politici e finanziari, cui l’Italia è stata sottoposta nel triennio 2011-2013 da parte dell’asse franco-tedesco sono stati possibili solo per via di una Presidenza americana parimenti interessata ad indebolirla ne i rapporti internazionali con la Libia, l’Egitto e la Russia, nel quadro delle iniziative di sostegno alle primavere arabe e di ripresa del clima di Guerra Fredda.

…NEI CONFRONTI DELLA RUSSIA  

Anche per la Russia, l’Italia rappresenta un partner ideale, e non da oggi. Roma può vantare il merito di averle aperto la porta, già nel 2003, per una cooperazione nell’ambito della Nato; si fece promotrice nel 2008 della realizzazione del South Stream; non si è mai schierata in prima fila per rendere più pesanti le sanzioni economiche e politiche dopo l’annessione della Crimea. Ha una capacità industriale elevata, diffusa, ma non invasiva, a differenza di quella tedesca. Le iniziative italiane non mancano: mentre il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha già dichiarato che la città è pronta ad ospitare il primo incontro tra il neo eletto Presidente americano Donald Trump e quello russo Vladimir Putin, l’Associazione  Friuli Venezia Giulia  – Russia, fondata per consolidare i rapporti commerciali e di amicizia, candida Trieste a riassumere il suo storico ruolo nei traffici internazionali, commerciali e finanziari, verso la Middle Europa. Da una parte, Trieste  diventa il terminale di arrivo del percorso marittimo della Via della Seta, e dall’altra il porto da cui inizia il corridoio terrestre di comunicazioni che va ad innervare l’Europa orientale: passando per Venezia e la sua area portuale ed industriale, risalendo il Brennero ed arrivando fino a Kiev, incrociandosi con il percorso terrestre della Via della Seta.

… VERSO LA CINA

La Cina ha da tempo ottimi rapporti con l’Italia, che fu il primo Paese occidentale a riconoscere la Repubblica popolare nel 1970. Nella strategia di ingresso nel mercato europeo, la presenza in Italia è essenziale. Da parte cinese, lo sbocco in Europa non può fermarsi al Pireo: la Grecia è eccentrica, ed isolata dal punto di via delle comunicazioni terrestri. L’alternativa al Mediterraneo sarebbe nel Mar Nero, ad Odessa. Trieste, però, ha il vantaggio di chiudere perfettamente l’intero anello di comunicazioni,  marittime e terrestri, che unirebbe tutta l’Europa orientale all’Asia, passando per la Russia. L’interesse della Cina verso l’Italia non si limita al piano economico e politico, ma si estende al modello sociale, al sistema delle piccole imprese, ai rapporti tra città e campagna, all’organizzazione delle antiche istituzioni, religiose e non, presenti nell’istruzione soprattutto professionale, nell’assistenza e nella sanità, che fanno perno sulla solidarietà piuttosto che su meccanismi di burocrazia pubblica o di mercato. Le relazioni tra Italia e Cina saranno sempre più profonde e proficue.

 … E LA GRAN BRETAGNA

La Brexit, con le trattative ancora da iniziare sull’accesso al mercato europeo, pone al sistema finanziario baricentrato a Londra l’obiettivo di mantenere i vantaggi finora derivanti dall’appartenenza all’Unione. Milano sarebbe la sede, legale e direzionale, più vantaggiosa. Il Premier Matteo Renzi ed il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ne sono convinti. Questa scelta italiana, eviterebbe alla Gran Bretagna altri rischi: il rafforzamento delle piazze concorrenti, Parigi e Francoforte;  l’affardellamento progressivo del sistema finanziario ed assicurativo italiano a tutto vantaggio di quello francese e tedesco;  l’indebolimento politico dell’unico partner in grado di contrastare le ambizioni di Parigi nel Mediterraneo. Milano potrebbe divenire così la capofila del mercato finanziario del Mediterraneo, creando un asse con Trieste. La Sicilia rinascerebbe.

NUOVI EQUILIBRI

L’Italia è, e rimarrà, una media potenza. Deve trovare equilibri di volta in volta diversi, nel contesto che si determina. Ora è finalmente le è favorevole e congeniale.  Per chi in Italia è capace, e vuole fare, il tempo è arrivato.

debito pubblico, Guido Salerno Aletta, def

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