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Solo una decina d’anni fa, a ridosso del disastro di Fukushima, difficilmente si sarebbe potuto immaginare un evento come quello che si è tenuto giovedì a Bruxelles all’ombra dell’Atomium, il monumento eretto nel 1958 sulla scia dell’ottimismo per l’uso del nucleare civile. Si è trattato del primo Summit internazionale dell’energia nucleare, partecipato da 34 Paesi, tra cui l’Italia, che hanno firmato un patto per rendere l’atomo più centrale nel mix energetico del futuro. Presente anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, a testimoniare l’appoggio dell’Ue.

È un cambio di direzione che si è sostanziato nell’ultima decina d’anni, ha preso ulteriore slancio da quando Vladimir Putin ha ricattato l’Europa con le forniture di gas, e si è tradotto nella promessa, durante la Cop28 a fine 2023, di triplicare la capacità di generare energia da fissione entro il 2030 per accelerare il processo di decarbonizzazione.

Anche giovedì si è prodotto un nuovo documento, un patto per “sbloccare appieno” il potenziale dell’atomo e “abilitare le condizioni di finanziamento” per estendere il ciclo di vita dei reattori esistenti, anche ricorrendo agli investimenti sostenibili secondo la tassonomia europea – dove il nucleare affianca le rinnovabili in qualità di fonte energetica a emissioni zero, come ha ricordato il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi.

La dichiarazione parla anche della costruzione di nuove centrali nucleari, nonché dell’impiego di reattori avanzati e di sostegno a “tutti i Paesi, in particolare quelli emergenti, nelle loro capacità e nei loro sforzi per aggiungere l’energia nucleare ai loro mix energetici”. L’impegno è quello di liberare più fondi, aumentare la collaborazione nei campi della ricerca e dello sviluppo, e fare squadra lungo l’intera supply chain.

Tra i firmatari figurano undici Paesi membri dell’Unione europea, inclusa l’Italia – dove la Piattaforma per il nucleare sostenibile, patrocinata dal governo di Giorgia Meloni, dovrebbe produrre un Piano nazionale per l’atomo italiano a metà 2024 – e la Francia – leader europea nel settore con oltre cinquanta centrali, che come ha rimarcato il presidente Emmanuel Macron le permettono di essere “uno dei pochi Paesi che esporta la propria elettricità, il che rappresenta un’opportunità”. A livello internazionale spicca la presenza di altre potenze nel settore del nucleare civile, tra cui gli Stati Uniti, la Cina, il Regno Unito, e Paesi che puntano ad aumentare la sua rilevanza nel mix energetico, come l’Arabia Saudita.

Sottolineando l’urgenza di abbattere le emissioni dannose di CO2, il titolare dell’Eliseo ha esortato ad abbandonare carbone e gas per passare all’energia nucleare e alle energie rinnovabili. Fatih Birol, direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia, ha puntualizzato che “senza il supporto dell’energia nucleare non abbiamo alcuna possibilità di raggiungere i nostri obiettivi climatici in tempo”. Le rinnovabili, specie il solare supportato da eolico e idroelettrico, avranno un ruolo centrale, ha continuato, ma “abbiamo bisogno anche dell’energia nucleare, soprattutto in quei Paesi in cui non abbiamo un grande potenziale rinnovabile”.

Nonostante stia crescendo la quota di Paesi che ha in progetto di espandere la propria capacità nucleare, la quota di energia atomica prodotta a livello globale è in declino (pesano a intensità variabili l’età dei reattori, gli anni di scetticismo, il rigonfiamento dei costi che ha caratterizzato diversi progetti di costruzione negli ultimi anni). Ricorda Rinnovabili.it che secondo il World Nuclear Industry Status Report di dicembre 2023, la produzione globale di elettricità da energia nucleare è diminuita del 4% tra 2021 e 2022, e ha raggiunto il 9,2% del totale, il minimo dagli anni Ottanta.

L’impegno dei firmatari, dunque, è invertire questa tendenza, facendo progressivamente più affidamento alle soluzioni innovative, come i piccoli reattori modulari e i reattori avanzati, cosiddetti di quarta generazione, che dovrebbero rendersi disponibili nel medio termine. Da parte sua, il governo italiano ha puntato con decisione su queste soluzioni e sul consolidare il ruolo dell’industria nazionale nell’ecosistema. Un quarto dei 502 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, guidato da Gilberto Pichetto Fratin, per le soluzioni energetiche innovative sono destinate allo sviluppo del nucleare italiano. E si registra un grande attivismo da parte delle aziende italiane, capaci di presidiare la filiera anche negli anni del no.

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