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Com’era previsto da qualche settimana, il Consiglio dei ministri ha prorogato di un anno il mandato del comandante dei Carabinieri, Tullio Del Sette, che sarebbe scaduto 24 ore dopo, e gli incarichi del capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, e di quello dell’Esercito, Danilo Errico, i cui mandati sarebbero scaduti alla fine di febbraio. La proroga politicamente più sensibile riguarda il generale Del Sette, indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Consip. Com’è noto, con lui sono indagati il ministro dello Sport, Luca Lotti, e il comandante della Legione Toscana dell’Arma, generale Emanuele Saltalamacchia. Il fascicolo che li riguarda è stato trasferito dalla procura di Napoli, che indaga su episodi di corruzione, a quella di Roma.

Il governo aveva già deciso di prorogare Del Sette, considerando tre anni il mandato-tipo per quel tipo di incarico, e probabilmente l’avrebbe sancito nel Consiglio dei ministri del 23 dicembre, decisione slittata in seguito alla pubblicazione di un articolo del Fatto quotidiano che proprio il 22 aveva dato la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati. Ma era questione di giorni perché quell’indagine e un’indiretta pressione a mezzo stampa non hanno fatto modificare una scelta politica. Come aveva scritto Formiche.net, la proroga conferma una maggiore collegialità nelle decisioni del governo Gentiloni visto che Matteo Renzi era tendenzialmente contrario a concederle.

Ecco, quindi, che lo stesso criterio è stato applicato ai generali Graziano ed Errico. Nel caso del generale Graziano la proroga è più lunga, fino al 22 novembre 2018, per consentire (a lui e all’Italia) la candidatura a un prestigioso incarico europeo. Il più immediato è quello di presidente del Comitato militare della Nato: il generale ceco Petr Pavel concluderà il triennio nel giugno 2018, ma venne nominato nel settembre 2014. Il presidente del comitato militare dell’Ue, il generale greco Mikhail Kostarakos, scadrà invece più in là, nel novembre 2018, ma fu nominato nel dicembre 2014. Dunque, nel prossimo autunno dovrebbero essere scelti i loro successori. L’Italia ha ricoperto quell’incarico alla Nato in tempi recenti con gli ammiragli Guido Venturoni e Giampaolo Di Paola e negli anni Cinquanta con il generale Giuseppe Mancinelli. Il comitato militare dell’Unione europea è molto più giovane e l’Italia ne ha avuto la presidenza con il generale Rolando Mosca Moschini, oggi al Quirinale come consigliere per gli affari del Consiglio supremo di Difesa.

Le tre proroghe aumentano le scadenze tra un anno. Se, come sembra, restano probabili le elezioni politiche alla fine della legislatura, tra gennaio e la primavera del prossimo anno essere rinnovati tutti i vertici della sicurezza e difesa, tranne Graziano, visto che nell’aprile 2016 Renzi fissò un mandato di soli due anni per il direttore del Dis, Alessandro Pansa, per il direttore dell’Aisi, Mario Parente, per il capo della Polizia, Franco Gabrielli, e per il comandante della Guardia di Finanza, Giorgio Toschi. A loro si aggiungerà il direttore dell’Aise, Alberto Manenti, perché scadrà il suo mandato quadriennale, e a marzo scadrà il capo dell’Aeronautica, generale Enzo Vecciarelli. Data l’enorme portata delle decisioni, con il voto a febbraio dovrebbe toccare al governo neo eletto occuparsene e dunque, chissà, con eventuale minuscola proroga per gli appena prorogati Del Sette ed Errico, che scadranno… in campagna elettorale. Il più “lontano” è il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli, in scadenza a giugno 2018. Discorsi prematuri, naturalmente, soprattutto per le incertezze sulla durata della legislatura, ma c’è da giurare che le grandi manovre stanno per cominciare.

Gentiloni proroga Del Sette (Carabinieri), Graziano (Difesa) ed Errico (Esercito)

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