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Banda larga, spid, pagamenti elettronici e anagrafe nazionale. Come procede la digitalizzazione del nostro Paese? Stando ai risultati della ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) presentata questa settimana a Roma in occasione del convegno “Pubblico e privato: un patto per l’Italia digitale”, nonostante i passi avanti compiuti da governo, Agenzia per l’Italia Digitale (Agid), PA e privati, l’Italia è ancora solo 25esima su 29 Paesi europei censiti dal Digital Economy and Society Index (Desi), l’indicatore che misura lo stato di attuazione dell’Agenda Digitale in Europa, con forti ritardi da recuperare su diversi indicatori. Ecco a che punto siamo.

L’ATTUAZIONE DELL’AGENDA DIGITALE

Nella classifica del Desi l’Italia è tra i Paesi che hanno registrato la crescita più alta dal 2013 al 2015 (+19,7%). Ma è al penultimo posto per connettività, al 25° per competenze digitali, all’ultimo per uso di internet da parte dei cittadini, al 21° per digitalizzazione dell’industria, al 18° in digitalizzazione della PA.
Come fare per recuperare il gap rispetto alla Danimarca, il Paese più avanzato, secondo il Desi? “L’Italia deve investire ulteriormente nel digitalizzare le sue imprese e la sua PA”, osserva l’Osservatorio Agenda Digitale che ha dimostrato la presenza di una stretta correlazione tra livello di digitalizzazione di un Paese e la sua crescita economica, sociale, industriale e legalitaria: oltre all’avanzamento del PIL, i Paesi che dal 2013 hanno investito di più in digitale hanno ottenuto forti miglioramenti nel Social Progress Index, nella classifica Doing Business e nel Corruption Perception Index.
Secondo l’analisi dell’Osservatorio tutte le Regioni italiane hanno ancora una posizione sul Desi quasi sempre inferiore alla media europea, con il gap maggiore che si registra nell’area della connettività. Esistono ancora differenze tra le Regioni del Nord e quelle Sud, ma sono meno significative del ritardo complessivo del Paese.

LA BANDA LARGA

L’Italia è anche tra gli ultimi Paesi in Europa per copertura di banda larga fissa, con solo il 44% delle abitazioni raggiunta da una rete ad almeno 30 Mbps nel 2015, ancora lontana dagli obiettivi posti da Europa e Governo. Un ritardo notevole rispetto agli obiettivi fissati dall’Europa per il 2020, che prevede che tutti i cittadini europei siano coperti a 30 Mbps entro il 2020. Nonostante il nostro Paese vanti il miglior tasso di crescita nella copertura a 30 Mbps dal 2014 (+115%), sono ancora forti le differenze con gli altri Paesi europei simili a noi (Francia, Germania, Polonia Regno Unito e Spagna).
Il piano per la banda ultra larga redatto dal Governo punta ad avere almeno il 75% della popolazione coperta a 30 Mbps entro il 2018 e il 100% entro il 2020. Per ottenere questi risultati sono stati messi sul piatto 6 miliardi di euro e si è chiesto ai privati di aggiungere a tali risorse un loro investimento. Per accelerarne l’attuazione il governo ha nominato un commissario straordinario, Diego Piacentini (in foto).

LA COPERTURA PER REGIONE

“La copertura della banda larga tra le Regioni italiane è molto eterogenea: nel 2015 si va dal 76% delle abitazioni calabresi coperte a 30 Mbps all’1% di quelle valdostane, con il Sud a primeggiare grazie ai fondi europei — ha commentato Luca Gastaldi, direttore dell’Osservatorio Agenda Digitale —. Se si guarda però la copertura 100 Mbps, solo Lombardia e Lazio nel 2015 hanno oltre il 20% delle loro abitazioni coperte. Gli obiettivi fissati dalle Regioni per il 2018 dovrebbero ridurre le differenze tra le coperture a 30 Mbps. Rimarranno quelle a 100 Mbps”.

I PROGETTI DELL’AGENZIA PER L’ITALI ADIGITALE

L’Agid si è concentrata su tre progetti di infrastruttura: il Sistema Pubblico di Identità Digitale (Spid), che a 7 mesi dall’avvio ha erogato oltre 130.000 identità digitali, che entro il 2018 potrebbero diventare 9 milioni; il Sistema dei pagamenti elettronici (PagoPA) conta 9.500 PA, 90 prestatori di servizi di pagamento e quasi 600.000 transazioni effettuate, mentre l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) è stata sperimentata in 26 comuni pilota con circa 6,5 milioni di cittadini coinvolti.

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