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Carige continua a fare i conti con gli errori del passato. E così, mentre, da una parte, lavora sull’azione di responsabilità da promuovere nei confronti della vecchia gestione, dall’altra, mette a punto un piano per rimettere in sicurezza i conti che passa da un nuovo aumento di capitale, questa volta da 450 milioni.

L’AZIONE CONTRO BERNESCHI…

All’ordine del giorno dell’assemblea degli azionisti convocata il 28 marzo a Genova c’è appunto l'”autorizzazione all’azione di responsabilità nei confronti di precedenti amministratori”. Tra questi, l’ex presidente nonché “padre padrone” della banca genovese, Giovanni Berneschi (nella foto), di recente condannato a otto anni e due mesi di reclusione per la maxi truffa alle assicurazioni della banca. Ebbene, i consulenti legali incaricati dalla banca ligure, si legge nei documenti preparati in vista dell’assemblea, “hanno espresso l’opinione che, dalla complessiva considerazione delle vicende alle quali si riferiscono le inchieste e i procedimenti penali, può trarsi l’attendibile convincimento che la condotta del dott. Berneschi, avuto anche riguardo al suo ruolo apicale e pubblico, che ha per lungo tempo legato al suo nome la società, abbia comportato per quest’ultima, quantomeno, un danno patrimoniale reputazionale”. Perciò, “i consulenti hanno rilevato che, pur non essendo ancora disponibili gli elementi per una compiuta valutazione delle condotte del dott. Berneschi, e del danno patrimoniale diretto che esse abbiano comportato per la società, già allo stato sussistono i presupposti per una delibera ai sensi dell’art. 2393 c. 1 cod. civ”, che disciplina appunto l’azione di responsabilità.

…E QUELLA CONTRO MONTANI E CASTELBARCO

Ma ai soci viene proposto di votare un’azione di responsabilità anche nei confronti della gestione successiva a quella di Berneschi, che vedeva al timone l’ad Piero Montani e il presidente Cesare Castelbarco. Nel mirino ci sono due vicende. La prima riguarda la cessione al fondo americano Apollo delle partecipazioni di Banca Carige in Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova, e la definizione degli accordi di distribuzione dei prodotti assicurativi di tali società. In estrema sintesi, secondo le argomentazioni dei consulenti legali incaricati dalla banca, il contesto, a un certo punto, era mutato in modo tale che “le circostanze destituivano di fondamento il postulato della necessità di dismissione delle partecipazioni sul quale si era voluta giustificare un’alienazione a un prezzo inferiore al valore patrimoniale delle compagnie (offerto da Apollo nella misura del 71% del valore netto dei cespiti)”. In pratica, gli ex vertici – secondo le accuse che Carige muove oggi – vendettero quando non ce n’era più bisogno e per di più a un prezzo basso.

LA QUESTIONE APOLLO

La seconda vicenda riguarda “diversi comportamenti tenuti da soggetti riferibili al gruppo Apollo tra il novembre 2015 e il marzo 2016 che, pur tra loro distinti, sono apparsi legati dal perseguimento di un unico scopo: quello dell’appropriazione da parte del fondo, a condizioni economiche di estrema speculazione, di asset di Carige e di una partecipazione maggioritaria al capitale della medesima”. Apollo, infatti, fece un’offerta che venne rifiutata dal cda di Carige, già guidato dall’attuale ad Guido Bastianini. Secondo i legali, tutta una serie di comportamenti di Apollo, “per le modalità e le tempistiche con cui furono posti in essere”, hanno “interferito con l’esercizio dell’attività economica di Banca Carige, influenzandone negativamente l’andamento della liquidità, tentando di condizionarne la libera autodeterminazione dell’attività imprenditoriale e negoziale, minacciandone la reputazione economica”. E che cosa c’entrano gli ex vertici dell’istituto genovese controllato dalla famiglia Malacalza? “Secondo quanto rilevato dai consulenti – si legge nei documenti assembleari – sono stati indicati elementi presuntivi circa il concorso del vertice amministrativo di Carige, e in particolare dell’amministratore delegato Montani, nelle responsabilità di Apollo”. Da qui la decisione di votare un’azione di responsabilità nei suoi confronti e anche verso l’ex presidente Castelbarco.

IL NUOVO PIANO

Nel frattempo, gli errori della vecchia gestione continuano a pesare sull’andamento della banca, che deve fare i conti con un grosso problema di crediti in sofferenza. Ecco che così, pressata dalla Bce, Carige ha appena annunciato la creazione di un veicolo ad hoc, una sorta di bad bank, per la gestione dei crediti deteriorati. In particolare, il nuovo piano strategico prevede “una soluzione innovativa di deconsolidamento strutturale e definitivo dell’attuale portafoglio di sofferenze” attraverso la loro scissione all’interno di un “veicolo di gestione che preserverà in capo agli azionisti della banca i benefici derivanti dall’ottimizzazione del recupero crediti trasferiti”. Contestualmente, verrà anche adeguato il livello di copertura delle altre categorie di crediti deteriorati, che quindi verranno svalutati. A corredo di questo veicolo, Carige ha annunciato l’ennesimo aumento di capitale, da 450 milioni: è il terzo nel giro di quattro anni dopo quelli da 800 e 850 milioni. La banca ha annunciato che la ricapitalizzazione potrebbe essere affiancata da un’offerta di conversione delle obbligazioni subordinate in azioni (Lme), proprio come era stato fatto da Monte dei Paschi di Siena nel piano di fine 2016, poi fallito facendo emergere la necessità di un intervento pubblico.

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