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Il presidente americano Donald Trump potrebbe affidare al finanziere newyorkese Stephen Feinberg il compito di una revisione puntuale dell’intero apparato di intelligence statunitense. Sono rumors usciti giovedì su cui poche ore dopo, durante una conferenza stampa, Trump ha aggiunto: è “un uomo di successo” che mi ha dato disponibilità, “ma forse non ne avremo bisogno”. La macchina gira a pieno regime, ha detto il presidente, a proposito dell’organizzazione nello staff esecutivo. Abbiamo fatto cose che nessun altro ha fatto in così poco tempo, considerando “il disastro” che abbiamo ereditato (è vero? Il fact-checking dell’Associated Press non è troppo d’accordo).

L’INCARICO COMPLICATO A FEINBERG

Le voci su Feinberg erano circolate dalla mattinata di giovedì, a spifferarle ai media un’altra delle varie gole profonde che stanno segnando questa prima fase dell’azione di governo di Trump (il presidente ha promesso che gli spioni saranno “catturati”). L’intervento del presidente pare un passo indietro su qualcosa di concreto, anche se la nomina di Feinberg sarebbe stata complicata: avrebbe dovuto superare un vaglio etico per poter accedere ai gangli delle agenzie, e non sarebbe stato facile, visto che Cerberus, il suo fondo di investimenti, ha asset per 30 miliardi di dollari e vari potenziali conflitti di interesse (un ad esempio: Cerberus nel 2010 ha acquisito il controllo di DynCorp International, società di contractor con ingaggi governativi in Afghanistan e Iraq per un valore di 1,5 miliardi). Inoltre avrebbe ricoperto un ruolo che il presidente tutto sommato potrebbe affidare a Dan Coats, che è l’uomo scelto da Trump come Director fo National Intelligence (DNI) in sostituzione a James Clapper: il DNI è il punto d’unione tra l’ufficio presidenziale e la Comunità dell’intelligence. Ma Coats non è ancora stato confermato.

RIVEDERE L’IC

Da tempo si parla della possibilità che l’IC (l’intelligence community) passi un’ampia revisione sotto Trump, sia nella struttura sia nei dirigenti. Il presidente non ha mai avuto ottimi rapporti con le agenzie. Le accusa di aver passato illegalmente ai media le informazioni su cui si sono basate molte delle inchieste giornalistiche che lo hanno già coinvolto: su tutte, la questione dei contatti con la Russia, articolata in vari filoni d’inchiesta su cui il controspionaggio dell’Fbi sta valutando le posizioni del presidente. Si parla dei suoi uomini che hanno avuto collegamenti con i servizi segreti russi già durante la campagna elettorale, di un dossier compromettente in mano al Cremlino, e infine dei contatti che hanno portato alle dimissioni di Micheal Flynn. Per Trump il problema principale è nella diffusione dei leaks su dossier riservati, le spifferate, miele per i media (che definisce “disonesti”: con un’incoerenza, perché se il problema è la diffusione di informazioni vere ma segrete, allora i media che le pubblicano non sono disonesti, perché scrivono cose vere).

TRUMP ESCLUSO DA INFO DI INTEL

Sempre giovedì è uscito sul Wall Street Journal un altro articolo che racconta, tramite altri anonimi “ex” funzionari dell’intelligence, che la Cia e altre agenzie tengono la Casa Bianca all’oscuro di alcuni dettagli su come e tramite chi certe informazioni vengono raccolte, perché temono che poi le fonti di intelligence finiscano compromesse, schiaffate in pasto ai media o ancora peggio intercettate o passate alla Russia. Da qualche giorno escono articoli che raccontano di questo imbarazzante modus operandi a cui le agenzie si trovano costrette ad adottare per mettere un tampone alle continue fughe di notizie dalla Casa Bianca, tanto che sempre giovedì, in serata, il capo della Cia Mike Pompeo ha dovuto chiarire personalmente che la sua agenzia riferisce i migliori briefing di intelligence possibili al presidente.

HARWARD HA RIFIUTATO

Ancora giovedì, Robert Harward, un comandante ex Navy Seal che ora dirige l’ufficio emiratino della Lockheed Martin, ha fatto sapere di aver rifiutato l’offerta di Trump per dirigere il National Security Council al posto di Flynn. Harward con l’Associated Press ha motivato la scelta come “ragioni personali”, ho servito l’esercito per quarant’anni ora voglio “enjoy some personal times” ha detto: e l’atmosfera che si è creata tra Casa Bianca e intelligence non è certo “enjoy”.

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