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C’è aria di cambiamento nei piani industriali dei gruppi editoriali italiani? Sta facendo discutere la decisione del Gruppo Espresso, che da qualche mese ha scelto di non rinnovare le strategie aggressive di marketing sulle vendite digitali dei propri giornali, anche se questo va a scapito delle vendite. Come dimostrano le cifre pubblicate da Ads (Accreditamenti diffusione stampa), le copie digitali di Repubblica, infatti, hanno registrato un calo negli ultimi mesi, passando da oltre 57 mila nel luglio 2015 alle circa 30mila nello stesso mese del 2016, calo motivato anche dalla sospensione del dato sulle “vendite multiple copie digitali” sospeso ad aprile 2016 da Ads, dopo una serie di controversie sulle cifre dichiarate.

LE RAGIONI DEL GRUPPO L’ESPRESSO

Secondo Massimo Russo (nella foto in alto), direttore generale della Divisione Digitale del Gruppo Espresso, la scelta dipende dal fatto che non siano “vantaggiose sotto il profilo economico”. Sono operazioni che “spesso la concorrenza continua a valutare in modo positivo”, ha spiegato, e l’abbandono da parte del suo Gruppo è “una decisione coerente con la linea sempre tenuta e con quanto fu fatto a suo tempo per le copie cartacee, in ottica di razionalizzazione e trasparenza”. Confrontando i dati delle vendite digitali di Repubblica del mese di luglio 2016 con il mese di luglio dell’anno precedente si può notare un calo del -47% e così rispetto al mese di marzo (quando ancora i dati sulle vendite multiple copie digitali erano in vigore). Da giugno a luglio 2016, tuttavia, il calo – motivato dalle ragioni spiegate da Russo – è stato del -39%: sempre molto elevato ma, considerate le circostanze, in ripresa.

SOSPENSIONE DELLE VENDITE MULTIPLE COPIE DIGITALI

A causa di tensioni fra editori (qui e qui alcuni alcuni articoli di Formiche.net sul tema), Ads ha deciso (a giugno del 2016) di sospendere il conteggio delle vendite multiple copie digitali (“un’offerta commerciale che prevede a fronte di un’unica transazione economica la messa a disposizione di un numero di utenze individuabili pari agli abbonamenti o alle copie acquistate”) a seguito di chiarimenti chiesti da alcune società editoriali Condè Nast – sui numeri dichiarati da alcuni editori. Dopo le proteste di Condè Nast, a sollevare la questione sulle copie multiple digitali era stata proprio Repubblica, come ha svelato Formiche.net in questo articolo di ricostruzione.

CAMBIO DI ROTTA

“La Repubblica ha iniziato, ha aperto la strada. Come spesso accade il Gruppo L’Espresso anticipa i trend. Lo farà anche questa volta? Di trasparenza nel mondo editoriale ce ne vuole, assai. Perché si droga il mercato”, ha scritto sul suo profilo Facebook Andrea Montanari, giornalista di Mf/Milano Finanza, a commento della strategia di marketing del Gruppo guidato da De Benedetti. Dopo Repubblica, allora, a cambiare strategia potrebbero essere anche gli altri editori della carta stampata, tra cui il Sole 24 Ore, che più di tutti ha subito ripercussioni con la sospensione dei dati sulla vendita multipla delle copie digitali e che prepara, però, un nuovo piano industriale dopo il cambio di guida a giugno con l’arrivo di Gabriele Del Torchio, nuovo amministratore delegato.

I CONTI DEL SOLE

I conti del giornale di Confindustria non vanno troppo bene, ha raccontato Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano di venerdì scorso. Del Torchio, infatti, ha trovato perdite semestrali, secondo indiscrezioni, di circa 30 milioni di euro, appannaggio della gestione dell’ex amministratore delegato Donatella Treu (nella foto con Della Valle). Le vendite boom delle copie digitali, ha scritto Meletti, sono state in parte sottoscritte da “una misteriosa società di Londra” hanno indirettamente provocato la sospensione delle rilevazioni su quel dato da parte di Ads.

Cirillo Marcolin e Diego Della Valle

Il Sole 24 Ore, la Repubblica e i subbugli sulle vendite aggressive di copie digitali

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