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L’Obamacare non era la soluzione del problema della sanità negli Usa. Aveva allargato la tutela sanitaria, ma restavano esclusi circa 30 milioni di cittadini. La riforma si muoveva nell’ambito del sistema delle assicurazioni private, imponendo delle condizioni contrattuali che avevano determinato un incremento delle tariffe. Gli oneri a carico del bilancio federale per i sussidi alle famiglie erano significativi (i repubblicani non li ritenevano sostenibili), tanto che se ne erano avvalsi più di 11 milioni dei 13 milioni di nuovi assicurati.

Lo Stato federale statunitense aveva previsto di spendere da qui al 2025 circa 1,1 migliaio di miliardi di dollari per sostenere la riforma sanitaria (anche se all’inizio di marzo dell’anno scorso era stata rivista al ribasso, a 849 miliardi di dollari). Una sentenza della Corte Suprema aveva affermato l’autonomia dei singoli Stati nel dare attuazione alla riforma. Ed era attesa un’altra sentenza sulla costituzionalità dei sussidi.

Insomma, era presto per formulare giudizi conclusivi su di una riforma che aveva incontrato delle difficoltà nella sua approvazione, nell’avvio e nella sua applicazione. E che aveva suscitato anche diverse critiche da parte degli utenti (addirittura un sondaggio dell’Economist ha sostenuto che il 56% degli americani non era favorevole).

Ovviamente le cose si possono aggiustare cammin facendo. Ma Donald Trump non si è soffermato un momento a riflettere su quali modifiche apportare e quali alternative proporre. Il subitaneo blocco del finanziamento della Obamacare è stata una decisione di carattere ideologico, in un Paese che per la sanità spende quasi il 18% del Pil, lasciando privi di tutela milioni di cittadini.

Trump, Dollaro, Usa, Obamacare, G20

Che cosa ha deciso Donald Trump su Obamacare

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