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Indagata dal 21 aprile 2016, ben prima della vittoria di Virginia Raggi e del varo ufficiale della nuova amministrazione capitolina a cinquestelle. Sono ormai quattro mesi e mezzo che il nome di Paola Muraro è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma: sottoposta ad indagine in merito all’ipotesi di reato prevista dall’articolo 256, comma 4, della legge numero 152 del 2006 che si riferisce “all’attività di gestione dei rifiuti non autorizzata“.

MURARO SAPEVA

Una notizia che la diretta interessata ha appreso a metà luglio, il 18 per la precisione: le viene rilasciato il certificato attestante la sua iscrizione nel registro degli indagati e lei provvede a nominare il suo difensore, l’avvocato Salvatore Sciullo. Ma cos’ha fatto e detto l’assessore capitolino all’Ambiente prima e soprattutto dopo essere venuta a conoscenza dell’indagine a suo carico?

NOMINA E PRIME POLEMICHE

Innanzitutto la nomina: tra i primi assessori ad essere indicati da Raggi ancor prima della vittoria al ballottaggio, Muraro entra ufficialmente in giunta insieme ai suoi colleghi il 7 luglio. Nel frattempo iniziano a vederla protagonista le prime polemiche. Non appena si diffonde la notizia della sua nomina, alcuni militanti pentastellati della prima ora lanciano su Change.org una petizione durissima nella quale chiedono al sindaco di recedere dai suoi intenti “e di consultare la base degli iscritti e dei meet up perché questo delicatissimo compito venga affidato a qualcuno che sia in discontinuità con l’attuale catastrofica gestione dei rifiuti a Roma e in sintonia con i valori fondanti del Movimento 5 Stelle”. “La scelta di Paola Muraro come assessore alla sostenibilità di Roma è sbagliata e ingiustificabile da qualunque punto di vista“, concludono gli attivisti.

LA GUERRA CON FORTINI

Pochi giorni dopo Muraro dà il via al suo personale e durissimo braccio di ferro con l’allora amministratore unico di Ama Daniele Fortini. Il primo atto di questo scontro nei fatti ancora in corso è il blitz a sorpresa che il 12 luglio effettua insieme al sindaco presso l’impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti di Rocca Cencia, il cui malfunzionamento – accusa l’assessore – è tra le cause dell’emergenza in cui è precipitata Roma. Peccato che – curriculum alla mano – la stessa Muraro, nei lunghi anni da consulente di Ama, abbia ricoperto il ruolo di referente per i due impianti di Tmb di proprietà dell’azienda romana della nettezza urbana: quello di via Salaria e, appunto, quello di Rocca Cencia.

IL BLITZ IN AMA

Il secondo atto della guerra con Fortini arriva, invece, quando Muraro ha già saputo dell’inchiesta a suo carico: il 25 luglio – senza avvisare – si presenta presso la sede principale di Ama, incontra Fortini e trasmette tutto in streaming, sulla pagina del MoVimento 5 Stelle di Roma. Per lei è il momento di massimo prestigio tra gli elettori pentastellati che ne elogiano la piena adesione al fondamentale principio grillino della trasparenza. Tuttavia in pochi sanno che Muraro è sotto indagine: salvo alcune eccezioni, l’assessore all’Ambiente decide di tenere la notizia per sé. Tra le persone che avvisa, c’è comunque il sindaco di Roma Virginia Raggi, che viene informata dell’inchiesta il 19 luglio. Anche il primo cittadino, però, sceglie di non rendere pubblica l’iscrizione nel registro degli indagati del suo assessore.

NELL’OCCHIO DEL CICLONE 

Nel’arco di pochi giorni tutto precipita: Fortini replica punto su punto alle accuse, mentre i giornali iniziano a chiedersi come possa attaccare così tanto Ama chi dell’azienda dei rifiuti è stato, negli ultimi 12 anni, un consulente ben pagato. Con un editoriale pubblicato dal Corriere della Sera il 29 luglio, Sergio Rizzo dimostra plasticamente quanto sia mutato nell’arco di poche settimane l’atteggiamento complessivo nei confronti di Muraro. Anche perché iniziano a circolare i dettagli sulla sua carriera, sul suo sistema di relazioni e sulla sua lunghissima consulenza in Ama, che in più di 10 anni le ha fruttato oltre un milione di euro, secondo i calcoli del Corsera contestati da Muraro in una intervista al Fatto Quotidiano.

LE SMENTITE

Nel frattempo c’è chi comincia a raccontare di una possibile indagine aperta nei suoi confronti dalla procura. I giornalisti gliene chiedono conto, ma la diretta interessata nega sempre: “Se sono stata contattata dalla Procura? No. Cosa farei se dovessi essere indagata? Non posso pensare a una cosa che non è nella mia disponibilità”. Parole che Muraro pronuncia il 29 luglio, 11 giorni dopo aver saputo dell’inchiesta a suo carico. Ancor più netto il commento che il 31 luglio affida al Corriere della Sera intervistata da Fabrizio Roncone:  “Sa, o teme, di essere nel registro degli indagati della Procura di Roma?“, le chiede il giornalista. “Non ho ricevuto alcuna informazione dalla Procura“, risponde la diretta interessata. “Dovesse finirci, su quel registro si dimetterebbe?“, insiste la firma del quotidiano diretto da Luciano Fontana ma lei, imperterrita, rimane ferma sulle sue posizioni: “Mah…direi che, per adesso, il problema non si pone“.

LA VERSIONE DI RAGGI

Nessuna ammissione neppure da parte di Virginia Raggi cui Muraro aveva raccontato dell’indagine il 19 luglio. Come ricostruisce L’Espresso, a fine luglio i cronisti chiedono al sindaco una dichiarazione sull’argomento. E lei, la prima cittadina, risponde così: “Paola Muraro indagata? Non vorrei rispondere su supposizioni. Quando ci sarà qualcosa da dichiarare lo dichiareremo“. Stesso copione qualche giorno più avanti, il 10 agosto: “L’eventualità di un avviso di garanzia per lei è un’ipotesi al momento irreale. Se si dovesse verificate valuteremo“.

LA RESA DEI CONTI IN COMMISSIONE

Il resto è storia degli ultimi giorni: la notizia che Muraro è indagata si diffonde domenica e viene confermata ieri, nel corso dell’audizione dell’assessore e di Raggi presso la commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Lo comunica il presidente della commissione Alessandro Bratti (Pd): nel corso dell’audizione emerge come Muraro ne fosse a conoscenza dal 18 luglio, mentre Raggi dal 19.  Il sindaco prova a spiegare e a rispondere alle domande che arrivano dai parlamentari: “Fino alla chiusura delle indagini non è possibile sapere quali sono le questioni per cui si sta indagando. Fino a che non leggo le carte non so quali sono i fatti che vengono contestati all’assessore Muraro, non so le date, non sappiamo niente, l’unico che conosce il fascicolo è il pm e nessuno ha il potere di andare a vedere quel fascicolo“.

L’INDAGINE E L’AVVISO DI GARANZIA

Rimangono, però, le accuse più difficili da gestire per Raggi: non aver reso nota l’indagine a carico di Muraro e non aver risposto affermativamente a chi le chiedeva se il suo assessore fosse indagato oppure no. La spiegazione che lo stesso sindaco ha provato a dare per difendersi fa leva sulla differenza tra indagine e avviso di garanzia: “Credo che nessuno mi abbia mai fatto la domanda sull’avviso di garanzia, ma risponderei come sto rispondendo adesso a voi, cioè ‘a mia conoscenza non c’è alcun avviso di garanzia oggi 5 settembre’, per quanto riguarda le indagini, avrei risposto: ‘siamo a conoscenza dell’esistenza delle indagini“. Una versione che in queste ore stanno criticando in molti. A partire dal direttore del FattoQuotidiano.it Peter Gomez.

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