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Che cosa significa la piazza ungherese contro Viktor Orban guidata dal 43enne Péter Magyar? Soprattutto come potrà modificare la rete di alleanze di Budapest (tanto a est quanto a ovest) in chiave geopolitica? L’interrogativo è quantomai obbligatorio all’indomani dell’imponente manifestazione a cui hanno preso parte 100mila ungheresi, attirati dalle promesse dell’avvocato già marito dell’ex ministra della Giustizia Judit Varga. Il caso giudiziario interno è direttamente proporzionale agli effetti esterni che questo terremoto politico potrà avere.

Chi è Magyar

Avvocato, già al vertice di società partecipate, ha sposato Varga, che nelle intenzioni sarebbe dovuta essere capolista alle elezioni europee, salvo poi dimettersi: un mese fa ha pubblicato sulla sua pagina Facebook la registrazione di una telefonata risalente al gennaio dello scorso anno in cui la sua ex moglie raccontava un tentativo da parte degli assistenti del capo di gabinetto di Orban, Antal Rogan, di interferire negli atti dell’accusa in un caso di corruzione incentrato sull’ex segretario di Stato del ministero della Giustizia Pal Volner.

Da quel momento Magyar ha accelerato la sua iniziativa e si candiderà alle europee per rovesciare il sistema Orbán. Non solo ha accusato giornali e tribunali di non essere indipendenti dal governo di Budapest, ma ha parlato apertamente di corruzione del governo. Accanto a ciò si apre una partita europea, oltre che ungherese, dal momento che la posizione ungherese al Consiglio Esteri Nato aggiunge problemi seri a quelli già esistenti.

Qui Ue

L’obiettivo di Magyar è di spostare al centro il governo ungherese, costruendo un partito di centro nato da una costola di Fidesz. Orban teme Magyar, per questa ragione i giornali governativi lo definiscono un opportunista, danno conto di accuse di maltrattamento che la sua ex moglie gli avrebbe rivolto e sottolineano la perdita di posizioni in diverse aziende statali di cui era Ceo. Ma in vista delle elezioni europee di giugno i sondaggi dicono che già il 13% degli ungheresi lo voterebbero.

Non sfugge che la prossima presidenza del Consiglio dell’Unione europea da parte del governo Orbán, fissata per il 1 luglio, è già essa stessa fonte di critiche, tensioni e dubbi, dal momento che uno Stato membro fa mostra di volersi allontanare dai principi dello Stato di diritto. Già oggi

il governo ungherese può presiedere le riunioni del consiglio, fissando l’ordine del giorno, esercitando in questo modo un’influenza precisa sugli argomenti da trattare e con quale modus. Inoltre fungerà da mediatore tra gli Stati membri al fine di trovare compromessi nei negoziati. Infine la presidenza del Consiglio rappresenta il Consiglio dell’Unione europea nelle sue relazioni con il Parlamento europeo e la Commissione europea. Molto potere, insomma, in un momento in cui sul tavolo di Bruxelles non mancano i dossier scottanti, come l’Ucraina, Gaza, la difesa comune, le sanzioni russe, la guerra ibrida.

Scenari

È inoltre evidente che Budapest assumerà la presidenza del Consiglio subito dopo le elezioni del Parlamento europeo di giugno, proprio mentre le istituzioni europee saranno interessate da una stagione di grandi cambiamenti e avvicendamenti: un momento particolarmente importante, con l’esigenza di avere partner affidabili e favorevoli al gioco di squadra.

Per cui la nuova stagione politica che potrebbe nascere in Ungheria vedrà, gioco forza, l’intreccio tra il vecchio (Orban filorusso) e il nuovo (Magyar filo Ue) in fortissima contrapposizione e con riverberi sulle dinamiche comunitarie.

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