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Questa è la settimana delle “Due Sessioni” cinesi, le riunioni della Conferenza consultiva del popolo e dell’Assemblea nazionale del popolo, che si svolgono a Pechino: un doppio appuntamento annuale in cui la Cina parla di sé, si auto-analizza e ne comunica al mondo i risultati. Più o meno, perché il mondo della Repubblica popolare è chiuso, sempre più chiuso, e anche questo è un dato. Quello che esce quest’anno dalla doppia riunione che muove oltre cinquemila delegati è che la Cina è sempre meno il motore del mondo. Ed è un problema, perché non sappiamo bene come reagirà il leader Xi Jinping.

Il governo cinese ha fissato un target di crescita del Pil del 5% per il 2024. È realistico, ma Pechino deve affrontare le sfide della crisi immobiliare, del debito nascosto e della reale ripresa dalla pandemia. Giù la mascher-ina: Xi Jinping vuole cambiare il modello di sviluppo, rendendolo più sostenibile e meno dipendente dall’estero, soprattutto nel campo tecnologico, dove il governo ha annunciato nuovi piani multimilionari per l’intelligenza artificiale e l’informatica quantistica (a proposito: una storia, appuntata nel canale Telegram in cui metto quotidianamente cose dall’Indo Pacifico, racconta che nelle reazioni di Xi potrebbe esserci spazio anche per la competizione scorretta). Il governo ha posto anche degli obiettivi in materia di occupazione, natalità, sicurezza alimentare e transizione energetica.

Il senso generale della narrazione l’ha diffuso Quishi, la rivista in cui il Partito/Stato diffonde le sue teorie più alte: “Non è detto che con un tasso di crescita economica più elevato la situazione sia molto buona, né che una diminuzione del tasso di crescita la situazione sia molto cattiva”. Questa frase l’ha scritta Xi Jinping in un suo editoriale, ed è l’essenza della visione con cui intende trasformare l’economia cinese in modo da renderla più resiliente e innovativa.

Per la prima volta a parlare è stato Li Qiang, fedelissimo di Xi promosso lo scorso anno a primo ministro. È stato lui a leggere il documento con cui sono stati annunciati idee e obiettivi, tra cui il target di crescita del Pil – che per alcuni è un dato cauto, considerando la ripresa globale, e per altri è ambizioso, vista la mancanza di fiducia che rallenta i consumi e la crisi immobiliare che ha colpito il settore che era il motore della crescita. I falchi anti-cinesi dicono che è un disastro economico, invece il China Power del Csis ha raccontato tutto con i grafici.

In questi giorni, dopo l’ordine di liquidazione per Evergrande, il principale costruttore privato, Country Garden, ha registrato un crollo dell’85% delle vendite su febbraio. Per sostenere i consumi, il governo ha allora annunciato un programma annuale chiamato “senza pensieri” per incoraggiare la spesa di alcuni prodotti, dagli smartphone ai veicoli elettrici, settore che le aziende cinesi come Byd mirano a dominare (da leggere l’analisi di Joe Websterdell’Atlantic Council che spiega perché gli europei dovrebbero alzare le antenne). “La Cina è la superpotenza di risparmio globale. In passato, in un’economia in rapida crescita con superbe opportunità di investimento, i suoi alti risparmi sono stati una grande risorsa. Ma possono anche causare enormi mal di testa. Oggi, con la fine del boom immobiliare, gestire questi risparmi è diventata una sfida. Il governo cinese deve osare scegliere rimedi relativamente radicali”, scrive Martin Wolf nel pezzo che sta guidando i ragionamenti sulla Cina in questi giorni.

Altri obiettivi del governo, come la creazione di oltre 12 milioni di nuovi posti di lavoro nelle grandi città, dove punta a una disoccupazione del 5,5%, sono altrettanto complessi, visto il recente aumento della disoccupazione giovanile – che al termine della prima metà del 2023 era arrivata a sfiorare il 20% nei centri urbani. Il governo promette anche nuove forme di sostegno alle nascite, uno dei punti nevralgici del futuro della Cina dopo che nel 2022 è iniziato (in anticipo sulla tabella di marcia) lo storico calo demografico che nel 2023 ha consentito il sorpasso dell’India come Paese più popoloso al mondo.

L’analisi è tratta da “Indo Pacific Salad”, la newsletter di Formiche.net sull’Indo Pacifico lanciata esattamente un anno fa

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