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Quello compiuto ieri dal Papa è il quarto passaggio della complessa (e lunga) riforma della curia romana, progetto che procede da tempo e che era stato messo all’ordine del giorno già all’indomani dell’elezione, nel marzo del 2013. Papa Francesco – come risposta alle molte richieste e sollecitazioni emerse durante le congregazioni generali del pre Conclave – aveva provveduto subito a istituire una consulta composta da otto cardinali rappresentativi dei vari continenti, ai quali in un secondo momento si sarebbe aggiunto in maniera stabile il segretario di Stato, Pietro Parolin. Il C9 è chiamato sì a consigliare il Papa sul governo della chiesa universale, ma soprattutto a proporre un’articolata riforma della macchina curiale che vada in due direzioni: semplificazione e aggiornamento.

I PASSAGGI DELLA RIFORMA 

Il primo step era stato rappresentato dalla creazione della Segreteria per l’Economia, affidata al cardinale australiano George Pell. Un approccio tutt’altro che facile, come dimostrano gli scontri con la Segreteria di stato su competenze e poteri, gli Statuti più volte rivisti, i dissidi messi sulla pubblica piazza. Successivamente era toccato alla Segreteria per le Comunicazioni, organismo che ha in mons. Dario Viganò il suo primo prefetto. Obiettivo: accorpare, razionalizzare, sistemare il complesso e vasto mondo dei media vaticani. Percorso avviato ma ancora non ultimato. Il terzo passaggio si è concretizzato di recente, con l’istituzione del nuovo dicastero per la Famiglia, i laici e la vita, che accorpa il Pontificio consiglio per la famiglia, quello per i Laici e l’Accademia per la vita. A presiederlo, in qualità di prefetto, Francesco ha chiamato un presule americano, il vescovo di Dallas Kevin Farrell. Profilo “moderato”, estraneo alla logica delle guerre culturali, reputazione di accedente amministratore.

ACCORPAMENTI E SOPPRESSIONI

Di ieri l’istituzione del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Il motu proprio che determina la nascita del nuovo organismo (a partire dal prossimo 1° gennaio) chiarisce che saranno soppressi i pontifici consigli Cor Unum, Giustizia e pace, Pastorale per migranti e itineranti, Pastorale per gli operatori sanitari. Prefetto sarà il cardinale ghanese Peter Turkson, presidente uscente di Giustizia e pace. A sorpresa, il Papa terrà per sé la sezione per i migranti. Chiarissimo, a questo proposito, è la spiegazione fornita dal Comunicato della sala stampa: questa decisione corrisponde “alla speciale sollecitudine del Papa per i profughi e i migranti. Infatti non può esserci oggi un servizio allo sviluppo umano integrale senza una particolare attenzione al fenomeno migratorio”.

LA SEZIONE DI COMPETENZA DEL PAPA

Scrive Stefania Falasca su Avvenire che “fino a quando lo riterrà necessario, il vescovo di Roma ha perciò avocato a sé questa competenza e responsabilità. Papa Francesco agirà attraverso due vice, che risponderanno direttamente a lui. Pertanto anche se l’accorpamento prevede che l’attuale Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti diventi una delle sezioni del nuovo dicastero, la sua importanza con la decisione odierna sarà in realtà ancora più evidenziata. Avendo come commissario speciale lo stesso vescovo di Roma”.

COSA CAMBIA IN CONCRETO

Non è un semplice snellimento della “macchina” del governo, benché gli accorpamenti ci siano e siano pure molti. Il senso della riforma – come si comprende anche dal nome del nuovo dicastero – è creare qualcosa di nuovo che metta in luce settori e tematiche che prima non richiedevano dispendio di forze e attenzioni. Il fatto che il Papa abbia scelto di mantenere “la delega” sui migranti, consente anche di rispondere al dramma dei profughi che bussano alle porte d’Europa in maniera più organizzata. Nell’ultimo anno, infatti, molti vescovi delle realtà locali hanno scelto strade diverse anche rispetto ai ripetuti appelli del Pontefice sull’accoglienza. Vedere ora il vescovo di Roma alla testa della speciale sezione dedicata alla questione consentirà una migliore unione d’intenti.

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