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Prima la monarchia poi la prima repubblica italiana sono nate e cresciute all’interno di precisi progetti geopolitici europei. Così, consciamente o inconsciamente, sta facendo questa seconda repubblica.

Il progetto monarchico si inquadrava nel tentativo di scardinare il sacro romano impero, nella sua ultima vestigia dell’impero austro ungarico.

L’impero, a guida tedesca ma multietnico e profondamente radicato nella penisola italiana, era stato, insieme allo stato pontificio, il centro degli equilibri europei dall’800 dopo Cristo. La sua caduta definitiva, alla fine della Prima guerra mondiale nel 1919, aveva voltato pagina su 11 secoli di storia e aveva aperto una fase di grande volatilità politica che culminò nella Seconda guerra mondiale.

L’asse tra Germania e Italia sembrò per circa un decennio, tra il 1933 e il 1945, essere una nuova edizione del vecchio impero. Forse non a caso Hitler era austriaco e Mussolini romagnolo, figlio di un ex dominio pontificio.

L’Europa che emerse dopo la Seconda guerra mondiale era spaccata, per la prima volta tirata da una parte e dall’altra da due potenze fino ad allora solo parzialmente coinvolte nelle dispute europee, la Russia e gli Stati uniti.

L’unità d’Italia si ricompose all’interno di questo contrasto ideologico e geopolitico: doveva restare unita non per distruggere il sacro romano impero ma per diventare marca di confine con i domini russi e comunisti. La grande Germania addirittura venne spaccata in tre, l’ovest con l’America, l’est con la Russia, e l’Austria schierata né da una parte né dall’altra. L’Ungheria, ex costola imperiale, fu russa ma rimase, come spesso nella sua storia, riottosa.
In questa divisione europea dopo il 1945, l’Italia, prima monarchica e anticlericale, ricompose le sue contraddizioni con la Santa Sede. Limitò il potere del Papa al Vaticano, ma si fece governare da un partito cattolico e clericale. Inoltre, la Chiesa, una volta nemica delle forze liberali e massoni che dominavano il continente, venne arruolata da quelle forze nella lotta contro il comunismo. Vi partecipò con efficacia tessendo trame sottili con cristiani di ogni confessione, cattolici, protestanti e ortodossi, di oltre cortina.

Negli anni ’90, finita la guerra fredda, crollato il muro e concluso il periodo di marca di confine, l’unità politica d’Italia non era scontata. Finiva il suo scopo e non era chiaro perché avrebbe dovuto restare congiunta. Infatti, aumentarono rapidamente le forze centrifughe che spingevano per una progressiva divisione del Paese.

Nel frattempo, però, in questi 30 anni, gli orizzonti politici si sono allargati. Per cinque secoli il centro del mondo era l’Europa, ora diventava la Cina e l’Asia, con il 60% della popolazione mondiale e della crescita economica. C’è la crescita di nuovi grandi stati, come l’Indonesia, con una popolazione che da sola diventerà presto quella della intera Ue. Allora, se i singoli stati europei si muovono singolarmente saranno in difficoltà.

In questo orizzonte oggi la Russia vuole l’Europa spaccata, pensando così di poterla egemonizzare. Gli Usa la vogliono unita e alleata contro le nuove sfide. La scelta dell’Italia paese dove la Russia ha forti ascendenze sia nella coalizione di governo che in quella di opposizione, può essere cruciale per sé e gli altri, come lo fu un secolo e mezzo fa.

Per la Santa Sede le conseguenze sono ugualmente drammatiche. Oggi la Chiesa cattolica è protesa verso l’Asia dove, tranne che nelle Filippine, è piccola una minoranza. Se l’unità della penisola dovesse essere scossa il Papa sarebbe costretto a ridimensionare la proiezione asiatica e concentrarsi sull’Italia con conseguenze potenzialmente monumentali per il futuro della Chiesa.

Tramonto Italiano cerca di analizzare e spiegare queste tendenze centrifughe del Paese. Se non sono controllate, fermate e invertite rischiano di avere conseguenze eccezionali per sé e gli altri.

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