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Tutto può ormai succedere in Italia. Anche che un giornale (Repubblica) anticipi di 24 ore la sentenza della Consulta relativa al problema del contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro.

Ma non solo che anticipi la sentenza (di una causa che sarebbe stata discussa la mattina dopo  -5/07/16-, ossia lo stesso giorno di diffusione del giornale… ma l’articolo è stato scritto ovviamente il giorno prima) ma che “intuisca” correttamente i motivi alla base della sentenza stessa: la natura non tributaria del prelievo, l’eccezionalità dei problemi economici del Paese, la natura “limitata” nel tempo, la finalità dei tagli economici (necessità di finanziare il contributo di solidarietà) ed il fatto che gli stessi fossero stati riservati “ai pensionati ricchi” ma in modo proporzionale.
Ora attendiamo la pubblicazione integrale della parere della Consulta.  Per riaffermare i nostri dubbi. Ossia che, con questa sentenza, la Consulta abbia volutamente cancellato altre Sue precedenti sentenze.  Che, essa Consulta, abbia fatto finta di non sapere che i tagli alle pensioni “ricche” non si sono conclusi nel triennio 2014-2016, ma sono state prorogate da Renzi almeno per tutto il 2017. Che, essa Consulta, abbia dimenticato che – la progressività- avrebbe richiesto che tagli proporzionali fossero applicati a tutte le pensioni superiori ai 1500 euro lordi/mese, e non solo a quelle over 6.900 euro/lordi mese (x13 mesi), inclusi TUTTI I VITALIZI dei PARLAMENTARI.
Che abbia dimenticato che, in un Paese equo e solidale, i suddetti tagli avrebbero dovuto colpire anche  TUTTE le PENSIONI dei POLITICI,  TUTTE le PENSIONI dei membri della CORTE dei CONTI , del CONSIGLIO di STATO e della CONSULTA STESSA.
Che, essa Consulta, abbia dimenticato il significato profondo delle pensioni – alias salario differito, profumatamente  pagato e tassato  in anticipo – e che, in un paese normale e democratico, i “contributi di solidarietà” (se necessari) avrebbero potuto e dovuto essere applicati a tutti, pensionati e lavoratori attivi, a parità di reddito.
Comunque sia, leggeremo la sentenza nel dettaglio e poi la ricommenteremo.
Ma una cosa è certa: l’Italia pensa di sistemare i bilanci di Stato e parastato (INPS e dintorni) non con un fisco equo da applicare a tutti, ma tassando e ritassando i pensionati.
Adesso tocca di nuovo alle “pensioni d’oro”, che corrispondono pero’ a contributi versati. A differenza dei vitalizi analoghi di chi vive di politica.
 “Pensioni d’oro” taglieggiate, negli ultimi anni, più volte: 2008-2013-2014-2015-2016-2017. Quindi, checché dica la Consulta, in modo reiterato e specifico.
Pensioni d’oro (dicono) ma che pagano fior di tasse, mese dopo mese.
No, non finisce qui.
Noi 680 veneti di “Leonida” non staremo zitti e calmi. Raccoglieremo denari ed idee e ricorreremo alla CEDU. E Strasburgo, non potrà non darci ragione. Non potrà non condannare l’Italia.
L’ha giù fatto in tempi recenti: sentenziando a favore del diritto alla  borsa di studio per gli  specializzandi medici e condannando l’Italia per il problema del precariato nella scuola.
Stefano Biasioli
uno dei Leonida

Pensioni, cosa succederà dopo la sentenza della Corte Costituzionale

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