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Intervistato da Italia Oggi, Carlo Calvi (figlio di Roberto, già a guida dell’Ambrosiano) spiega che il problema dello scontro sulle finanze vaticane è dovuto all’invadenza del cardinale George Pell. Il porporato australiano, “la cui dedizione alla difesa degli interessi economici della Chiesa è indiscussa, ha portato con sé a Roma la mancanza di collegialità”, osserva Calvi, aggiungendo che “se il Cardinale Pell tende ad imporsi nella supervisione e gestione del patrimonio della Chiesa, la Segreteria di Stato, gli enti e dicasteri hanno più che legittime attese di indipendenza operativa e discrezione nella applicazione del principio dei bilanci consolidati”.

“FINO ALLA FINE DEL QUINQUENNIO”

Ma Pell va avanti, e nonostante lo stop deciso dalla Segreteria di Stato all’audit di PwC tramite lettera inviata dal Sostituto, mons. Angelo Becciu, si dice sicuro che rimarrà prefetto della Segreteria per l’Economia fino al 2019, cioè fino alla scadenza del naturale quinquennio. Non si tratta di una precisazione banale: nelle ultime settimane, infatti, Oltretevere si era diffusa la voce che il Papa avrebbe sostituito il cardinale australiano già nei prossimi mesi (al più tardi a ottobre), poco dopo cioè il compimento del 75° anno d’età (8 giugno), che indica – salvo deroghe e proroghe – il momento in cui i responsabili degli uffici di curia, così come i vescovi diocesani, sono tenuti a presentare al Pontefice la rinuncia al proprio esercizio.

LA REGOLA DEI 75 ANNI D’ETA’

Una regola che Francesco – come i suoi predecessori – ha mostrato di non rispettare sempre: nell’organigramma curiale attuale gli ultrasettantacinquenni abbondano (il cardinale Antonio Maria Vegliò, numero uno del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti ha 78 anni compiuti; il cardinale Angelo Amato, prefetto della congregazione per i Vescovi, ne compirà 78 a giugno), anche a capo di congregazioni e pontifici consigli. Tuttavia, considerate le polemiche sul ruolo e l’attivismo di Pell, c’era chi era pronto a scommettere che il pensionamento sarebbe giunto in tempi brevi.

I DUBBI DELLA SEGRETERIA PER L’ECONOMIA

Rumore aveva fatto, nei Sacri Palazzi, la dichiarazione diffusa lo scorso fine settimana (come risposta a Cathnews) dalla Segreteria per l’Economia in cui si faceva notare che “le cosiddette preoccupazioni” circa il ruolo di revisore di PwC “erano emerse solo nel momento in cui i revisori avevano iniziato a chiedere alcune informazioni finanziarie e avevano constatato difficoltà nell’ottenere risposte”. Il dicastero guidato da Pell, che non ha rilasciato alcun commento in proposito, aveva comunque invitato in passato tutti gli uffici interessati a mostrare la massima disponibilità nei riguardi di PwC, ricordando altresì che la società internazionale era stata scelta di comune accordo con il Consiglio per l’Economia guidato dal cardinale Reinhard Marx.

IL COMUNICATO DELLA SANTA SEDE

Eppure, a gettare acqua sul fuoco e a spegnere le polemiche ci aveva provato un comunicato diffuso una settimana fa dalla Sala stampa vaticana in cui si precisava che “la sospensione delle attività di revisione non è dovuta a considerazioni circa l’integrità o la qualità del lavoro avviato dalla PwC, tanto meno alla volontà di uno o più enti della Santa Sede di bloccare le riforme in corso”. Inoltre, si aggiungeva, “sono emersi elementi che riguardano il significato e la portata di alcune clausole del contratto e le sue modalità di esecuzione” e che “verranno sottoposti ai necessari approfondimenti”. La chiosa finale cercava di rasserenare gli animi: “Si auspica che tale fase di riflessione e di studio possa svolgersi in un clima di serenità e di collaborazione. L’impegno di una adeguata attività di revisione economico-finanziaria per la Santa Sede e per lo Stato della Città del Vaticano rimane prioritario”.

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