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L’Italia si presenta al forum economico di San Pietroburgo in pompa magna a partire dalla presenza del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che oggi pomeriggio ha incontrato il presidente russo, Vladimir Putin. I due – almeno ufficialmente – avevano in programma di discutere su come affrontare le minacce comuni, in particolare quella terroristica – ha dichiarato l’ambasciatore italiano a Mosca, Cesare Ragaglini – ma è altrettanto possibile che verrà posto il tema delle sanzioni economiche, che in questi mesi hanno pesantemente incrinato i rapporti economici italo-russi.

La visita del premier italiano Matteo Renzi al Forum economico di San Pietroburgo “significa che l’Italia continua a sostenere relazioni buone e strategiche di lungo termine con la Russia”, dice il vice premier russo Arkady Dvorkovich. “Con l’Italia abbiamo grandi interessi reciproci e questi problemi politici di breve termine non influenzeranno i nostri legami di lungo termine”, ha detto Dvorkovich, definendo “molto costruttiva” la posizione tenuta dal nostro paese sulla questione delle sanzioni. L’Italia è, del resto il paese ospite d’onore di questa ventesima edizione del forum di San Pietroburgo.

Il padiglione italiano si è aperto con la firma dei primi contratti – ma quelli principali, in particolare quelli tra la compagnia petrolifera russa Rosneft con Eni – saranno siglati oggi, dopo il pranzo di lavoro tra Putin e Renzi. Proprio il Cane a sei zampe partecipa al forum con la presenza dell’amministratore delegato, Claudio Descalzi, che ieri ha preso parte ad un panel sugli scenari energetici insieme ai Ceo di altre importanti compagnie energetiche e insieme al capo di Gazprom, Alexei Miller. Descalzi ha parlato chiaramente del Nord Stream II, il progetto di tubo per portare gas in Europa voluto fortemente proprio da Gazprom: “Non abbiamo nulla contro il North Stream, ma vogliamo che il gas in Italia costi poco”, ha detto Descalzi dalla Russia.

Tutta la comunità imprenditoriale italiana sembra voler cogliere al massimo questa occasione di disgelo. Nel biennio 2014-2015 l’interscambio tra Italia e Russia ha perso 9,6 miliardi di euro, ma questa “perdita non deve frenare l’importanza dell’Italia, che rimane uno dei partner principali della Russia”, afferma il  presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia, Antonio Fallico (che guida anche Banca Intesa Russia) curatore – con l’ambasciata italiana a Mosca – del padiglione italiano a San Pietroburgo. E anche i numeri lo dimostrano. Dal 2000 al 2013 l’interscambio italo-russo è cresciuto del 185% (+327% l’export italiano, con il record in valore, nel 2013, di 10,7 miliardi di euro, secondo l’Istat). Nel biennio successivo, specie nell’ultimo anno, gli scambi sono calati del 31% per una perdita di 9,6 miliardi di euro, con l’export Made in Italy che ha segnato -34% e una contrazione del valore (2015 su 2013) di 3,6 miliardi di euro. Costruzioni, credito in favore di start up, energia, tecnologie elettriche, progettazione e cooperazione nel settore delle infrastrutture. Sono i settori coinvolti nel primo blocco degli accordi siglati ieri.

Cinque i contratti firmati tra imprese italiane e quelle russe, 2 i memorandum of understanding (Mou) e 2 le lettere di intenti. Complessivamente, tra oggi e domani l’ammontare delle potenziali commesse italiane sarà di alcuni miliardi di euro. Tra le imprese italiane coinvolte, Salini Impregilo, Prysmian e Tecnimont. Insomma, anche se ieri Juncker è sembrato cauto nel definire uno scenario post-sanzioni, tutto il sistema Italia ha fretta di posizionarsi sul contesto economico russo cercando di battere la forte competizione che giocano sia la Germania che la Francia.

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