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In questa stagione di numeri istituzionali ballerini, in cui Istat, Inps e Governo fanno a gara per sparare come un cannone a salve, a giorni alterni, dati diversi accompagnati da criteri che offuscano qualsiasi ragionevole trend economico comprensibile, e all’ombra del lago maggiore gli scranni dorati di Cernobbio sono sempre piu’ occupati da marziani, continuiamo a riflettere. La crescita in Italia non c’è perché ha istituzioni e amministrazione pubblica peggiori di altre nazioni: guidiamo la tragica classifica dei de-ficienti, insieme alla Grecia augurandoci che almeno la riforma della ministra Madia si metta in moto virtuosamente.

Non dimentichiamo le ultime tragiche notizie vere di quello che è stato per le nostre banche italiane quella prova detta “stress test” in cui siamo venuti fuori a brandelli e più di tutti fra tutti quel Monte di Siena che hanno tentato per l’ennesima volta di coprire dalla vergogna.

Le borse in questi giorni di settembre continuano a traballare: non siamo da soli è vero, e le banche punite dalle Borse sono tedesche, svizzere, ma noi quelle italiane siamo messe male, nonostante alcune banche nostrane – dicono…???- siano fra le più solide d’Europa. Il perché è presto detto, le cattive istituzioni creano cattivi mercati: la ripresa non c’è e neanche piu’ nei titoli dei giornali più vicini al governo: altri crescono noi no e ci salviamo grazie alla BCE. E noi pur di non cambiare, pur di reclamare l’«elasticità» che serve a conservare l’andazzo anziché invertirlo, siamo con l’acqua alla gola. E allora dobbiamo dire la verità. Il famoso bail in NON ci costringerebbe a chiedere i soldi ai cittadini, è falso: ma bisogna sapere che se fossimo costretti dovremmo chiederlo agli azionisti e a chi ha prestato denaro per poi mettere quelli pubblici nelle banche. L’economia nazionale stagna quando non recede e tantissimo credito è stato erogato agli amici degli amici.

La situazione delle Banche Italiane già fallite e invia di fallimento è gravissima e il governo non può continuare a dire non verità perché i rimborsi a chi ha perso tutto e le soluzioni di mercato, intendendo i soldi delle altre banche, come per esempio il fondo Atlante e gli investimenti delle Casse previdenziali, cioè quel che sarebbe di mercato diventa di Stato, così tragicamente legando la sorte dei migliori ai peggiori e violando le regole, è uno sbaglio madornale perché saremmo ancora di più in bocca alla speculazione.

Ma il popolo italiano non si fa prendere per i fondelli trascinato dalla disputa sul sì o no al referendum costituzionale, anzi si documenta e cerca attraverso riflessioni libere e forti nei contenuti di spiegare perché a questo Governo la fiducia ad andare avanti così NON si può più continuare a dare.

Cosa succede alle banche italiane?

In questa stagione di numeri istituzionali ballerini, in cui Istat, Inps e Governo fanno a gara per sparare come un cannone a salve, a giorni alterni, dati diversi accompagnati da criteri che offuscano qualsiasi ragionevole trend economico comprensibile, e all’ombra del lago maggiore gli scranni dorati di Cernobbio sono sempre piu’ occupati da marziani, continuiamo a riflettere. La crescita in…

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