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Nonostante le intimidazioni e le minacce del governo, gli oppositori al chavismo hanno manifestato a Caracas in maniera massiccia. Erano presenti più di un milione di persone, secondo il leader della Mesa de la Unidad Democrática (Mud), Henrique Capriles Randoski (qui il ritratto di Formiche.net). Il blogger Luis Carlos Díaz, nel riassunto della giornata di protesta postato su Facebook con il titolo “Hangout Politico”, ha scritto: “Basta fare il calcolo per metri quadri delle zone per capire che dire un milione di persone è esagerato. Ma eravamo in tanti, forse 250mila persone. Non le 5mila persone cui ha fatto riferimento Nicolás Maduro nel suo discorso”.

LE ASPETTATIVE DELUSE

La manifestazione convocata ieri dalla coalizione dell’opposizione a Caracas non ha soddisfatto le aspettative di molti. “Mettiamo la nostra vita a rischio, ci alziamo alle sei-sette del mattino, protestiamo e poi nulla. Andiamo in piazza e tutto resta uguale”, “E adesso che si fa? È stata una presa in giro”: questi sono alcuni dei commenti messi in rete da chi sperava nella caduta del governo.

Il giornalista e critico di cinema, Sergio Monsalve, ha detto su Facebook che la protesta del 1° settembre è “un deja vu. Con troppe incognite e dubbi. In più, c’è un eccesso di trionfalismo, demagogia ed esibizionismo (promosso con i selfie nelle reti sociali)”.

L’OBIETTIVO DELLA PROTESTA

L’obiettivo della protesta, però, non era quello. Con la manifestazione di ieri, l’opposizione venezuelana ha detto di avere voluto dare una prima dimostrazione della propria forza elettorale. L’evento è stato organizzato a livello nazionale, con tre settimane di anticipo (troppo, secondo alcuni critici) e ha cercato di fare pressione sul Consiglio Nazionale Elettorale affinché si fissi una data per la raccolta delle firme necessarie a indire il referendum revocatorio del presidente della Repubblica.

La Costituzione venezuelana, riformata da Hugo Chávez nel 2008, prevede la convocazione di un referendum revocatorio dopo la raccolta del 20 per cento delle firme della popolazione avente diritto di voto. Il governo vuole prorogare questa consulta fino all’anno prossimo perché, nel caso si svolgesse entro la fine del 2016, sarebbero convocate nuove elezioni. Invece, se slittasse al 2017, il mandato sarebbe portato a termine dal vicepresidente, Aristóbulo Istúriz, nel 2019.

“Tecnicamente è possibile convocare il referendum entro la fine dell’anno, ma non c’è la volontà politica. Per questo dobbiamo continuare con queste azioni di volontà civile”, ha spiegato Luis Carlos Díaz. A chi ha criticato il suo atteggiamento “pacifico”, mentre era in diretta su Facebook, il blogger ha spiegato che lui pensa che è “la cosa peggiore che può succedere al governo, che non ci siano fatti da lamentare”. Così, la tesi del “complotto golpista” si smonta da sola.

LA PRESSIONE INTERNAZIONALE

Díaz ha ricordato l’importanza della pressione internazionale: “O che pensate che è venuto a fare Zapatero in quella visita flash a Caracas? Sicuramente è venuto a dire a Maduro: Abbassa il tono, non reprimere la protesta massiva che ci sarà perché il prezzo che dovrai pagare sarà troppo alto”.
Su decisione del governo, i giornalisti stranieri del The Miami Herald, Le Monde, Caracol TV e Al-Jazeera, che sono arrivati a Caracas per dare copertura all’evento, sono stati detenuti in aeroporto e rimpatriati.

LEADERSHIP DELL’OPPOSIZIONE

A ricevere i manifestanti al punto di arrivo c’erano Jesús Torrealba, segretario esecutivo della Mesa de la Unidad Democrática, Henry Ramos Allup, presidente dell’Assemblea nazionale, ed Henrique Capriles Randoski, governatore dello stato Miranda ed ex candidato presidenziale.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=5ckLJqny-b4[/youtube]

Fisico minuto, modi pacati, ma capace di infiammare le folle, Capriles Randoski è il leader naturale dell’opposizione. Convinto assertore di una democrazia di stampo occidentale, contrapposta alla rivoluzione bolivarista, aveva detto di essersi ispirato all’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula, prima dello scandalo di corruzione. Capriles è cattolico, malgrado sua madre sia un’ebrea russo polacca e il padre un ebreo sefardita. Eletto deputato per la prima volta a 26 anni, è stato il più giovane presidente della Camera dei deputati nel 1998.

Un altro leader dell’opposizione, possibile candidato alla presidenziale, è Leopoldo López (qui il ritratto di Formiche.net). Laureato in economia al Kenyon College negli Stati Uniti, López ha conseguito una specializzazione in Politiche pubbliche ad Harvard. Finiti gli studi ha deciso di tornare in Venezuela per mettere in pratica la teoria accademica. L’ex sindaco del municipio Chacao di Caracas è in galera dal 2014, quando è stato “accusato di terrorismo” per avere promosso una manifestazione a Caracas. López è stato condannato a 13 anni, 9 mesi, 7 giorni e 12 ore di carcere durante un processo giudiziario chiaramente irregolare.

VITTORIA SARÀ ELETTORALE

“La vittoria sarà elettorale”, ha detto la blogger Naky Soto, e la diversità sociale e politica delle persone che sono andate a manifestare lo dimostra. “Rispetto i dubbi e le urgenze – ha scritto – ma nessuno mi può privare dell’entusiasmo di molti, della buona disposizione, della diversità dei manifestanti e dell’impero della civiltà. Insisto, è un’agenda di perseveranza e non di ferocia. Con la data per la raccolta del 20 per cento delle firme comincia un’altra storia. E, tra l’altro, siamo già in transizione”. Il prossimo appuntamento è fissato per mercoledì 7 settembre, nelle sedi regionali del Consiglio Nazionale Elettorale. E dopo, si vedrà.

Ecco tutti gli approfondimenti di Formiche.net sulla crisi in Venezuela:

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