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Gent. Dott. Emiliano,
queste poche righe avremmo voluto scriverle prima, ma non ne abbiamo avuto il tempo materiale; poiché impegnati a confutare la miriade di tesi diaboliche sull’industria petrolifera ed a controbattere tutti gli scienziati da strapazzo sbucati dal nulla a poche settimane da questo referendum inutile e strumentale.Possiamo immaginare cosa ci sia dietro a questa mossa politica che Lei ha scelto di fare insieme a tanti suoi illustri colleghi, ma di certo non c’è nulla di ambientalista.Non si spiega il fatto che Lei sostenga così fortemente questa causa quando la sua Regione conta soltanto 2 concessioni di coltivazione, peraltro fuori dalle 12 miglia.Non si spiega viceversa che una Regione come l’Emilia Romagna, che le piattaforme fuori dalle proprie coste le ha per davvero (oltre 50!), sia un territorio spudoratamente Sì Triv. Un modello socio-economico che lei dovrebbe prendere ad esempio ed importare anziché combattere. Luoghi in cui funzionano nel vero senso della parola: Sanità, Trasporti, Servizi di Assistenza, Università e Cultura. Posti in cui lo sviluppo industriale sostenibile non ha frenato il turismo ma l’ha trainato (9 bandiere blu nei lidi ravennati, che certo non vantano i fondali del Salento ma le cui acque magari sono più pulite, perché i depuratori funzionano!). Ebbene, qualsiasi sia il motivo, personale o politico, che l’abbia spinto a questo braccio di ferro distruttivo con il Governo, sul potere decisionale in materia energetica, crediamo che non ci fosse assolutamente bisogno di prendere ad ostaggio la vita ed il lavoro di migliaia persone oneste. Molti sono stati i movimenti e le associazioni che sono venuti dietro a questa ideologia pseudo-ambientalista perché gli faceva comodo; tante sono le persone incompetenti che si sono lasciate spaventare da immagini forti quanto fasulle sulle maree nere di petrolio; fortunatamente in gran parte hanno anche compreso le reali finalità di questa farsa.Ecco perché pensiamo che l’astensione al referendum del 17 aprile rappresenterebbe un momento di civiltà e rivalsa per il nostro Paese.È scorretto ed insensato proporre alla popolazione, mediamente ignorante in materia, un quesito così tecnico da non essere compreso ad oggi nemmeno dai giornalisti o dai politici. E che soprattutto riguarda una scelta strategica ed importante per l’economia e la politica energetica della nazione. È chiaramente controproducente chiudere piattaforme già esistenti, con pozzi già perforati, condotte sottomarine già posate ed eroganti gas metano, il più ecologico tra gli idrocarburi, verso centrali di raccolta a terra.È palese che all’indomani importeremo solo un maggiore quantitativo di idrocarburi dall’estero (prodotto con le medesime tecniche criticate in Italia), poiché le rinnovabili impiegheranno 30 anni prima di sopperire a quella quota…. Ammesso che qualcuno ci metta il danaro.Non sarà difficile per Lei capire che il metano inquina, per la prima volta nella sua vita naturale, allorché viene acceso il fornello in casa per fare il caffè o la caldaia per fare una doccia calda. L’industria estrattiva ha un impatto bassissimo sull’ambiente e sul mare, molto minore di quello delle acciaierie o delle raffinerie, senza fare nomi!Va considerato che nel 2016 tutte le persone assennate hanno a cuore il tema ambientale, anche quei “cattivoni” che lavorano nel settore dell’Oil & Gas. Tutti siamo per un mondo più pulito, minori emissioni ed energie rinnovabili. Sarebbe più furbo però soppiantare gradualmente il greggio che importiamo ed importeremo per i prossimi 50 anni, non il nostro gas nazionale! Senza dimenticare che oggigiorno buona parte degli apparati elettronici che utilizziamo sono realizzati con derivati del greggio.

Va specificato che il referendum non parla di trivelle (impianti di perforazione) che sono già vietate entro le 12 miglia nautiche, ma di piattaforme di estrazione sulle quali non si trivella un bel niente!

Va messo in conto inoltre che si distruggerebbe l’unico comparto industriale ancora SANO in Italia, fatto di centinaia di aziende tecnologicamente all’avanguardia e fiore all’occhiello nel mondo; fatta di tecnici altamente specializzati che rischieranno il posto di lavoro. Il referendum, in caso passasse, porterebbe solo danni economici e sociali senza alcun beneficio per l’ambiente! Bisognerebbe avere un pò di buon senso poiché in 50 anni di attività estrattiva in Adriatico non si è mai verificato un incidente rilevante. La qualità delle acque ravennati è tra le migliori e più controllate d’Italia, perché anche le acque piovane che sfiorano le piattaforme (acque di sentina) sono raccolte, convogliate e smaltite come rifiuto speciale.

Sotto le piattaforme sono presenti ecosistemi marini di rara bellezza, con concentrazioni elevatissime di fauna e flora, che rappresentano delle vere e proprie oasi di ripopolamento marino, come confermatoci dai pescatori del posto. A differenza di ciò che si può pensare, interi branchi di delfini sono soliti passare e sostare nei pressi delle piattaforme, per nulla infastiditi dalla presenza rispettosa e sostenibile dell’uomo. A bordo degli impianti sono spesso presenti commissari ISPRA che, oltre a campionare e controllare le acque ed i parametri ambientali, monitorano anche la vita e le abitudini dei cetacei.

Pensiamo che queste politiche, fatte di lotte interne ai partiti e prese di posizione interessate, imporranno ai nostri figli di emigrare in Nord Europa per trovare un lavoro (come peraltro già avviene) e contribuiranno ulteriormente alla desertificazione industriale dell’Italia.

In questa pagina ci sono i volti di persone additate come “inquinatori seriali”, che in realtà sono solamente madri e padri famiglia, che svolgono il proprio lavoro con passione, nel totale rispetto dell’ambiente e delle regole.

Cordialmente,

I lavoratori dell’Oil & Gas:
https://www.facebook.com/I-Lavoratori-invisibili-dellOilGas-1580309148952356/?fref=ts&hc_location=ufi
https://www.facebook.com/Contro-il-Referendum-PER-il-Lavoro-216302065391499/?fref=ts

Referendum 17 aprile, perché noi lavoratori dell'oil&gas ci asteniamo

Di I lavoratori dell’Oil&Gas

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