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Nella corsa agli approvvigionamenti di materiali critici, molto spesso si guarda alle iniziative di Stati Uniti ed Unione Europea senza considerare che, invece, anche la Cina è in gran parte dipendente per le sue necessità industriali da fornitori esteri. Ma è l’approccio cinese, e il suo ecosistema di aziende, ad aver reso Pechino particolarmente lungimirante e pragmatico nel garantirsi l’accesso alle materie prime.

È il caso, esemplificativo, del litio. L’oro bianco è ingrediente essenziale per la manifattura delle batterie elettriche, qualsiasi siano le combinazioni chimiche al loro interno. Negli ultimi anni le industrie cinesi – in particolare Catl e Byd – hanno scommesso con forza sulle batterie al litio ferro fosfato (Lfp), una tecnologia che garantisce costi di produzione contenuti ed una buona affidabilità e che ha rappresentato circa la metà delle installazioni in Cina (GWh). Soprattutto grazie all’esclusione di nichel e cobalto, materiali più costosi se guardiamo alla volatilità che ha caratterizzato i mercati nello scorso biennio, e di cui la Cina non ha produzione domestica significativa a livello upstream, se non capacità di raffinazione di concentrati e minerali importati da Indonesia e Congo.

Rimane tuttavia il litio. La Cina dispone di qualche milione di tonnellate di riserve, soprattutto in minerali di scarso valore come la lepidolite (e che richiede maggiori costi di produzione che, allo stato dei prezzi attuale, è quasi del tutto anti-economica), ma che non bastano a soddisfare la fame delle sue gigafactory. Proprio per questo Pechino, grazie alle sue aziende integrate (dall’estrazione alla processazione), ha da anni iniziato a investire in promettenti giacimenti esteri esportando soprattutto il suo know-how per trasformare le risorse in litio battery grade. È il caso, per esempio, di Ganfeng Lithium.

L’azienda, fondata dall’ingegnere chimico Li Liangbin nel 2000, suo presidente e proprietario con un terzo delle quote azionarie, è la maggiore per capitalizzazione borsistica nel settore, seppur nel 2023 abbia registrato perdite sul fatturato dovute soprattutto al calo drastico dei prezzi del litio, crollati dell’80% rispetto ai massimi da novembre 2022. È infatti tipico del settore minerario assistere a consolidamenti o a strategia di M&A approfittando di cicli al ribasso dei prezzi. Ed è probabilmente in questo contesto, con conseguente svalutazione di molti dei progetti minerari in corso di sviluppo soprattutto in Sud America, che è maturata la decisione di investire in un ulteriore progetto estrattivo (che segue quello del gigante dell’acciaio Tsingshan dell’ottobre scorso).

Ganfeng, tra il 2012 e il 2022, grazie a copiose marginalità e flussi di cassa consistenti (senza dimenticare, agli esordi, il supporto delle banche commerciali e d’investimento cinesi) ha avviato una strategia di acquisizioni mirate per entrare nelle quote azionarie di aziende con importanti progetti, o strappato accordi a lungo termine per assicurarsi la materia prima per ottenere in situ o nei suoi impianti in Cina carbonato di litio, il materiale precursore necessario per la manifattura dei catodi delle batterie (specialmente quelle Lfp). Si tratta di progetti in Australia, Messico, Mali e soprattutto Argentina, il terzo vertice del ‘Triangolo del Litio’ dove insieme a Cile e Bolivia sono custodite circa il 60% delle riserve globali. Ganfeng è così leader nel settore, entrato nella supply chain di colossi come Tesla, tramite Catl, e di produttori di componenti come la coreana LG Chem (per rifornire Hyundai, con la quale Ganfeng ha firmato un accordo pluriennale) e la belga Umicore. L’azienda ha dichiarato di voler rafforzare “il design delle sue risorse di litio” e la sua autosufficienza che, di converso, è anche quella dell’industria cinese. In questa direzione, a gennaio Ganfeng ha esteso l’accordo a lungo termine con Pilbara Minerals, azienda mineraria australiana, che dal 2017 prevedeva la spedizione di 160.000 tonnellate di spodumene roccioso negli impianti in Cina per la raffinazione in litio battery grade. Il nuovo contratto prevede 310.000 tonnellate annuali fino a 2026.

Nella giornata di ieri, è stato invece annunciato un ulteriore importante investimento in Argentina. Con $70 milioni, Ganfeng si è assicurata una quota minoritaria (15%) in una sussidiaria – Proyecto Pastos Grande SA (PGCo) – creata dall’azienda canadese, Lithium Americas (che possiede la quota maggioritaria, acquisita nel gennaio del 2022 per oltre $360 milioni) per le attività esplorative nel progetto situato nell’Argentina nord-occidentale. PGCo, fondata nel 2016, possiede le licenze esplorative per 24.000 ettari e riserve stimate di circa 3.4 milioni di tonnellate ed utilizzerà gli investimenti per portare avanti lo sviluppo e la costruzione di un progetto di estrazione di litio dai laghi salati di Pastos Grandes (provincia di Jujuy) per la produzione di carbonato di litio. PGCo possiede asset per quasi $20 milioni, ma ha registrato perdite nette nel 2023 di circa $54 milioni. L’accordo, dunque, espande la presenza di Ganfeng nella regione, rafforza l’integrazione verticale dell’azienda, consolida gli asset oltre a quelli di Mariana e Cauchari Olaroz (che contano, insieme, per circa 32 milioni di tonnellate di risorse di litio carbonato equivalente) sui quali Ganfeng detiene una percentuale per processare e utilizzare le risorse sulla base degli interessi equity.

Quest’ultimo, acquisito nel 2017, si trova a meno di 100 km dal nuovo progetto. L’investimento prevede anche la condivisione della tecnologia di estrazione diretta del litio (DLE) da parte di Ganfeng a complemento del processo convenzionale di evaporazione solare. Non è stato ancora chiarito quali siano i diritti dell’azienda cinese rispetto alle quote di fornitura dal progetto nel lungo termine: come si legge dalla nota di Lithium Americas, “l’azienda sta esplorando nuove opportunità per coinvolgere clienti e finanziatori per accelerare e supportare lo sviluppo di una filiera chimica del litio”.

È più che probabile che questa apertura ai mercati (considerando che, molto spesso, Ganfeng e altre aziende cinesi come Tianqi e Catl si sono mosse con l’obiettivo di assicurarsi accordi di fornitura a lungo termine) e la partecipazione azionaria limitata di Ganfeng sia dovuta principalmente al contesto geopolitico: la presenza di un’azienda leader come Ganfeng, entità cinese, potrebbe essere motivo di esclusione secondo le clausole previste dall’Inflation Reduction Act (IRA) e così precludere l’interesse commerciale da parte dei grandi gruppi automotive e dei produttori di batterie che vogliano accedere agli incentivi federali negli Stati Uniti. Proprio per questioni politiche, Ganfeng si è vista revocare dal governo messicano le licenze per operare il sito di Sonora. Vi è tuttavia la possibilità, prevista dall’accordo, che Ganfeng possa usufruire del diritto di partecipazione complessiva nel progetto del 50% in caso in cui vi sia un cambio di controllo della società Lithium Argentina (la sussidiaria di Lithium Americas), su cui Stellantis a settembre 2023 ha investito oltre 90 milioni di dollari per assicurarsi le forniture per i suoi obiettivi di elettrificazione della flotta.

La competizione in Sud America sta infatti aumentando, con l’Argentina che sta rapidamente scalando le gerarchie (quarto produttore dietro ad Australia, Cile e Cina e terza per riserve sul totale mondiale). Il Paese sudamericano è in cima alla lista per numero di progetti di litio da salamoia in fase di sviluppo e commercializzazione. Secondo un report pubblicato dalla Stock Exchange della città di Rosario, il paese potrebbe totalizzare oltre $7 miliardi nel commercio del carbonato e cloruro di litio entro il 2025, rappresentando così un’opportunità per la diversificazione delle forniture (qualora si sviluppassero capacità significativa di conversione in materiali precursori in loco).

A gennaio, la canadese Lithium South Development Corp. ha dichiarato di aver raggiunto un accordo con il produttore di acciaio sudcoreano POSCO per lo sviluppo di due blocchi del progetto Hombre North, nella provincia di Salta. In precedenza, la società mineraria australiana Galan ha firmato un prefinanziamento fino a 100 milioni di dollari con la multinazionale e gigante delle commodity Glencore, per finanziare un progetto nel progetto Hombre Muerto West, nella provincia di Catamarca. A ciò ha fatto seguito l’accordo con cui la Tecpetrol di Buenos Aires, terzo produttore di gas naturale in Argentina (che segue l’interesse di Exxon Mobile sul mercato dell’oro bianco), ha acquistato il 54% della canadese Alpha Lithium, che possiede il progetto Salar Tolillar nel nord-ovest dell’Argentina. Più di recente, Albemarle (tra i principali produttori di litio fuori dalla Cina, insieme alla neo nata Arcadium, con importanti asset in Cile in collaborazione con SQM) ha raggiunto un accordo con Bmw per la fornitura di idrossido di litio.

La domanda di litio a livello globale è prevista raddoppiare entro il 2030, con alcune previsioni che comunque vedono la Cina consolidare il suo controllo sulle forniture già nel 2025, considerando la profonda integrazione della supply chain nell’ecosistema che gravita intorno al Dragone. Inoltre, rimane ancora profondamente importante l’influenza dei prezzi sullo sviluppo di progetti nel medio-lungo periodo che siano competitivi con quelli esistenti e operati dalle compagnie cinesi. Ci sono più di 40 progetti in tutto il mondo in fase di sviluppo, ma rimane ancora difficile stabilire quanti di questi (e a quali condizioni di proprietà e accordi commerciali) riusciranno a raggiungere il mercato nei prossimi anni.

Litio, così Ganfeng allunga la presa sulle risorse argentine

L’azienda cinese ha acquisito una quota minoritaria, ma strategica, in un deposito di litio in Argentina. Si tratta dell’ottavo investimento che vede coinvolta Ganfeng, in un’ottica di sicurezza delle forniture… ma la competizione in Sud America sta aumentando

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