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Le città, grandi o piccole che siano, generano la maggior parte delle emissioni di gas serra e degli impatti sull’ambiente, così come sono i luoghi sempre di più esposti alle conseguenze della crisi climatica (ondate di calore, alluvioni, allagamenti), al degrado ambientale e all’inquinamento dell’aria.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat sull’ambiente urbano, si registra un peggioramento della qualità dell’aria nei comuni capoluogo (più critica in quelli del Nord); in ripresa la domanda di trasporto pubblico locale (il 93% dei Comuni con più di 100 mila abitanti ha un Piano urbano di mobilità sostenibile); resta ampio il divario tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno nell’offerta dei servizi di mobilità; in crescita le aree di forestazione urbana per la mitigazione dei cambiamenti climatici; aumentano gli impianti per la produzione di energia fotovoltaica; cala, anche se di poco, la quantità dei rifiuti prodotti; la raccolta differenziata supera il 65% dei rifiuti urbani prodotti; in continua crescita le aree di forestazione, soprattutto nelle aree metropolitane; diminuisce il consumo totale di energia, elettrica e da gas naturale; calano i consumi dell’acqua potabile.

Per accelerare la transizione ecologica nei grandi centri urbani e per far fronte alla crisi climatica, le città devono diventare protagoniste di questa trasformazione green. Anche perché, proprio nelle città è maggiormente sentita da parte dei cittadini la preoccupazione per la crisi climatica e per l’ambiente e la richiesta di misure sostenibili più incisive.

Per contribuire a raccogliere questa richiesta alla Conferenza Nazionale delle Green City, che si è svolta oggi a Milano, organizzata dal Green City Network e dal Gruppo Gedi, è stata presentata la Carta per le “Nature-Positive Cities”, alla quale ha già aderito un primo gruppo di 33 città di tutta Italia. Tra i capoluoghi: Bologna, Brescia, Catanzaro, Cesena, Crotone, Firenze, Genova, L’Aquila, Lecce, Livorno, Milano, Monza, Napoli, Olbia, Parma, Pistoia, Prato, Ravenna, Roma, Torino, Treviso, Viterbo.

“Le città, dove si generano la maggior parte delle emissioni di gas serra e degli impatti sul capitale naturale – ha detto Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, presentando la Carta – possono diventare protagoniste della transizione green. La crisi climatica non consente di rallentare l’impegno. Prima prenderemo coscienza della urgente necessità di costruire nelle città un rapporto positivo con la natura, prima riusciremo a mitigare la crisi climatica e a ridurre la nostra vulnerabilità”.

Obiettivo della Carta è quello di superare la crisi climatica ed ecologica puntando su un ruolo positivo del capitale naturale delle città, mettendo in campo dieci azioni: promuovere la condivisione, la conoscenza e l’informazione del capitale naturale e dei servizi ecosistemici nelle città; ripristinare il capitale naturale degradato; arrestare il consumo di suolo, recuperando in modo efficiente gli edifici esistenti; aumentare il capitale naturale facendo crescere le aree verdi e le alberature; risparmiare il prelievo e il consumo di risorse naturali sostenendo una transizione verso un modello di economia circolare; rafforzare le misure di adattamento alle ondate di calore, potenziando le infrastrutture verdi; attuare la transizione energetica, riducendo i consumi di energia fossile nei trasporti e migliorando l’efficienza energetica degli edifici; tutelare l’acqua come risorsa naturale scarsa, eliminando le perdite delle reti idriche e promuovendone il risparmio; ridurre la vulnerabilità agli allagamenti e alle alluvioni, aumentando la capacità di assorbimento delle acque nel suolo; attuare un Piano d’azione per la transizione Nature positive non solo di breve termine al 2030, ma di lungo termine al 2050, stabilendo le risorse, finanziarie e umane, necessarie per attuarlo.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stanzia 3,30 miliardi di euro, destinati ai Comuni con più di 15 mila abitanti, per progetti di rigenerazione urbana, per “ridurre la situazione di emarginazione e degrado sociale nonché migliorare la qualità del decoro urbano oltre che del contesto sociale e ambientale”. Gli investimenti riguardano diversi interventi, quali il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, attraverso la ristrutturazione edilizia di edifici pubblici, con particolare riferimento allo sviluppo di servizi sociali e culturali, educativi e didattici e alla promozione di attività culturali e sportive.

Il Green Deal europeo è una politica ambiziosa che mira a portare l’Europa verso la neutralità climatica entro il 2050. E le grandi città ne costituiscono una parte importante per la sua attuazione. L’Iniziativa Urbana Europea (Eui) è lo strumento a sostegno della dimensione urbana della politica di coesione 2021-2027. Sostiene l’Agenda urbana per l’Unione Europea, un “metodo di lavoro multilivello per la politica e la pratica urbana, promuovendo la cooperazione tra Stati membri, Commissione europea e città”. Nel Patto di Amsterdam del 2016 vennero stabiliti i tre pilastri per la realizzazione dell’Agenda: better regulation, un’attuazione più efficace e coerente delle politiche, della legislazione e degli strumenti esistenti; better funding, identificare, sostenere, integrare e migliorare le fonti di finanziamento; better knowledge, rafforzare le conoscenze sulle questioni urbane e scambio di migliori pratiche.

L’Unione Europea, dopo le elezioni di giugno, entrerà in una nuova fase politica e istituzionale. A leggere i programmi dei vari gruppi politici che andranno a formare il nuovo Parlamento e la nuova Commissione, le questioni ambientali, a parte qualche riserva, sono ben presenti nei programmi elettorali. A cominciare dal Partito popolare europeo (Ppe), accreditato dai sondaggi come il più consistente. Vi confluisce Forza Italia. Nel Manifesto presentato agli stati generali di marzo, a Bucarest, in Romania, si fa riferimento al Green Deal come base per la crescita economica, trasformando “l’agenda climatica in agenda economica”, attraverso l’indipendenza energetica e la “neutralità tecnologica” per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica al 2050.

Nel partito dei Socialisti e dei Democratici (S&D), secondo gruppo per numero di parlamentari, vi si riconosce il Partito Democratico. Nel suo programma, anche questo gruppo, riconosce come punto di riferimento il Green Deal sul quale c’è ancora molto da lavorare per attuare una vera transizione ecologica “verso un futuro sostenibile e a zero emissioni di carbonio” con politiche e investimenti in “energia pulita” e “un’agricoltura sostenibile”. “Sosteniamo, si legge ancora nel programma, una transizione giusta che bilanci la necessità di ridurre le emissioni di carbonio con quella di proteggere i posti di lavoro e garantire l’equità sociale”.

Il gruppo liberale europeo, al quale aderiscono gli italiani Azione, +Europa e Italia Viva, si punta soprattutto sulla riduzione dalla dipendenza energetica e delle materie prime dai Paesi extra Ue, specie acciaio e alluminio, attraverso una politica di sviluppo dell’economia circolare, anche attraverso incentivi economici. Inoltre espandere le energie rinnovabili fino a raggiungere il 45% della domanda complessiva di elettricità: “anche gli edifici residenziali e non residenziali non pubblici dovranno installare pannelli solari sui loro tetti”.

Solo qualche accenno alla transizione verde da parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, di cui fa parte Fratelli d’Italia. Le politiche ecologiche devono essere in accordo alla crescita economica e alla competitività. “Darà priorità agli attuali obiettivi climatici prima di prenderne in considerazione altri. Contesterà fermamente i piani volti a ridurre le emissioni di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040. Siamo preoccupati per la tempistica di questo ambizioso obiettivo climatico”.

Pochi riferimenti “ambientali” da parte del gruppo Identità e democrazia, al quale fa riferimento la Lega. “Anche se in linea di principio alcuni obiettivi per la protezione del clima e della biodiversità potrebbero essere sostenuti, la realizzazione pratica di questo progetto si è rivelata disastrosa”. Mentre, e non poteva essere altrimenti, tutto incentrato sui temi ambientali quello dei Verdi europei: “il coraggio di cambiare”. Soprattutto nel finanziamento della transizione, al quale propongono di destinare almeno l’1% del Pil europeo.

Dalla Conferenza Green City 2024 una Carta per accelerare la transizione

Per contribuire a raccogliere la richiesta dei cittadini di occuparsi sempre di più del cambiamento climatico, alla Conferenza Nazionale delle Green City, che si è svolta oggi a Milano, organizzata dal Green City Network e dal Gruppo Gedi, è stata presentata la Carta per le “Nature-Positive Cities”, alla quale ha già aderito un primo gruppo di 33 città di tutta Italia

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