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Nella mattinata di lunedì tre attentatori suicidi hanno provato a colpire una caserma di polizia in Russia. L’attacco è avvenuto nel villaggio di Novoselitskoye, nella zona di Stavropol, area rurale nel nord del Caucaso. A quanto pare dalle notizie fin qui arrivate, molte diffuse dall’agenzia russa statale Tass-Interfax, sarebbero morti soltanto i tre attentatori: uno per la detonazione della cintura esplosiva che indossava, gli altri due freddati dalle forze dell’ordine prima di farsi esplodere.

IL CAUCASO

La Russia per lunghi ha combattuto una guerra contro le insurrezioni separatiste islamiste caucasiche, e ancora ritiene la regione a forte rischio infiltrazione per ciò che riguarda le tematiche più integraliste. Dall’area sono partiti centinaia di combattenti a sostenere il jihad armato in Siria e Iraq: uno di loro, Omar al Shishani (il ceceno), è diventato un simbolo del Califfato, ed ha scalato i ranghi dell’organizzazione di Abu Bakr al Baghdadi fino a diventarne emiro della Guerra – Omar il Ceceno sarebbe stato ucciso in un raid aereo americano qualche settimana fa, manca l’ufficializzazione dell’IS, il tributo al leader martirizzato, ma è probabile che non arriverà mai per ragioni di orgoglio e sicurezza. L’instabilità in Caucaso è in cima alle preoccupazioni di Mosca nel contenimento terroristico: gli attentati odierni potrebbero alzare il livello dell’attenzione russa, e far pensare ad un nuovo incremento dell’impegno in Siria per anticipare il rientro dei foreign fighters e sopprimere la diffusione di certe istanze.

AIUTO DALLA SIRIA

Il primo ministro siriano Wael al Halaki ha parlato domenica di un piano che Damasco e Mosca stanno definendo per riprendere Aleppo, la seconda più grande città siriana, controllata per larghe parti dai ribelli e in alcune zone dallo Stato islamico. Ma senza che le missioni di bombardamento russo tornino ai ritmi precedenti alla rimodulazione dell’impegno imposta da Vladimir Putin il 14 febbraio, è molto difficile che ciò-che-resta-dell’esercito siriano e i propri alleati a terra (milizie sciite e qualche unità d’élite iraniana arrivata da pochi giorni proprio nell’area) riescano a riprenderne il controllo. Per questo i politici siriani, che stanno per ricevere la visita del delegato Onu Staffan de Mistura in vista della riapertura dei talks negoziali, pressano Mosca affinché torni a giocare un ruolo forte, senza del quale i governativi soffrono.

Negli ultimi giorni il cessate il fuoco temporaneo siglato da Russia e Stati Uniti il 27 febbraio sta venendo meno: sono sempre più intensi gli scontri che coinvolgono sia i ribelli che le componenti jihadiste. Una di queste, la qaedista Jabhat al Nusra, combattendo fianco a fianco con le fazioni più moderate è riuscita a far arretrare il fronte lealista nell’area di Aleppo, fronte puntellato in precedenza dall’ampia campagna aerea russa di gennaio.

IL PROXY

È possibile che se Damasco si dovesse trovare nuovamente in serie difficoltà, Mosca correrà in suo aiuto, rompendo definitivamente lo schema di tregua, perché colpendo al Nusra, esclusa insieme all’Isis dal cessate il fuoco, potrebbe colpire anche i ribelli moderati che l’affiancano per ragioni di prammatica da campo di battaglia. Ora il tentativo di attentato a Stavropol può rappresentare una leva in più per giustificare un’eventuale passo indietro di Putin, che si era comunque lasciato aperta l’opzione di ritornare in Siria nel pieno delle forze a proprio piacimento. Per questo le notizie che arrivano dal Caucaso sono interessanti.

STRATEGIE DELL’ISIS?

Una lettura laterale potrebbe far considerare l’attacco di oggi in Russia una strategia pensata dallo Stato islamico, che sfida e provoca Mosca, per far alzare il livello dello scontro in Siria: una mossa legata al fatto che nella fase di massimo impegno russo, il Califfato non è stato colpito, ma anzi è riuscito a guadagnare fette di territorio a scapito degli altri gruppi ribelli centrati dai caccia russi. Così l’Isis otterrebbe contemporaneamente benefici sia sul campo di battaglia che su quello politico, dove l’eventuale ritorno russo potrebbe inasprire le polemiche con americani e alleati, aumentando il caos. (Nota: per il momento non ci sono rivendicazioni per la vicenda di Stavropol, dunque si tratta di mere ipotesi).

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