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Questa settimana si è consumato l’ennesimo strappo dentro Scelta civica, con il segretario Enrico Zanetti, vice ministro all’Economia, che, dopo essere stato messo in minoranza a Montecitorio, ha lasciato con altri tre deputati il gruppo parlamentare per formare una nuova componente insieme ai dieci parlamentari di Ala e un deputato di Fare, il movimento di Flavio Tosi. Le polemiche, naturalmente, fioccano, perché alcuni esponenti della minoranza del Pd vedono in tutto ciò l’ingresso ufficiale di Verdini nella maggioranza e al governo. E chiedono le dimissioni del viceministro dall’esecutivo.

Zanetti, che è successo con gli altri di Scelta civica?

Più che tra me e i deputati, tra il partito di cui sono segretario e il gruppo parlamentare che dovrebbe essere espressione del partito. La direzione del partito mi ha dato mandato di revocare al gruppo il patrocinio politico se quest’ultimo avesse preso decisioni rilevanti con il voto determinante dei deputati indipendenti, ossia estranei al partito. A fronte di questo, dieci parlamentari su venti hanno ugualmente ritenuto di procedere come se nulla fosse ed eleggere nuovo direttivo e capogruppo con l’apporto determinante dei non iscritti. A quel punto ho preso atto che non c’erano più le condizioni per portare avanti una situazione che già da tempo si trascinava.

Come fa a sostenere di avere la maggioranza nel partito se non controlla il gruppo parlamentare?

La direzione del partito non è composta soltanto da parlamentari, ma è più ampia. Purtroppo per alcuni deputati, se in direzione non va come sta bene a loro, ecco che come per magia il partito diventa un optional, con buona pace di quelli che lavorano sui territori e vengono a Roma pagandosi di tasca loro la trasferta. Comunque a settembre verrà indetto il nuovo congresso e vedremo chi si presenta e chi lo vince.

Alcuni esponenti del Pd chiedono le sue dimissioni dal governo. Si dimetterà?

Dimissioni per cosa? Ho sparato a zero contro il governo di cui faccio parte? Ho ricevuto un avviso di garanzia per corruzione o qualche altra infamante accusa? Niente di tutto questo: sono, esattamente come ieri, una persona pulita e cui viene pure riconosciuta una buona competenza sulle materie di cui si occupa. Inoltre, sul piano politico continuo a essere il segretario di Scelta Civica. E la richiesta diventa surreale se si considera che il partito ha rotto con il gruppo anche per il modo a dir poco funambolico in cui un numero crescente di deputati seguiva la linea politica di sostegno al governo e alle riforme.

Dicono che grazie a lei Verdini sia entrato nell’esecutivo…

Questa storia dei verdiniani deve finire. Se chiunque è in Ala è un verdiniano, allora chiunque entra in Cittadini per l’Italia è uno zanettiano e non un verdiniano, quindi il problema è risolto. Non è evidente quanto sia ridicolo questo modo di ragionare?

La contesa su nome e simbolo di Sc finirà in tribunale?

Sul diritto del simbolo in sede elettorale non ci piove, ma già dalle scorse amministrative siamo passati al simbolo di Cittadini per l’Italia. Il tema è l’utilizzo del nome da parte dei gruppi alla Camera. Accetteremo il responso dell’ufficio di presidenza, fermo restando che chi sceglie deliberatamente di non seguire le indicazioni di un partito dovrebbe avere il buon gusto di cambiare il nome del gruppo a prescindere dai cavilli.

Quali sono le prox tappe con Verdini? Farete un nuovo partito?

Il percorso politico varato dal partito di Scelta Civica un anno fa va nella direzione di una costituente liberal-democratica dei Cittadini per l’Italia capace di dare una casa politica all’area laica liberale e repubblicana e a quella cattolica riformista, con un occhio particolare alle imprese, ai liberi professionisti e a quei funzionari e dirigenti della PA che vorrebbero meno immobilismo e più meritocrazia.

Arriveranno altri? Della partita faranno parte anche Casini e Alfano?

Una riorganizzazione dell’area moderata, insieme a quella liberal-democratica, è senza dubbio auspicabile. Che poi questo processo possa portare addirittura ad un unico soggetto politico è cosa non semplice e diventa addirittura impossibile se ragioniamo per tribù invece che per contenuti.

Alle prossime elezioni farete una lista collegata al Pd renziano? O chiederete posti all’interno del Pd? 

Siamo convinti che il vero bipolarismo dei prossimi 10 anni sia quello tra antieuropeisti populisti e europeisti riformisti. Le differenze tra popolari, liberal-democratici e socialisti europei rendono certamente preferibile una legge che consenta una coalizione trasparente piuttosto che finti listoni. Il PD copre adeguatamente la sua area, vanno ricostruite le altre.

Condivide la posizione di Renzi su Equitalia? Lei la vuole chiudere?

Non si può non chiudere la riscossione. Si può incorporare Equitalia nell’agenzia delle entrate come dipartimento della riscossione, oppure trasformarla in agenzia della riscossione autonoma dall’agenzia delle entrate che attualmente la controlla. Tra le due, preferisco la seconda, ma in entrambi i casi è evidente che la chiusura è più che altro una trasformazione.

Se Renzi perde il referendum, voi che farete?

Anzitutto il referendum non lo perde o vince Renzi, ma tutta la maggioranza che ha votato la riforma. Noi faremo la nostra parte e, se dovesse prevalere il No, sarà più che altro per il Paese intero un’occasione persa. E qualche riflesso negativo sul fronte economico sarà inevitabile nel breve e medio periodo. Sul piano politico, servirà ancora di più un soggetto capace di dare rappresentanza ai moderati e ai liberal-democratici.

Enrico Zanetti

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