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Il brutale e offensivo scambio di battute tra il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e il leader dell’Ukip, Nigel Farage, in aula a Bruxelles per la sessione plenaria straordinaria del Parlamento europeo, si spiega solamente con il fatto che l’esecutivo Ue ha finalmente compreso di essere il vero sconfitto dalla Brexit. E la principale determinante dei movimenti antisistemici nei confronti dell’Ue anche nei Paesi che più e meglio cercano di superare questa ulteriore crisi del lungo e tortuoso processo di tentativi d’integrazione europea.

Questo lo scambio di battute: “I nostri amici britannici hanno espresso il loro punto di vista. La democrazia è democrazia e dobbiamo rispettare il voto“, ha dichiarato Juncker. Vedendo Farage, sostenitore della Brexit, applaudire a queste parole, Juncker si è interrotto e si è rivolto a Farage: “È l’ultima volta che lei applaude qui. Lei è un sostenitore della Brexit, perché è qui? Ora avete preso una decisione, e ora ne dovete accettate le conseguenze”, ha detto Juncker. Quindi, una frase irata che non tiene conto del fatto chiarissimo che Farage è stato eletto parlamentare europeo e, quindi, ha pieno titolo a parteciparne ai lavori sino a quanto la Brexit non sarà completamente consumata. Da quanto sarà aperta la procedura di secessione dall’Ue, ci vorranno almeno due anni perché i passi formali siano conclusi. Quindi, presumibilmente ancora per quasi tre anni, Farage avrà tutti i titoli e gli onere di qualsiasi parlamentare europeo. Ed anche di criticare la Commissione Europea e di presentare una vasta gamma di mozioni di sfiducia contro il suo operato.

In effetti, da quanto sono sorte le istituzioni europee, la Commissione è stata quella che si attirata più critiche. A differenza di “alte autorità” puramente tecniche come quelle del carbone e dell’acciaio e dell’atomo, la Commissione ha sempre tentato di travalicare il proprio compito di fare proposte tecniche e (se approvata dai pertinenti Consigli dei Ministri europei e dal Parlamento) monitorarne (entro limiti ben precisi) l’attuazione. Si è invece sempre atteggiata a super-governo europeo, più importante, in quanto stabile per cinque anni, dei Consigli dei Capi di Stato e dei Governi dell’Ue. E’ coadiuvata da migliaia di funzioni la cui arroganza è spesso pari alla scarsa competenza. Infiltrata da “lobby” di ogni genere ed al centro di scandali di orni tipo. Partono dalla Commissione proposte spesso futili (come quelle sulle caratteristiche di vari ortaggi). Un suo presidente è stato condannato della Corte di Giustizia Europea e risarcire dirigenti che avevano fatto il proprio dovere professionale e, quindi, accusati di “non essere fedeli” perché non si erano piegati ai desideri del momento (ingresso della Grecia nell’unione monetaria). E via discorrendo.

Il nodo di fondo è che la Commissione è composta di “nominati” dei governi secondo un sistema di “seggi” nazionali. Sono privi di legittimità democratica, se non si considera tale il voto di fiducia da parte del Parlamento Europeo. Ed anche i loro dirigenti e funzionari hanno i loro incaricati, nei gradi alti, in base ad un sistema di lottizzazione nazionale e negli altri per avere superato un concorso generalista per “administrateurs”.

La prosopopea della Commissione e del suo esercito di dipendenti non solo l’unico elemento del vento “antieuropeista”, ma vi hanno contribuito e vi contribuiscono in maniera non banale.
I governi dell’UE lo sanno. E sono consapevoli che, perché il processo di cooperazione europea continui e si rimetta sui binari dell’integrazione, il ruolo, la funzione e la stessa immagina della Commissione debbono essere ridisegnati e ridimensionati.

In una versione estrema, la Commissione (sfoltita in componenti ed in personale) potrebbe diventare un segretariato tecnico del Consiglio dei Ministri, che ha già un segretariato amministrativo. In un’altra potrebbe essere snellita di competenze e di staff, riducendo costi ormai alle stelle per una struttura burocratico- funzionariale. Tra queste due ipotesi, ce ne sono molte intermedie. In tutte, si prevede un corso di garbo per commissari, dirigenti e funzionari.

Jean-Claude Juncker (nominato, non eletto) lo sa e per questo tratta male Farage (eletto dal popolo britannico).

Brexit, vi racconto la prosopopea della Commissione europea

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