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Tutti pensavano che dopo la vittoria della Brexit Boris Johnson, sindaco di Londra e icona della campagna per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, avrebbe percorso senza ostacoli la corsi verso la direzione del Partito Conservatore, vuoto di leadership lasciato dal dimissionario David Cameron. Invece ieri, a sorpresa, l’eccentrico politico ha annunciato che non si presenterà alle elezioni per la successione del premier. “Dopo essermi consultato con i miei colleghi e considerate le circostanze in Parlamento sono arrivato alla conclusione che il nuovo leader non posso essere io”, ha detto Johnson. Non si sa quale motivo abbia fatto svanire – o posticipare – le ambizioni politiche di Johnson. Certo è che ad ottobre sarà scelto il nuovo inquilino del 10 Downing Street per cui è già partito il toto nome.

VITA E PASSIONI DI MICHAEL GOVE

In una corsia, apparentemente libera, c’è Michael Gove, ministro della Giustizia britannico. Nato a Edimburgo (Scozia) nel 1967, è membro del Parlamento del Regno Unito per la circoscrizione di Surrey Heath dal 2005. Giornalista di professione, è stato editorialista del Times. Dal 2007 al 2010 faceva parte del gabinetto ombra e nel 2010 è diventato ministro dell’Istruzione. Nel 2015 è stato nominato Lord Canciller della Gran Bretagna e ministro della Giustizia. Gove è stato presidente del Policy Exchange, un think-tank di centro-destra che ha sviluppato politiche innovative per riformare la polizia, il governo locale e la lotta al terrorismo. La missione di Policy Exchange quando c’era Gove era dare più potere alla polizia locale, seguendo l’esempio delle iniziative introdotte da Rudi Giuliani a New York. Nonostante gli impegni istituzionali, Gove coltiva la sua passione per “migliorare la qualità nelle scuole statali e aiutare i bambini provenienti da ambienti meno privilegiati per massimizzare il loro potenziale”,  si legge sul sito web. Gove è sposato con Sarah Vine, editorialista del Daily Mail, e ha due figli.

VITA E PASSIONI DI THERESA MAY

In un’altra corsia invece c’è Theresa May, ministro degli Interni britannico. Nata a Eastbourne (Inghilterra) nel 1956, May è laureata in Geografia alla College St Hugh, Università di Oxford. È stata eletta per la prima volta come membro del Parlamento nel 1997 per la circoscrizione del Maidenhead. È stata presidente del Partito Conservatore e membro del Consiglio Privato di Sua Maestà nel 2002. Ha avuto diversi incarichi nei governi ombra di Iain Duncan Smith, Michael Howard e David Cameron. I media l’hanno battezza la “nuova dama di ferro britannica”, facendo riferimento a Margaret Thatcher.

Si legge sul suo sito web: “È partita con la distribuzione di buste alla Conservative Association, prima di diventare consigliere nel London Borough of Merton dal 1986 al 1994”. Nelle sue gestioni ha cercato di migliorare il servizio ferroviario locale, le unità di lesioni gravi del Marks Hospital St. e il centro della città di Maidenhead. Dal 2012 al 2014 è stata ministro della Cultura, media e sport. Quando David Cameron è diventato premier è stata nominata ministro degli Interni nel 2010 e ministro della Donna e l’Uguaglianza.

Il Sunday Times ha scritto che May è “l’unica figura in grado di unire la fazioni in lotta nel partito”, ma il Daily Telegraph sostiene che “neppure gli alleati più fedeli di May dicono che è in grado di accendere i fuochi della passione”. Secondo il Telegraph, May è anglicana e frequenta la Chiesa. È sposata e non ha figli.

GOVE: PALADINO DEL BREXIT

Sulle linee politiche, Gove ha fatto campagna a favore del “leave”. Il ministro ha detto che i suoi piani erano lavorare insieme a Boris Johnson, ma viste le circostanze ha deciso di correre da solo verso la guida del Regno Unito. “Rispetto e ammiro tutti i candidati. In particolare, volevo aiutare il team di Boris Johnson perché è un politico che aiutò la campagna per l’uscita dall’Unione e potrebbe guidarci verso un futuro migliore. Ma ho deciso di prestare il mio nome in prima persona per questa leadership. Voglio un dibattito aperto e positivo sul cammino che adesso prenderà il Paese”, ha dichiarato Gove.

Il ministro crede che con l’uscita del Regno Unito dall’Ue, il Paese dovrà “affrontare enormi sfide che sono anche enormi opportunità”. “Possiamo fare in modo che questo Paese sia più forte e più giusto. Abbiamo un’opportunità unica di superare le divisioni internet e dare a tutti un ruolo nel futuro. Possiamo essere un esempio per il mondo di creatività, innovazione e progresso”, ha detto.

MAY: ISLAMOFOBA DELL’ANNO

May invece è sempre stata fedele alla posizione del suo capo David Cameron e si è mantenuta fuori della campagna sull’uscita dall’Europa, con poche dichiarazioni a favore del “remain”. Ma dopo il voto, quando il suo capo ha annunciato le dimissioni, il ministro ha alzato la voce per dire: “Brexit è Brexit (…) il Regno Unito lascerà l’Unione europea”. May ha detto che si impegnerà in una separazione “sensibile e ordinata” e ha promesso di creare un ministero per negoziare l’uscita. “Questa non sarà una leadership in circostanze normali – ha detto al momento di ufficializzare la candidatura -. Il risultato del referendum ci costringe ad affrontare un periodo di incertezze necessarie”.

Il ministro è anche conosciuto per avere vinto nel 2015 il Premio annuale di Islamofobia della Commissione Islamica di Diritti Umani. Sul sito 5Pillars si legge che il ritiro della cittadinanza britannica senza il dovuto processo e altre leggi anti-terrorismo promosse da May l’hanno fatta vincitrice del riconoscimento. Nel 2013, May tolse il passaporto ad un cittadino nato in Irak, nonostante lui avesse vinto un ricorso al Tribunale supremo.

Anche se di profili, storie e interessi diversi, Gove e May, i due candidati favoriti alla guida del Regno Unito, hanno in comune un tratto, ormai definitivo: un profondo anti-europeismo che concretizzerà l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa.

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