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Corteo dei metalmeccanici piemontesi ieri a Torino, con migliaia di tute blu in piazza a difendere il contratto nazionale e scandire slogan contro Confindustria. Ad una settimana dal ballottaggio tra il sindaco uscente Piero Fassino (Pd) e Chiara Appendino (M5S) sono in tanti a dire che non andranno a votare. “Li hai mai visti davanti ad una fabbrica o nei luoghi dove la gente si sporca le mani col lavoro?”, chiede uno dei più giovani mentre sistema bandiere e striscioni. Qualcuno obietta: “Ma molte fabbriche sono nella prima cintura torinese”, come la Maserati di Grugliasco o l’Alenia a Caselle. “Sì ma lì dentro ogni giorno bolla gente che vive e vota a Torino” è la replica. “Periferie, periferie, si riempiono la bocca di parole, ma chi li ha mai visti in questi anni, scoprono la periferia adesso?”, replica una donna.

Qualcun altro fa notare che l’ex sindacalista Giorgio Airaudo si è presentato davanti alla Maserati di Grugliasco, “grandi abbracci e pacche sulle spalle, ma poi quanti voti ha preso?”. “In lista c’era pure un operaio di Mirafiori che ha avuto 26 preferenze. Un giovane che voti Pd o a sinistra nel fabbricone di Grugliasco è difficile da trovare”, commenta Giacomo Zulianello, operaio Fiom in Maserati, l’unico che si espone tra i colleghi. Lo stesso che dice: “Guardate ragazzi che Appendino non è una proletaria, il padre è vice presidente di Prima Industrie, che non è esattamente l’ultima ‘boita’”. Per i non piemontesi: umile bottega artigiana.

E in effetti a guidare Prima Industrie è Gianfranco Carbonato, presidente di Confindustria Piemonte, quella stessa associazione su cui fino a poco prima partivano dal corteo slogan non proprio lusinghieri. “Appendino dice che deve aiutare le piccole e medie imprese. Io mi chiedo quando arriva il turno dei lavoratori”, ha aggiunto Zulianello.

Tra i più giovani però il mantra è “Voterò Appendino”, qualcuno precisa “I 5 stelle non mi piacciono” ma tant’è sulla scheda elettorale la loro croce sarà per lei, forse. Perché? “E’ ora di cambiare. In città il 40 per cento dei giovani non lavora”. L’ascensore sociale si è rotto e magari lo aggiusterà un nuovo arrivato. C’è anche chi dice che voterà Fassino: “Non ha scheletri nell’armadio, non è venuto fuori un solo scandalo,  è stato qui a lavorare a testa bassa in anni durissimi, per me deve vincere lui”.

Tra le fila della Fiom, un tempo roccaforte del voto a sinistra, sono in tanti a criticare Matteo Renzi per i continui attacchi a Maurizio Landini, leader dei metalmeccanici della Cgil. E poi, spiega uno di loro: “Molti operai se la sono legata al dito. Senza contare che Fassino disse al referendum di Mirafiori nel 2011: ‘se fossi un operaio voterei sì’. E poi cosa fa? Gira la testa dall’altra parte quando la Fiat di anno in anno rimanda l’investimento? Ma dico io, chiama Marchionne, contratta, negozia, digli: ‘io ci ho messo la mia faccia di sindaco, tu che fai?’. Mirafiori è ripartita adesso, ma ancora sono in mille che devono rientrare, a cinque anni dal sì”.

Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, a Torino per chiudere la manifestazione non ha dubbi: “Le comunali? E’ stato un voto anti Renzi. In Italia c’è una grande arrabbiatura nei confronti di chi governa. Dal Jobs Act alle proposte sulle pensioni vedo solo interventi che dividono”.

Fassino ha pagato la sua vicinanza a Renzi? Lo pensa anche Enrico Salza, il king maker di tanti sindaci torinesi di sinistra: “Se non si faceva vedere da queste parti era meglio”, dice. E poi sibila: “Fassino non può non vincere perché altrimenti finiscono Torino e il Piemonte ma anche molte altre cose”. Niente di personale contro Appendino: “E’ persona seria ma con quale presunzione i  Cinquestelle possono pensare di governare Torino? Non basta la buona volontà per comandare”, taglia corto Salza.

Difficile stanare gli industriali per sapere cosa voteranno. Tutti rimangono molto abbottonati. Chi non esita invece è l’attuale presidente dell’Enit e del Museo Egizio Evelina Christillin, che non ha mai fatto mancare il suo sostegno a Fassino. Ieri però su La Stampa ha definito Appendino “seria e competente” e mai “appiattita sulle posizioni di Grillo e Casaleggio”. Come a dire: sto dall’altra parte, ma se vincesse la pentastellata non facciamo drammi. Ci sono poi le lodi sperticate di Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione Crt al tanto vituperato “sistema Torino”. Per i detrattori, grillini in testa, è un totem da abbattere,  una” Conventio ad excludendum”. Per Lapucci è una positiva collaborazione tra istituzioni pubbliche e private.

Tra gli operai che stanno con Fassino, pochi, c’è l’idea che “queste uscite sui giornali di gente in giacca e cravatta che sta seduta nei salotti delle Fondazioni fanno più male che bene al sindaco. Così si fa il gioco dei grillini, si fa vedere Piero come uno della casta”, commenta uno degli operai che manifestano, guardando le pagine piemontesi di Repubblica su cui campeggia l’intervista a Lapucci. Sono in molti ad obiettare che il sindaco però “è uscito poco dal palazzo in questi cinque anni”. Compreso l’ex primo cittadino comunista Diego Novelli, che rimprovera a Fassino la poca presenza sul territorio nel corso del suo mandato e oggi dalle colonne de La Stampa dice: “Se avesse fatto i cinque anni come ha fatto la campagna elettorale avrebbe già sbaragliato tutti”.

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