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C’erano una volta due fratelli, Zhang e Guiping Jindong, che vivevano come operai nella periferia di Nanchino. Il primo, anche se lavorava in una fabbrica di tessuti, aveva la passione per gli elettrodomestici: sapeva aggiustare televisori e condizionatori. L’altro, invece, mostrava un maggiore interesse per il mattone, nutrendo il desiderio, primo o poi, di avere una catena di alberghi tutta propria (attività che poi non gli è riuscita completamente).

Zhang, oggi, è il magnate che tra qualche giorno diventerà il primo azionista dell’Inter. Nel giro di un ventennio quella sua passione per gli elettrodomestici l’ha portato a fondare Suning, un marchio poco conosciuto in Italia, ma che è una sorta di Unieuro asiatica, leader nella vendita e nella distribuzione di televisori e lavatrici. Un mega gruppo, quotato alla Borsa di Shenzhen, che anche grazie al sostegno del Partito Comunista che non ha mai tollerato di cedere il potere della grande distribuzione a mani straniere. Suning vale 17,6 miliardi di dollari di fatturato – circa 15,5 miliardi di euro – ha 13 mila dipendenti e più di 1700 negozi tra Cina, Giappone e Hong Kong. Da sola Suning controlla circa il 20 per cento del mercato asiatico dei prodotti elettronici e nel 2013 è stata la prima azienda straniera di ricerca e sviluppo ad aprire uno store nella Silicon Valley.

Mister Zhang è uomo di poche parole, ha a 53 anni ed è il ventottesimo uomo più ricco della Cina e il numero 403 al mondo, secondo la rivista Forbes, con un patrimonio personale di 3,9 miliardi di dollari. Imprenditore di successo anche negli incroci azionari, basta guardare come è riuscito a vendere il 20 per cento di Suning ad Alibaba, azienda leader nel commercio elettronico in Asia, per 4,6 miliardi di dollari e, come, allo stesso tempo, ne abbia acquistato l’1,1 per cento, per 2,3 miliardi di dollari. Il suo interesse per il calcio è assai recente e non è affatto casuale. L’acquisto è stato voluto dal Presidente Xi Jinping, convinto che sia il pallone il vero “oppio dei popoli” con il quale continuare a rendere grande il Partito Comunista e migliorane l’immagine a livello globale.

Lo stesso Presidente, in diverse occasioni ufficiali, è stato immortalato mentre palleggiava in pubblico. Da ricordare lo show a Manchester con il primo ministro inglese David Cameron e Sergio Aguero, attaccante del City. Da qui l’elaborazione di un vero e proprio piano, voluto da Xi per creare 50 milioni di nuovi giocatori entro il 2020, grazie alla costruzione di 20mila Scuole Calcio e 70mila campi, con l’introduzione del soccer come materia scolastica, a partire dalle primarie, per 5 ore alla settimana. Obiettivo è prima partecipare ai Mondiali di calcio, ospitarli nel 2030 e, infine, vincerli entro il 2050. Pazzie? Visioni imperialistiche? Neanche tanto. Intanto i “gendarmi imprenditoriali” si sono già mossi.

Da una parte Zhang, che entro novembre diventerà azionista di maggioranza, con un investimento di 600 milioni di euro, della gloriosa Internazionale, squadra da sempre legata ad un solo cognome, Moratti, che l’hanno resa grande negli anni Sessanta con Angelo, il presidente che aveva scommesso tutto sul genio di Helenio Herrera, e con Massimo, che bissò il successo del padre grazie al visionario allenatore José Mourinho.

Dall’altra altri imprenditori cinesi, foraggiati dal partito comunista cinese, e che acquisiranno anche l’altra metà di Milano, il Milan, squadra che Silvio Berlusconi con 28 trofei ha reso grande e che adesso è in declino come il suo presidente.

Zhang è arrivato all’Inter senza grandi promesse e mantenendo il suo ruolo di uomo forte e di poche parole. Negli affari ha dimostrato di saperci fare, anche diversificando il proprio business. L’ultimo colpo è stato quello creare una web tv sulla quale ha investito 350 milioni di euro e di cui ha acquisito i diritti per trasmettere per 5 anni la Liga spagnola.

La sua filosofia è stata spiegata in una delle rare interviste concesse al Quotidiano del Popolo cinese: “L’ingresso di Suning nel calcio è stato effettuato sulla base di due considerazioni: la prima è che il calcio vanta tantissimi appassionati e noi siamo un gruppo che cerca sempre gruppi potenziali consumatori in base alle possibilità offerte dal mercato. La seconda considerazione è che il calcio può migliorare la coesione sociale. Se riusciamo a costruire in Europa una relazione forte con club e calciatori, credo che il nostro brand riuscirà a penetrare nel sistema europeo. Per lo sviluppo del nostro settore potrebbe essere utile”.

Nessun sogno di gloria, dunque. Semmai la consapevolezza che l’Inter sarà una sorta di “cavallo di Troia” per accedere a un business più ampio e di cui la Cina vuole essere la nuova protagonista.

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