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Gli anniversari in genere si ricordano quando portano una cifra tonda. E questo non solo è del 30 aprile, la stessa giornata di oggi, di 23 anni fa, ma è anche un brutto anniversario. Quello del lancio di monetine, e non solo, al Raphael contro Bettino Craxi. Ovvero casa sua, non la sede del Psi, ma l’hotel in cui alloggiava in una mansarda. Cosa che rese ancora più evidente, come scrisse Giuliano Ferrara, “l’aggressione squadristica” nei confronti dello statista socialista. Quel giorno, del disonore (per chi fece o addirittura organizzò quella barbarie), nacque l’anti-politica.

In uno dei più drammatici e famosi servizi televisivi, la giornalista della Rai Valeria Coiante urlava, lei stessa terrorizzata: “Stanno tirando di tutto, di tutto (monete, ombrelli, accendini ma si narra anche un tondino, ndr)”. Quel giorno non fu mandato a morire solo un leader di partito e statista, ma la stessa concezione della politica. Da lì nacquero le radici di una filosofia di pensiero, secondo la quale, come ha scritto ieri 29 aprile il direttore di Formiche.net Michele Arnese, nel suo editoriale su Berlusconi e Roma, si è sempre portati a pensare che ogni partito sia “una conventicola para delinquenziale”. Craxi ebbe il coraggio di denunciare in Parlamento il sistema delle tangenti che riguardava, ammise, non solo il suo Psi ma “tutti” (che rimasero zitti). E chiese  una soluzione politica. La risposta fu l’aggressione anche fisica.

Ma chi c’era davvero, nomi e facce, quel 30 aprile 1993, a inscenare quel processo di piazza, più da western che da Paese del mondo sviluppato occidentale? Filippo Facci tre anni fa su Libero, sentendo la stessa giornalista Coiante, ha ricordato che c’erano militanti provenienti dal comizio di Achille Occhetto, segretario ex Pci poi Pds a piazza Navona, a due passi da Largo Febo, missini provenienti dalla vicina Via della Scrofa, e qualche leghista. Dei tiratori di monetine solo uno finora si è “autodenunciato”, visto che lo ha quasi rivendicato con Luca Telese in tv pochi anni fa: Franco Fiorito ex An, ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, travolto da un’inchiesta giudiziaria sull’uso dei fondi regionali. Altri ex tiratori di sinistra sono sempre rimasti zitti. Qualcuno di loro tempo fa si narra che confidò a un amico: “Ma guarda che c…ta mi mandarono a fare quel giorno, ero troppo giovane per capire”.

Vero o non vero il racconto fatto alla cronista da una terza persona? L’augurio è che non sia vero. Il garantismo oltre che la deontologia professionale impongono di avere prove incontrovertibili. Certo è però che se quel gossip corrispondesse al vero, sarebbe la prova che quell’aggressione non solo al presidente Craxi ma alla politica era stata davvero organizzata. E quelle monetine non erano poi un moto così tanto spontaneo della cosiddetta società civile. Che non è santa come santa non è la classe politica.

Bettino Craxi, le monetine e la società civile

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