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Semplificazione, periferie, sicurezza e rispetto delle regole. Questi i capisaldi del programma di Stefano Parisi, il candidato del centrodestra nella corsa a Palazzo Marino.

SEMPLIFICAZIONE

Innanzitutto tecnologica. Perché così si accelerano i processi in Comune”, ha detto Parisi. “I database del Comune non sono interconnessi, questo è impensabile nel 2016. La tecnologia deve cambiare Milano, non solo l’amministrazione ma anche i servizi e l’imprenditoria”. Che quindi il manager ex Fastweb avvalori l’ipotesi della creazione di uno sportello unico? “No, sono sempre contrario perché cambierebbe la scatola ma non le persone. Vogliamo che i cittadini entrino negli uffici del Comune di Milano e abbiano un loro profilo con tanto di residenza e tasse che hanno pagato”. Semplificazione vuol dire anche rendere più agevole la vita a chi vuole fare impresa, secondo il candidato di centrodestra. “Basta vedere strade con i negozi chiusi, dobbiamo ricominciare a investire nel commercio, dobbiamo evitare di vessare i commercianti. Noi semplificheremo il set dei regolamenti nel primo mese della nostra Giunta, ci stiamo già lavorando”, ha aggiunto.

PERIFERIE E RIQUALIFICAZIONE

Come? Con investimenti e cercando di stare vicino a chi quelle case le abita, dando dei bonus volumetrici ed economici”. La dicotomia centro/periferia aleggia sulla Capitale della Moda: “Il degrado delle periferie è palese, non è più tollerabile che ci siano delle linee di autobus o tram bandite per gli anziani. Una volta riqualificata la periferia l’obiettivo sarà inserire dei presidi che possano garantire il mantenimento di questa riqualificazione e mantenere la sicurezza”, ha spiegato Parisi.

SICUREZZA

Furti di macchine, moto, bici vengono classificati come microcriminalità, lo saranno anche ma creano danno alla vita dei milanesi”, ha spiegato l’ex fondatore di Fastweb che ha aggiunto: “Non voglio dire, come dice qualcuno ‘Ti rubano in casa, basta con la sinistra’ (il riferimento è agli slogan scelti per la campagna elettorale da Corrado Passera, ndr) voglio proporre soluzioni. Attraverso il controllo del territorio, mettendo in rete le telecamere del comune e pure quelle dei privati – con il dovuto rispetto alla privacy – così si metterà in atto una sorta di intelligence digitale”. Poi, ha precisato: “Riattiveremo i vigili di quartiere, è una questione di deterrenza e sicurezza del territorio”.

RISPETTO DELLE REGOLE

Sembra sia la conditio sine qua non per tutto, immigrazione inclusa. “Accoglienza sì, ma con le nostre regole. Chiunque viene nella nostra realtà deve vivere rispettando le nostre regole, pagando le tasse. Non è vero, come dice qualcuno, che non vogliamo gli immigrati. Gli immigrati arriveranno e le nostre idee sono chiare. Non rimandiamo indietro nessuno, ma chi vuole stare qui deve rispettare le nostre regole e non deve costituire alcun pericolo per la città e per l’intero Paese”.

IL RAPPORTO CON ROMA

Stilettate all’indirizzo anche del governo e del premier: “In questi anni abbiamo subito una serie di decisioni imposte da Roma. Quando Gabriele Albertini era il sindaco di Milano c’era un’interazione forte tra Roma e Milano. La nostra città era protagonista delle decisioni. Questa partecipazione non c’è più. Si è persa. Nonostante Milano sia la locomotiva d’Italia dal punto di vista economico, tecnologico e culturale. Il Comune in questi anni ha abbassato la testa”, questo è l’auspicio dell’ex dirigente di Confindustria che poi ha snocciolato alcuni numeri: “Milano in questi anni ha perso 70 milioni di trasferimenti. Dal 2012 a oggi sono i trasferimenti capitali ammontano a solo 471 milioni. Dobbiamo capire che è solo con gli investimenti che la città può tornare a crescere”. E quando qualcuno gli chiede perché ha scelto Milano come città da rappresentare e non Roma, ha risposto: “Roma è più complicata e nessuno me lo ha chiesto. A parte gli scherzi, sono debitore nei confronti di Milano che mi ha dato una serie di soddisfazioni dal punto di vista professionale e poi la sento come mia città”.

CHE COSA SOGNA PER MILANO

Non possiamo pensare di governare Milano guardando a quello che succederà il prossimo anno, ma a quello che succederà tra 20 anni” ha detto con certezza Parisi. Il piano di sviluppo deve dunque guardare al futuro “dal punto di vista sociale, economico, tecnologico e politico”. Ma come si fa a lasciare a posteri qualcosa di utile? “Dobbiamo riattivare e riaccendere la ricchezza di Milano, la voglia di fare di Milano – ha aggiunto – Basta con lo scontro violento con le delegittimazioni che la politica può portare. Io sono a favore di un confronto leale anche acceso con l’unico obiettivo di riportare a votare tutti gli aventi diritto al voto. Lavoreremo su flussi migratori, mobilità, sicurezza. Nel frattempo, faremo gli amministratori del condominio, per dirla con le parole di Gabriele Albertini. Perché spesso quelli che si considerano problemi minori sono poi problemi veri (decoro urbano, sicurezza, tasse)”. L’obiettivo è riportare la città agli antichi splendori cercando di migliorare i servizi e abbassare la pressione fiscale. “Ci vorrà tempo per cambiare Milano, ma noi abbiamo le idee per compiere questa rivoluzione”, ha concluso.

Ecco il programma in pillole di Stefano Parisi per Milano

Semplificazione, periferie, sicurezza e rispetto delle regole. Questi i capisaldi del programma di Stefano Parisi, il candidato del centrodestra nella corsa a Palazzo Marino. SEMPLIFICAZIONE “Innanzitutto tecnologica. Perché così si accelerano i processi in Comune”, ha detto Parisi. “I database del Comune non sono interconnessi, questo è impensabile nel 2016. La tecnologia deve cambiare Milano, non solo l’amministrazione ma anche…

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