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Che cosa hanno in comune Hollywood e lo Stato Islamico? Un’estetica violenta non del tutto originale, ma ispirata ai registi Quentin Tarantino e Robert Rodriguez. È questa la conclusione di una ricerca che è arrivata sul tavolo del Consiglio di sicurezza dell’Onu, al think tank Brookings Institution e alla redazione del New York Times. Il responsabile dello studio è Javier Lesaca, un ricercatore dell’Università George Washington.

LA RELIGIONE NON C’ENTRA

Da quando l’Isis ha dato il via alla propria campagna mediatica a gennaio del 2014, ha riversato su internet più di mille video. Secondo la ricerca, il 2% di questi ha come tema centrale la religione, mentre gli altri trattano argomenti sociali e politici. Dopo aver visionato tutti i filmati dei drappi neri, lo studio è giunto alla conclusione che queste produzioni siano pensate per giovani che non amano leggere. E non parlano troppo di religione perché “i ragazzi di terza generazione di Marsiglia non vanno in moschea”.

RIFERIMENTI CINEMATOGRAFICI

I ricercatori si sono concentrati sugli aspetti di propaganda del gruppo jihadista e di come questa subisca più l’influenza dei modelli cinematografici di Hollywood che del Corano. I video dell’Isis contengono chiari riferimenti all’estetica audiovisuale di Tarantino e Rodriguez; ai videogiochi Grand Theft Auto, Mortal Kombat e Call of Duty e a serie tv come Homeland e Person of interest.

COME NEI FILM

“Molti dovrebbero imparare dall’Isis come usare i social network”, ha scritto Lesaca sul sito del Brookings Institution. Secondo il Washington Post, molti video del Califfato “vengono filmati come fossero una vera produzione cinematografica, con violenze e aggressioni false, solo per fare colpo sul pubblico”. Una gran percentuale di questi prodotti si ispira alla saga Saw, che ha come protagonista un assassino. O ai videogiochi Mortal Kombat, dove si uccide in una maniera molto scenografica. In un video di Isis, un jihadista decapita un prigioniero e in quel momento quasi tutta le immagini diventano in bianco e nero. L’unico colore è quello del sangue. Proprio come in Kill Bill di Tarantino e Sin City di Rodriguez.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=a3aFv8IQb4s[/youtube]

TRA SOLIDARIETÀ E VIOLENZA

Mujatweets è una serie a puntate che mostra persone ferite in un ospedale e come i jihadisti offrano parole d’incoraggiamento e caramelle e gelati ai bambini.
Ma altri video sono più crudeli. Nessun fondamentalista islamico aveva finora ucciso e registrato annegamenti e decapitazioni come l’Isis. Per cercare di fermare l’impatto di questi filmati, alcune emittenti televisive come Al Jazeera (e anche la Rai in Italia) hanno deciso di non trasmettere né dare spazio a questi video.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=i357G1HuFcI[/youtube]

LE CASE DI PRODUZIONE

Da luglio del 2014, lo Stato Islamico ha caricato in Rete una media di due video al giorno. Tra le 15 e le 21, ora locale in Siria, fascia oraria nella quale i ragazzi si collegano su internet più frequentemente. Isis conta su 36 case di produzione ufficiali. Furqan, fondata nel 2004 da Al Qaeda in Irak, Al Hayat Media Center (qui l’articolo di Formiche.net) e Al Ittissam sono quelle più note a livello internazionale. Altre 33 case di produzione sono locali e operano in Siria, Iraq, Yemen, Egitto, Libia, Algeria e Afghanistan.

L’ATTORE UNITO AI CURDI

Ma c’è anche chi lascia Hollywood per combattere i drappi neri. L’attore britannico Michael Enright è andato via da Los Angeles per arruolarsi nelle milizie curde e combattere il Califfato. Enright fa parte delle Unità di protezione del popolo dallo scorso marzo. Sui social network ha spiegato che lo fa per difendere i prigionieri occidentali e per onorare la memoria del pilota giordano Maaz al Kassasbeh (qui le foto). L’attore di 51 anni ha recitato in Pirati dei Caraibi e Notte e giorno con Tom Cruise.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=BUTzPetj_tM[/youtube]

Ecco come i video di Isis imitano Hollywood

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