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“L’iniziativa di Francesco Rutelli poiché non aveva bandiere politiche ha permesso a tutti di discutere del futuro di Roma. Lui più inclusivo di Matteo Renzi? È più facile essere inclusivi quando non si ha un ruolo politico, ma certamente mentre Roma avrebbe bisogno di una Costituente, il Pd commissaria i circoli, esclude militanti e dirigenti”. Parla Stefano Fassina, ex viceministro dell’Economia, fondatore di Sinistra italiana.

Onorevole Fassina, sta dicendo che Rutelli è meglio del premier e segretario del Pd con il quale ha litigato?
Con Renzi innanzitutto non c’è stata una lite, ma un dissenso profondo su temi fondamentali come il lavoro, la scuola, la democrazia, lo sblocca Italia. Un dissenso provocato dal fatto che il governo ha imposto al Parlamento soluzioni contraddittorie rispetto al programma con il quale siamo stati eletti. Quella di Rutelli non era una iniziativa politica, ma programmatica per analizzare i problemi di Roma e proporre soluzioni. Altrimenti non avrei partecipato. Sono andato ad ascoltare perché ci sono alcuni temi da affrontare, da parte di tutti con una competizione chiara, come condizioni preliminari.

Ma cosa c’entra lei con un personaggio di centro e dall’impostazione liberista come Alfio Marchini, anche lui presente all’iniziativa di Rutelli?
Nulla. Ma era, ripeto, un’iniziativa dal taglio programmatico. Il confronto per quanto mi riguarda è a 360 gradi. Proprio oggi ho inviato una lettera a tutti i parlamentari di tutti i partiti eletti a Roma per trovarci e provare a definire insieme un intervento sull’assetto istituzionale della città metropolitana. Questo fa parte di quelle precondizioni perché chiunque vinca venga migliorata l’efficienza e la qualità dell’amministrazione nei confronti dei cittadini e delle imprese. Per Roma è necessaria una Costituente.

Rutelli sembra averla avviata, riempiendo un vuoto del Pd. È più inclusivo di Renzi?
Rutelli si è mosso su un altro piano, non politico. Del resto la sua iniziativa ha registrato interventi di tutti i tipi, compresi quelli di figure superistituzionali come il prefetto Franco Gabrielli e il presidente del Censis Giuseppe De Rita.

Il Pd ha perso un’occasione?
Nel momento in cui ci si muove fuori dal terreno politico-elettorale è evidente che è più semplice interloquire a 360 gradi. Poi, è chiaro, fuori dalle ipocrisie, che il Pd a Roma è un partito rattrappito nel circuito dei commissariamenti, un partito che esclude non solo gli esterni ma anche larga parte dei suoi dirigenti parlamentari e dei militanti. Rutelli ha svolto una funzione utile per la città.

Con la sua candidatura a sindaco non teme, come accadde in Liguria, di far perdere la sinistra magari a favore del centrodestra o del Movimento 5Stelle, per il quale non ha ecsluso di votare al ballottaggio?
Noi puntiamo ad arrivare al ballottaggio e quindi a non replicare il risultato ligure. Il problema è diverso: una fetta molto rilevante dell’elettorato del Pd non va a votare. Faccio un esempio: in Emilia non c’era l’ opzione di un ex pd in campo e ha votato il 37 per cento dell’elettorato…

Potrebbe allearsi con l’ex sindaco Ignazio Marino?
Il dialogo non si è mai interrotto. Lui ha compiuto atti rilevanti di discontinuità come l’avvio della bonifica delle aziende municipalizzate, la chiusura della discarica di Malagrotta, le scelte fatte in materia urbanistica. Noi cercheremo di coinvolgere le migliori energie che sono state messe in campo da Marino.

Renzi a questo punto le direbbe più “Fassina chi?”?
Non ha avuto rilevanza allora, non avrebbe rilevanza adesso. Io certamente non me ne andai per questo. Ma quella battuta era chiaramente indicatrice di una direzione di marcia politica per me insostenibile.

Perché sono andato alla Leopolda di Rutelli. Parla Fassina

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