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Prima Giove, poi Marte. Sono queste le prossime tappe di un viaggio che non conosce soste e continua a riservare sorprese, quello della razza umana tra le stelle. Qual è lo stato della collaborazione tra Stati Uniti e Italia in questo settore? Quali i numeri di questa partnership? E quali nuove conquiste attendono la Terra nello spazio?

Sono alcuni degli aspetti analizzati in una conversazione di Formiche.net con Dava Newman, vice amministratore dell’agenzia spaziale americana e professore di aeronautica, astronautica e ingegneria dei sistemi al Massachusetts Institute of Technology.

Quali sono l’agenda e i temi dei suoi incontri in Italia?

Sono qui per incontrare esponenti del governo, istituzioni che si occupano di spazio e i nostri partner industriali. Gli incontri vertono sulla collaborazione tra la Nasa e l’Italia per ciò che riguarda in particolare la Stazione spaziale internazionale, l’Iss, e il contributo del vostro Paese alla collaborazione nel futuro dell’esplorazione. Ma anche per estendere al pubblico e in particolare agli studenti la conoscenza delle nostre attività e, perché no, sperare che i migliori si uniscano a noi.

In quali progetti collaborano la Nasa e il nostro Paese?

Ce ne sono diversi. Uno tra i più importanti è senza dubbio la missione Mars per il Pianeta rosso. Anche se l’evento è previsto nel 2018, la parte di costruzione e testing sono concluse o quasi. L’Italia ha collaborato alla sollevazione dei carichi pesanti e alla fabbricazione della capsula. Anche i rover su Marte hanno componentistica italiana. Va menzionata anche la missione Cassini su Saturno, condotta in collaborazione con l’Asi, l’Agenzia spaziale italiana. E poi le competenze della Penisola sono importantissime anche per radar e strumentazioni di altro tipo. Impossibile citare tutto.

A quando l’arrivo dell’uomo sul Pianeta rosso?

Nel 2030 dovremmo tornare su Marte, ma per la prima volta con degli esseri umani. Uno degli obiettivi è ricercare nuove forme di vita. Ci sono ancora molte sfide tecnologiche da affrontare per raggiungere questo traguardo, ma il percorso è già avviato.

A cosa lavorate a breve termine?

La prossima settimana, il 3 dicembre, è previsto il lancio cargo della compagnia Usa Orbital Atk. Anche in questo caso il vostro Paese ha contribuito, impegnandosi nella costruzione di uno dei moduli. Ciò ci consentirà di avere un carico di gran lunga superiore a tutto quello che siamo riusciti ad avere finora e ci sarà molto utile anche per l’Iss e per altre stazioni. Se il 2015 è l’anno dei pianeti nani come Plutone e Cecere, il prossimo, in estate, andremo su Giove con la missione Juno. Osserveremo da vicino il pianeta più grande del Sistema solare. Inutile dire che anche in questo caso c’è stato un supporto italiano.

Quali sono i numeri di questa partnership?

La collaborazione della Nasa con l’industria aerospaziale italiana è estremamente importante. Non dimentichiamo che ci sono in totale circa 50mila persone che, a vari livelli e in vari settori, operano in questo campo.

Cosa dice invece degli astronauti italiani? È ancora viva l’emozione per Samantha Cristoforetti, rientrata sulla Terra. Tra due anni, nel 2017, toccherà a Paolo Nespoli andare sull’Iss.

Entrambi sono ottimi professionisti. Nespoli, poi, è alla sua seconda missione. Ha molta esperienza. La cosa più importante è che, così come Luca Parmitano, rappresentano un’ispirazione e un esempio da seguire per molti ragazzi italiani.

Quando pensa, invece, che anche la gente comune andrà nello spazio, magari per passare una vacanza tra le stelle?

Per lo spazio più vicino, l’orbita terrestre bassa, si ipotizza che già intorno al 2020 ci sarà questa possibilità. Sono molte le aziende che stanno cercando di organizzarsi per far questo, con grossi investimenti. È un sogno che ci tocca tutti e che la Nasa segue con attenzione.

In un momento di crisi diffuse, lo spazio sarà un posto in cui le nazioni della Terra lavoreranno assieme o costituirà un nuovo terreno di scontro?

Oggi rappresenta senza dubbio un esempio di cooperazione. Un esempio è dato dall’Iss, dove lavorano assieme quindi Paesi differenti. Per il futuro, dunque, siamo incoraggiati a ben sperare.

Ecco come arriveremo su Marte. Parla Dava Newman (Nasa)

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