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Meglio aspettare il voto di novembre: questo il messaggio statunitense ai partner del Quad, veicolato intanto attraverso le ambasciate di Australia, India e Giappone. Messaggio che sta iniziando a diventare pubblico attraverso ragionamenti come quello di Eric Garcetti, star politica democratica già dalla vittoria elettorale a Los Angeles e attualmente ambasciatore in India — Paese centrale per la strategia globale Usa.

I quattro alleati del super-formato di dialogo e cooperazione strategica che taglia tutto l’Indo Pacifico potrebbero non essere in grado di incontrarsi per un vertice in India prima delle elezioni americane, ha detto Garcetti parlando al Festival della Letteratura di Jaipur, in occasione di un dibattito con gli inviati di Australia e Giappone.

Il festival è considerato d’ispirazione più progressista, mentre il governo di New Delhi è guidato dal conservatore Narnedra Modi — che tra pochi mesi cercherà un nuovo mandato. Molto va letto con questa scenografia in mente.

L’agenda del Quad sarebbe “più produttiva” verso la fine del 2024, dice l’ambasciatore americano, spiegando che il calendario elettorale e le esigenze della campagna per Usa2024 renderanno difficile un viaggio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden a New Delhi — che dovrebbe ospitare il vertice dei quattro.

In precedenza, Biden aveva declinato l’invito a partecipare alla parata della Festa della Repubblica del 26 gennaio, la quale doveva essere seguita dall’incontro del Quad. Secondo le informazioni di Formiche.net, New Delhi ha in parte interpretato come una volontà politica l’assenza di Biden — poi rimpiazzata dall’invito a essere ospite d’eccezione alla festa nazionale indiana accettato dal francese Emmanuel Macron. Per il democratico sarebbe sconveniente in questo momento farsi vedere troppo vicino al nazionalista Modi, soprattutto in una fase in cui entrambi cercano un nuovo mandato? Sebbene Modi con ogni probabilità vincerà comunque le elezioni, il democratico vuole evitare di esporsi e sembrare un suo sponsor? Oppure è proprio solo questione di agenda?

Così dice Garcetti. “Per quanto il 2023 sia stato un anno entusiasmante per le relazioni bilaterali, con la visita di Stato del premier Modi, la visita del presidente Biden in India per il vertice del G-20, l’India come destinazione numero uno per i membri del gabinetto degli Stati Uniti e la visita del segretario al Tesoro Janet Yellen nel Paese (per quattro volte in India per conto dell’amministrazione Biden, ndr) abbiamo bisogno di tempo per rimettere insieme l’agenda”, ha detto il diplomatico americano rispondendo “assolutamente sì” a una esplicita domanda di The Hindu — “Biden verrà in India per il vertice del Quad?”.

Garcetti ha anche respinto l’idea che la possibilità che il candidato repubblicano, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sconfigga Joe Biden alle elezioni di novembre possano influire sulle relazioni bilaterali o quadrilaterali tra India e Stati Uniti. Secondo le informazioni di Formiche.net, gli Stati Uniti vorrebbero evitare adesso la visita e il conseguente incontro del Quad anche per non rischiare di alterare il clima di comunicazione in corso con la Cina.

Il dialogo comunque continua, anche se passa su un binario meno aulico: nel corso di questo mese si terranno alcune discussioni del Quadrilatero sulla tecnologia, a margine degli incontri dell’Iniziativa sulle tecnologie critiche ed emergenti (iCET). Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale statunitense, Jake Sullivan, dovrebbe guidare una delegazione a Delhi per colloqui l’omologo indiano, Ajit Doval (figura centrale del potere di Modi), per gli incontri intersessionali dell’iCET e per intervenire ai Raisina Dialogue — conferenza annuale organizzata  tra il 21 e il 23 febbraio dal ministero degli Affari Esterni indiano insieme al think tank locale Observer Research Foundation.

Il Quad 1.0 è acqua passata

Al panel di Jaipiur, composto anche dall’ex primo ministro australiano, Malcolm Turnbull, e dall’ex ministro degli Esteri indiano, Shyam Saran (2004-2006), si è parlato anche di come il primo ciclo di impegno del Quad, attivo dal 2005 al 2007, si sia interrotto prima di essere ripreso nel 2017 dai quattro Paesi coinvolti — quando l’allora segretario di Stato trumpiano, Mike Pompeo, rilanciò l’iniziativa e arrivò all’obiettivo di istituzionalizzarlo e farlo essere anche un vettore della strategia di contenimento della Cina.

La fine del Quad 1.0 è un tema complesso che tocca il ritiro australiano, le pressioni della Cina, i contatti tra Pechino e l’Indian National Congress (che ai tempi governava a New Delhi) e la condivisione di intenti che si stava costruendo tra il Giappone e il Bharatiya Janata Party, le posizioni statunitensi più aperte verso la Repubblica popolare. Il clima è totalmente cambiato nel giro di un decennio. Il mondo unipolare ipotizzato ai tempi da Barack Obama si è dimostrato utopico, il “Pivot to Asia” diventato inimmaginabile senza un confronto con la Cina e senza la strutturazione di un’alleanza super solida, il peso che Paesi come il Giappone e l’India hanno sulle dinamiche internazionali s’è moltiplicato.

“Mettendo da parte la storia, quello che il Quad è oggi è un grande successo”, ha detto durante il panel a Jaipur l’ambasciatore giapponese Hiroshi Suzuki. In effetti, appena quattro anni fa non c’erano riunioni dei leader, né occasionali riunioni di alti funzionari, né comunicati congiunti. Ora vi sono vertici annuali, posizioni comuni sui grandi temi globali, nuove attività e programmi di lavoro.

Usa, India, Giappone e Australia hanno integrato le loro strategie e questo “Quad 2.0” sembra destinato a essere uno dei punti fermi che caratterizzerà il futuro dell’Indo Pacifico (dunque globale), basato sulla consapevolezza del dominio marittimo, sul dialogo per la creazione di standard riguardo alle tecnologie critiche ed emergenti, sui progetti spaziali e sull’assistenza allo sviluppo del Global South nella regione.

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