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Conseguita la maturità, Maria Elena Boschi si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza all’Università di Firenze. Del resto, a 11 anni il suo sogno era di diventare magistrato, anche per l’emozione suscitata dalla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, come lei stessa ha raccontato. La medesima “ispirazione” che, qualche anno prima, aveva spinto anche Renzi a scegliere gli studi in legge. 

Si laurea (sempre con il massimo dei voti, 110 e lode), è cultore della materia presso la cattedra di Diritto commerciale e consegue un master in Diritto societario. Forte di questo curriculum, entra nello studio legale di Umberto Tombari, dove all’epoca lavorava Francesco Bonifazi, suo ex fidanzato, oggi un “renziano” di ferro e tesoriere del Pd, ancora molto amico di Maria Elena (anche quest’anno hanno trascorso le vacanze insieme a Formentera). Non uno studio legale qualsiasi, ma il più importante di Firenze in tema di diritto societario. Tombari, avvocato civilista, professore ordinario di Diritto civile all’università, dal maggio 2014 è presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, lo “scrigno” della finanza fiorentina, che detiene il 3,2 per cento delle azioni di Intesa Sanpaolo. Attuale vicepresidente dell’Acri, l’associazione delle Fondazioni bancarie, in passato è stato (nominato da Renzi) presidente della partecipata del Comune “Firenze mobilità”, nel 2001 è stato membro della commissione ministeriale per la riforma del diritto societario voluta dall’allora ministro della Giustizia Michele Vietti ed è stato chiamato dal ministro Corrado Passera (governo Monti) a collaborare alla stesura del decreto “Sviluppo Italia”. Per una giovane studiosa che sognava di diventare un’avvocatessa, la strada è già segnata: Maria Elena entra nella professione dalla porta principale.

Nello studio di Tombari Maria Elena rimane, formalmente, fino alla nomina a ministra, anche se l’attività effettiva si è molto ridotta fin dall’impegno delle primarie del 2012. All’università aveva seguito alcuni corsi tenuti da Tombari che si ricordava di lei come «di una molto brava» e che quindi, dopo un colloquio, la prese come praticante. Era stata sistemata in una grande stanza, insieme alla segretaria, e si dava da fare. Arrivò proprio mentre lo studio stava traslocando e c’è chi la ricorda con la scopa in mano a pulire le stanze. Ma non era quello il suo lavoro.

Nello studio impara e si fa strada. «Era nel mio team, insieme ad altri. Una ragazza che sapeva fare gioco di squadra, aveva capacità organizzativa e sangue freddo» ricorda oggi Tombari. «Anche quando le erano affidate pratiche che non conosceva non mostrava di aver timore. Penso che sarebbe diventata una grande avvocatessa.» Quella carriera sembra ormai finita, ma per l’avvocato fiorentino, Boschi ha le carte in regola per far strada anche nella politica. «La politica dentro ce l’ha» afferma «ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe diventata ministra, nemmeno lei, ma questo è il bello della vita. Io credo che abbia i numeri per durare: è intelligente, preparata ed è strutturata caratterialmente, è ambiziosa ma sa fare squadra e ha mantenuto i piedi per terra, una cosa importante.

Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi

Maria Elena Boschi vista dall'avvocato Tombari

Di Alberto Ferrarese e Silvia Ognibene

Conseguita la maturità, Maria Elena Boschi si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza all’Università di Firenze. Del resto, a 11 anni il suo sogno era di diventare magistrato, anche per l’emozione suscitata dalla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, come lei stessa ha raccontato. La medesima “ispirazione” che, qualche anno prima, aveva spinto anche Renzi a scegliere gli studi in legge.  Si laurea (sempre con il massimo…

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