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“C’è un dato che mi ha detto uno studioso della demografia: in questo momento gli investimenti che danno più reddito sono la fabbrica di armi e gli anticoncezionali: uno distrugge la vita, l’altro impedisce la vita. E questi sono gli investimenti che danno più reddito, è brutto”.

Il papa in occasione degli Stati Generali della natalità ha messo sullo stesso piano le armi e i contraccettivi come strumenti di morte. Si tratta di un accostamento arduo e “pesante” quello tra una mitragliatrice e una pillola abortiva, ma è così ed è giusto che lo abbia fatto. Per questo ci riconosciamo totalmente nel pensiero del pontefice.

Ecco, era proprio quello che aspettavamo da tempo: che venisse cioè proclamata la Dottrina sociale della Chiesa in tutta la sua completezza, non a pezzi, ma in tutta la sua integralità in tema di valori non negoziabili ed in tema di geopolitica, socialità, guerra e pace. Ci chiediamo perciò come la metteranno e cosa diranno, da una parte, coloro che da pacifista hanno fatto di papa Francesco il proprio portabandiera ed ora se lo ritrovano a difendere la vita fin dal concepimento e a criticare la pillola abortiva, espressione di una libertà senza limiti e senza responsabilità; e, dall’altra, coloro che ritengono che la guerra, quelle attuali tra Russia ed Ucraina e tra gli israeliani e i palestinesi siano non solo inevitabili, ma addirittura necessarie e auspicabili e questi sono gli stessi che sono i difensori dei cosiddetti valori non negoziabili.

Le parole di papa Francesco agli Stati Generali sulla Natalità dimostrano come il tema della centralità della vita non risparmi alcun aspetto del dibattito politico, in Italia e nel mondo intero: il collegamento tra la deriva ideologica pro-abortista e la superficialità con la quale vengono archiviate le proposte di piattaforme di pace sui fronti bellici, dimostra l’incapacità dell’opinione pubblica e della classe dirigente di muoversi nella direzione della tutela dell’essere umano, presupposto imprescindibile per la salvezza dell’umanità e le prospettive di benessere e di crescita economica e sociale.

Occorre “lungimiranza a livello istituzionale, urgono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine”, ha detto il pontefice…..”C’è bisogno di un impegno maggiore da parte di tutti i governi, perché le giovani generazioni vengano messe nelle condizioni di poter realizzare i propri legittimi sogni”… bisogna “porre una madre nella condizione di non dover scegliere tra il lavoro e cura dei figli; oppure liberare tante giovani coppie dalla zavorra della precarietà occupazionale e dell’impossibilità di acquistare una casa”…

La natalità è un tema che ha a che fare con l’esistenza stessa della società, così come la famiglia, secondo la Dottrina sociale della Chiesa richiamata nei giorni scorsi da papa Francesco.

Se il papa quindi accende la luce sugli investimenti che danno più reddito e profitto di tutti, le fabbriche di armi e di anticoncezionali, ragiona su un dato di fatto: la morte domina l’immaginario ideologico di una parte del mondo, per affermare una società del futuro senza i figli e senza la pace. La Dottrina sociale della Chiesa cattolica prevede la legittima difesa, ma questa va esercitata all’interno di alcune condizioni, inquadrando il problema della “guerra giusta” sul piano etico e teologico.

Papa Bergoglio è impegnato fin dall’inizio di questa “guerra mondiale a pezzi” nella ricerca di una trattativa di pace tra Ucraina e Russia e tra israeliani e palestinesi ed ha parlato della produzione delle armi solo per fare affari a spese dell’umanità. Non è la prima volta che il Santo Padre batte su questo tema che gli sta molto a cuore. Lo aveva fatto – tanto per citare solo qualche suo intervento – nell’udienza generale del 29/11/2023 quando aveva affermato che: “… Sempre è una sconfitta, tutti perdono. Tutti no, c’è un gruppo che guadagna tanto: i fabbricanti delle armi. Questi guadagnano bene, sopra la morte degli altri”… “La gente “non vuole armi, ma pane”, aveva detto ancora Papa Francesco nell’Urbi et Orbi natalizio, riprendendo le parole di Madre Teresa di Calcutta quando, nel 1979, ricevette il Premio Nobel per la Pace. “Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri”. Recentemente nell’Udienza generale del primo maggio scorso, ha sostenuto ancora con forza che: “È ‘terribile’ che gli investimenti più redditizi siano quelli che fanno guadagno ‘con la morte’”. E denunciava che: “Purtroppo oggi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi. Terribile, guadagnare con la morte. Chiediamo la pace, che vada avanti la pace”.

E questo è proprio vero se solo si prendono in esame le cifre spaventose riportate dal Rapporto pubblicato dall’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, secondo il quale, la spesa militare globale ha raggiunto nel 2023, 2.400 miliardi di dollari, con Stati Uniti e Cina che hanno una quota rispettivamente del 37% e del 12% della spesa mondiale ed aumenti del 2,3% e del 6%, poi Russia, India e Arabia Saudita. La Nato ha raggiunto 1.341 miliardi di dollari, pari al 55% della spesa militare mondiale, mentre la Russia ne spende circa un decimo. La spesa militare di Israele, la più grande dell’intera regione, dopo l’Arabia Saudita, è cresciuta del 24%, raggiungendo i 27,5 miliardi di dollari.

E così il grave problema della denatalità e la tragedia delle guerre stanno creando una terra di vecchi, senza figli, di belligeranti e di famiglie distrutte. E questo mondo caratterizzato sia dal gelido inverno demografico sia dalla nuova guerra fredda mondiale ed a pezzi è destinato a soccombere a una logica irrazionale e cinica.

Ecco perché quello che è un vero e proprio manifesto del papa su armi, aborto e contraccezione è l’esatta sintesi di una piattaforma destinata all’universo cattolico, che deve avere il coraggio di farsi avanti e di affermare l’universalità della Dottrina sociale, che coniuga vita, pace ed eguaglianza con la vera libertà, che è quella di esercitare una buona e responsabile coscienza, laica o cristiana.

Prepotentemente in questi giorni con le parole del Santo Padre vengono perciò fuori alcune verità. La prima sul piano del diritto alla vita, di un evidenza sconvolgente ed elementare: senza un padre ed una madre non ci sarebbe l’umanità.

La seconda sul piano dei rapporti tra Stati e sulla pace che fa emergere l’enorme sproporzione tra spese militari, che continuano a mietere vittime innocenti, soprattutto donne e bambini, e aiuti contro la malattie e la fame, che lasciano morire milioni di essere umani senza cibo e medicinali.

 

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Secondo Riccardo Pedrizzi il papa agli Stati Generali della natalità su armi, aborto e contraccezione ha espresso un vero e proprio manifesto destinato all’universo cattolico

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