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Nella Difesa non si può andare avanti con tagli lineari. Servono programma e risorse certe da investire a lungo termine. Sono state queste le parole di Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica, che è intervenuto martedì scorso al convegno del Centro Studi Internazionali sul futuro dell’Esercito italiano chiedendo “certezza” delle risorse e dei programmi e invitando i decisori politici ad avere il coraggio di fare “scelte mirate”.

Ecco le parole di Moretti, l’analisi di Michele Nones, direttore del programma Sicurezza e Difesa dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), e le previsioni contenute nel libro Libro Bianco della Difesa approvato ad aprile scorso per fare il punto sul tema sollevato dal capo azienda del gruppo presieduto da Gianni De Gennaro.

LE PAROLE DI MORETTI

“Un’impresa per poter dare fiducia e la giusta tranquillità agli stakeholder deve capire quali sono le strategie della politica e delle forze militari che devono dare indicazioni di sistema in modo che noi possiamo meglio organizzare la nostra missione”, ha detto Moretti al convegno. L’amministratore delegato di Finmeccanica ha ribadito la necessità che “i decisori politici e militari abbiano il coraggio di fare scelte mirate”. Quindi: “Non si può andare avanti con tagli lineari. Servono programma e risorse certe. Le risorse che ci sono devono avere la possibilità di essere programmate a lungo termine. No incertezza e intermittenza ma certezza”. Per Moretti inoltre “non possiamo ogni anno reinventarci i programmi”.

L’ANALISI DI NONES

Per Michele Nones, direttore del programma Sicurezza e Difesa dello IAI, è anche una questione di coerenza: “Se si definisce un’attività strategica per il Paese, bisogna conseguentemente concentrarvi le energie e le risorse disponibili e non disperderle a pioggia su troppi fronti. Ma bisogna anche assicurare un livello minimo di finanziamenti, stabili nel tempo, senza i quali è inutile cercare di attuare una politica di settore”, ha scritto di recente sulla rivista Affari Internazionali. Nones ha ricordato che “in tutti i paesi l’innovazione tecnologica è sostenuta direttamente o indirettamente dai governi, poco importa se attraverso politiche fiscali, della ricerca, della formazione, disponibilità di finanziamenti, realizzazione di infrastrutture, centri e istituti di ricerca”.
Concentrandosi sul caso italiano Nones ha sottolineato come il nostro Paese sia entrato in ritardo, rispetto ai Paesi concorrenti, nei settori ad elevata tecnologia.

Il risultato? “Oggi, fra i pochi settori sopravvissuti, il principale è rappresentato dall’aerospazio, sicurezza e difesa” che “aggiunge alla componente tecnologica e industriale una caratteristica unica ed essenziale, quella della tutela e della difesa del proprio sistema-paese”.
“Qui lo Stato – ricorda Nones – oltre che “regolatore” del mercato, principale acquirente, sostenitore dell’export, finanziatore della ricerca tecnologica, è anche azionista di riferimento dei principali gruppi industriali nazionali, Finmeccanica e Fincantieri. Ma “questa seconda funzione si estrinseca quasi esclusivamente con la nomina dei suoi vertici e non con la definizione e coerente attuazione di una politica di settore, anche a causa della mancanza di una cabina di regia che raccolga e superi le diverse competenze e gelosie ministeriali”. “Decidere dove vogliamo restare, dove possiamo accettare di essere interdipendenti coi partner europei, dove dobbiamo abbandonare il campo, è una responsabilità del Governo che non può essere elusa o delegata”, ha commentato il Direttore del programma Sicurezza e Difesa dello IAI.

PREVISIONI E VANTAGGI DEL LIBRO BIANCO

La previsione di riduzione della spesa si rintraccia anche nel Libro Bianco della Difesa, il documento di politica militare che definisce per i prossimi 15 anni il ruolo e le caratteristiche della Difesa italiana, approvato ad aprile scorso dal Consiglio supremo di Difesa.

A causa delle ristrettezze di bilancio il documento annuncia la riorganizzazione del personale della Difesa italiana con la conseguente “impossibilità di presidiare adeguatamente tutti i settori della manutenzione e della gestione tecnica dei mezzi e dei sistemi”. Problema che il Libro Bianco prova ad aggirare attraverso “l’esternalizzazione di alcune funzioni della Difesa a imprese o società private” e la “realizzazioni di partnership pubblico-private”. In quest’ottica, spiega il documento, ci potrà essere la possibilità “che l’industria possa assorbire alcune strutture tecnico-industriali della Difesa” e “il relativo personale” grazie a norme ad hoc.

Per perseguire l’efficienza, inoltre, la definizione delle capacità militari sviluppate in collaborazione internazionale con gli alleati Nato e gli Stati membri dell’Ue richiederà, secondo quanto sancito dal Libro Bianco, maggiori consultazioni e coordinamento “per evitare duplicazioni e assicurare che non si creino lacune o si danneggi il regime di sicurezza degli approvvigionamenti o del controllo degli assetti tecnologici e industriali”.

Comunque grazie ad un processo di integrazione operativa, il libro Bianco annuncia una serie di risparmi che permetteranno di “comprare nuovi equipaggiamenti, che d’ora in poi saranno inseriti in leggi pluriennali (della durata di 6 anni), dando maggiore stabilità ai programmi e maggiori certezze alle imprese impegnate. Quest’ultime gioveranno anche della cooperazione del Ministero dell’Università e Ricerca e del Ministero dello sviluppo economico ai programmi della Difesa, che si arricchirà di un piano di coordinamento interministeriale che individuerà e imposterà le aree tecnologiche e scientifiche in cui indirizzare queste risorse per la creazione di nuovo know-how”.

Secondo gli autori del documento inoltre un’evoluzione in senso più interattivo e integrato tra Difesa e industria può “facilitare la pianificazione congiunta per futuri investimenti e programmi su tempi medio-lunghi, consentendo all’industria di collaborare nell’individuazione delle soluzioni migliori” per le necessità delle Forze armate ed agevolare la ricerca in tecnologie duali, utilizzabili cioè tanto in campo militare quanto in quello civile.

 

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