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Si era avviato il 18 luglio, nella casa del Beato Antonio Rosmini a Rovereto, con il documento appello all’unità, il percorso che porterà le diverse anime dei popolari italiani, dei liberali e riformisti all’obiettivo finale del Forum nazionale da cui si intende far nascere il nuovo soggetto politico del centro italiano.

Il 29 novembre è stato siglato il Patto di Orvieto tra i Popolari liberali di Carlo Giovanardi, i Popolari per l’Italia di Mario Mauro, il movimento IDEA di Gaetano Quagliariello e l’Associazione Liberi e Forti, con il quale si sono riconfermate le conclusioni di Rovereto e ancor meglio precisate le tappe successive da compiere per la nascita del nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans-nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori, alternativo al socialismo trasformista renziano, ai populismi estremi e alla sinistra post comunista.

Si attendevano i deliberati del NCDU di Mario Tassone, che ha riunito la propria conferenza nazionale il 12 dicembre a Roma, conclusasi con l’approvazione della relazione del segretario nazionale e l’impegno “a svolgere ogni azione al fine di un coordinamento con i vari soggetti politici e movimenti con cui è in atto un confronto per realizzare un nuovo soggetto politico federato di centro, con l’obiettivo di presentarsi alle prossime scadenze elettorali amministrative e politiche”.

Quarta tappa ieri, 13 dicembre, a Roma con il Congresso nazionale dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro.  Il Congresso, oltre alla riconferma del senatore Mauro alla guida del partito e alla nomina della nuova direzione, ha confermato l’adesione di tutto il partito al Patto di Orvieto, compiendo in tal modo, come ha ricordato Potito Salatto, Vice segretario nazionale dei Popolari per l’Italia, “un significativo passo in avanti verso la costituzione di un soggetto politico unico dei popolari italiani che si pone al centro dello scenario politico italiano, distinto dal renzismo e distante dal grillismo”.

Numerosi gli interventi nel dibattito, tra i quali quello di Carlo Giovanardi che ha ribadito le ragioni di dissenso dalla linea portata avanti dal NCD in contrasto con le motivazioni fondative di quel partito; di Luciano Ciocchetti per i Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto,  esprimendo apprezzamento e  interesse al progetto di ricomposizione dell’area dei moderati italiani la cui leadership dovrà essere definita partendo dalle realtà territoriali; di Ivo Tarolli e Mario Tassone del NCDU, che hanno offerto al convegno, con le conclusioni della loro conferenza nazionale, la volontà di continuare nel progetto a partire dalla costruzione di liste unitarie sin dalle prossime elezioni amministrative di primavera.

Impegno confermato anche da Pino Bicchielli a nome degli amici di Italia Unica di Corrado Passera, unitamente alla volontà di concorrere alla costruzione del nuovo soggetto ampio, inclusivo e in grado di porsi quale credibile alternativa al renzismo dominante.

A metà congresso è giunta una lunga telefonata del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, il quale, riconoscendo la comune appartenenza al Partito Popolare Europeo, ha svolto un’ampia disamina delle condizioni gravissime in cui versa  il sistema democratico italiano insieme a quelle che lo stesso Mario Mauro aveva indicato come il vero “convitato di pietra” con cui  Renzi  si trova a dover fare i conti: la pesante realtà del Paese, distante anni luce da quel falso ottimismo che il giovane- vecchio politico fiorentino cerca di spandere quotidianamente senza costrutto. Il valore dello slogan di Rovereto: UNITI SI VINCE, è stato riproposto da Berlusconi riconfermando la volontà di battersi per ricostruire l’unità dei moderati per le prossime elezioni locali e per quelle politiche che verranno.

Particolarmente apprezzati anche i documenti inviati al congresso da Gaetano Quagliariello a nome degli amici di IDEA e da Flavio Tosi per il movimento del FARE. Se Quagliariello, riconfermando il Patto di Orvieto, ha offerto l’adesione di tutto il suo movimento-partito al progetto, Flavio Tosi ha ricordato le ragioni del suo interesse per il processo avviato sottolineando che servono: ”Coerenza, coraggio, e concretezza. Il vero rilancio dell’Italia non può che passare da qui. Il populismo, la demagogia, gli slogan, e le frasi ad effetto, si infrangono e continueranno ad infrangersi contro ciò che realmente chiede la gente, ossia proposte credibili per abbassare la pressione fiscale, una lotta a tutto campo contro una burocrazia elefantiaca, maggiore sostegno alle piccole e medie imprese per tornare a creare ricchezza e occupazione, una giustizia più giusta – rapida ed efficace – maggior sicurezza nelle città e difesa della famiglia naturale”.

Il documento di Tosi era supportato dalla realtà di un coordinamento già avviato nel Veneto tra i popolari e i liberali e riformisti, concretizzatosi nell’adesione della Lista civica e popolare dei veneti alla candidatura di Tosi alla guida della Regione (10,9 %di voti nella recente campagna elettorale), un modello quello del Veneto che nel mio intervento ho sollecitato ad attivare sia a livello nazionale, con un comitato di coordinamento unitario, paritetico, aperto e inclusivo a quanti sono interessati al progetto, che in tutte le sedi territoriali  dove sia concretamente possibile.

Dall’attuale suicida frantumazione dobbiamo assolutamente uscire per non restare inutili  comparse nel deserto culturale della  politica italiana. Ci conforta la certezza che siamo Nani, ma che possiamo essere Giganti se sulle nostre spalle ci porteremo con coerenza il Vangelo, la Dottrina sociale della Chiesa, il Popolarismo, il Cattolicesimo democratico, l’Umanesimo cristiano. Come ho ribadito ieri nel mio intervento al congresso: riappropriamoci consapevolmente di questo enorme patrimonio di Valori  e di Etica politica e scrolliamoci dell’afasia e con coraggio riprendiamo il cammino INSIEME ai tanti fratelli, uomini e donne di buona volontà.

Ieri a Roma si è fatto un altro passo importante verso l’obiettivo finale che ci dovrà vedere tutti riuniti  a primavera nel Forum nazionale dei Popolari, liberali e riformisti italiani, per dar vita al nostro nuovo rassemblement national sul modello dell’UMP francese, in grado di offrire, soprattutto a coloro che da tempo disertano le urne, ai ceti medi e popolari del terzo stato produttivo vittime della crisi complessiva del Paese, una nuova speranza.

Che cosa si è detto al congresso dei Popolari di Mario Mauro

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