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Carissimi lettori del Blog, carissimi ragazzi e giovani,

condivido con voi, sempre molto vigili e attenti, un evento curioso.

Lungo questi giorni molti dirigenti di Scuole Paritarie ricevono mail di “Soggetti Formatori” che si propongono per formare attraverso l’utilizzo del famoso bonus di 500 euro per i docenti ai sensi della L. 107/2015.

A parte l’ignoranza di chi indirizza simili mail alle scuole paritarie dimostrandosi “fuori dal mondo” (e comunque come possono formare se non hanno neanche letto la Legge che citano?), in questi aspiranti “soggetti formatori” si coglie la contraddizione marcata che assimila i docenti delle pubbliche paritarie ai docenti “veri” (quelli dello Stato) nell’immaginario di Enti e Istituzioni, come se già fosse scontato che ai primi spetti ciò che spetta agli altri. Il che non è.

Infatti è permesso utilizzare i 500 euro di bonus per l’aggiornamento solo dei docenti delle scuole pubbliche statali non per i docenti dell’altrettanto scuola pubblica paritaria. Come! Non sono forse tutti docenti abilitati che hanno conseguito i titoli nello stesso modo e insegnano in scuole pubbliche? Riflettiamo: gli insegnanti della scuola pubblica paritaria, la quale svolge un servizio pubblico per il quale lo Stato

  1. a) non spende una lira, e neppure per i bambini handicappati (alla faccia della Costituzione e di leggi tese a superare la discriminazione per sesso, religione, condizioni economiche o barriere architettoniche)
  2. b) si prende i soldi delle imposte dei genitori (che pagano pure la retta per il servizio pubblico della scuola pubblica paritaria),
  3. c) riceve alunni ben formati e istruiti a dovere, che lavoreranno e pagheranno le tasse, senza che a lui – Stato – non siano costati una lira,

questi insegnanti “pubblici paritari” NON hanno diritto ad alcun bonus. Eppure sono docenti laureati e abilitati e fanno un servizio pubblico allo Stato, ai cittadini…

Gli alunni, che questi docenti delle pubbliche paritarie istruiscono, conseguono titoli legali e vanno nelle università statali come gli altri. Samantha Cristoforetti è stata alunna di una pubblica paritaria, alle Medie e al Liceo. La sua preparazione scolastica di quegli anni ha avuto zero costi per lo Stato….

Non solo, i genitori degli alunni delle pubbliche paritarie pagano con le loro imposte il bonus di 500 euro, dopo aver pagato una retta (oltre alle tasse che lo Stato devolve per la scuola statale), per mandare i propri figli alle scuole pubbliche paritarie, che sono pubbliche, perchè fanno un servizio pubblico. Il servizio è pubblico indipendentemente dall’ente che lo gestisce.  Non è chi gestisce, che caratterizza il servizio come pubblico o privato. Il taxi è un privato che fa un servizio pubblico… La scuola paritaria è pubblica, perchè fa un servizio pubblico, come il San Raffaele o l’Auxologico… E lo è per la L. 62/2000, perchè ha tutte le caratteristiche legali descritte nella legge, tra le quali l’adesione a tutta la progettazione ministeriale, la conformità assoluta alle leggi sulla sicurezza, il contratto nazionale di lavoro. Lo  Stato ha docenti che per decenni sono stati licenziati a giugno e riassunti a settembre. In una scuola pubblica paritaria seria, questo non esiste. Vietatissimo dalla… legge dello Stato. Da galera.

Riguardo alla libertà di scelta educativa, in un pluralismo formativo (altrimenti che scelta è?) – che fa parte dei Diritti Umani – in Europa i genitori possono scegliere, tra le scuole pubbliche, statali o paritarie, l’educazione che vogliono. Tutte le scuole sono finanziate dai contribuenti, che possono scegliere la scuola che meglio aderisce alle proprie convinzioni. In Italia i Genitori sono interdetti… non possono scegliere. C’è la scuola di Stato (di regime?) e stop. Che libertà è?

Se non si arriverà all’introduzione del costo standard di sostenibilità per allievo, sarà la rovina della scuola pubblica statale. Ecco perché: un ragazzino della scuola pubblica statale oggi costa ai contribuenti tra i 7.000 e gli 8.000 euro l’anno. La pubblica paritaria costa al genitore la metà. Se si introducesse il costo standard di sostenibilità, con la eliminazione degli sprechi, con la cura dei docenti e delle strutture in modo intelligente, con tutte le facilitazioni per i bambini H, con un ticket che pagherebbero solo gli abbienti, lo Stato risparmierebbe 17 miliardi di euro all’anno. Non solo: tutte le famiglie potrebbero scegliere, tra scuole pubbliche, statali e paritarie. Ciò secondo la Costituzione italiana e la Dichiarazione dei diritti umani.

Oggi molti bambini poveri sono accolti nelle scuole paritarie di tutta Italia con agevolazioni enormi da parte della scuola e con un piccolo aiuto dell’unica Regione, la Lombardia (che ha confermato la dote scuola).

«Per noi è pazzesco che un genitore che desidera sceglierci non ci possa scegliere. Abbiamo i figli delle badanti e dei portinai. Sono bravissimi.

Noi lavoriamo per passione. La scienza, l’arte e la bellezza sono al cuore dei nostri interessi dal 1838, anno di nascita delle nostre scuole. Ancor prima del Regno d’Italia, della Repubblica Italiana.

Ecco cosa mi viene in mente quando leggo riguardo ai 500 euro…» dichiara una dirigente scolastica stanca di mail pirandelliane.

Un saggio, “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato” edito dal Giappichelli, spiega come superare la più grave ingiustizia sociale di cui l’Italia si macchia sin dal 1948: la mancanza di libertà di scelta educativa in un pluralismo formativo. Che la famiglia scelga la buona scuola pubblica che vuole, paritaria o statale! Ma è così difficile capire che “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” (Dante)?

Ragazzi, visto che gli adulti vogliono viver come bruti, datevi da fare voi a seguir virtute e conoscenza e ad ottenere quello che spetta a voi e alle vostre famiglie: la libertà di scegliere la buona scuola pubblica (paritaria o statale) che volete. Ciao!

Come rendere davvero buona la scuola

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