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Per questo chi si è stracciato le vesti, come ad esempio il berlusconiano Renato Brunetta che ha dato dell’opportunista a Renzi, avrebbe potuto impiegare più fruttuosamente il tempo invece di vergare una nota grondante indignazione.

Medesima indignazione, non solo di Brunetta, meriterebbe un’altra notizia, questa sì che induce a malinconia, quanto meno. L’assemblea plenaria dei presidenti dei Consigli regionali ha approvato all’unanimità – informa il Fatto Quotidiano – “la predisposizione di tre quesiti con l’obiettivo di istituire un referendum abrogativo su alcune norme dello Sblocca Italia e del decreto Sviluppo. Quelle che riguardano le trivellazioni in mare”. Una delle battaglie su cui si concentrerà il Movimento 5 stelle, come ha detto Gianroberto Casaleggio ieri sempre al quotidiano diretto da Marco Travaglio.

Ecco, da un lato i vertici dei partiti catechizzano sulla necessità di favorire la ricerca, lo sviluppo, la produzione di energia, dall’altro nelle regioni, e pure tra i governatori, proliferano tanti Pecoraro Scanio: i Verdi sono scomparsi ma il virus vetero ambientalista evidentemente ha contagiato tutti, o quasi tutti, i partiti.

Nelle regioni c’è ormai una sorta di concorrenza a chi è più turbo ecologista, lisciando il pelo a ogni protesta stile Nimby (a proposito, occhio a una bomba Nimby innescata da una recentissima sentenza del Tar del Lazio, qui dettagli e approfondimenti, ma Formiche.net tornerà a parlarne presto).

Emblematica un’altra notiziuola. Nella riunione dei governatori che si è tenuta giovedì scorso a Roma, in preparazione del prossimo passaggio in Conferenza Stato-Regioni dello schema di Dpcm che prevede la costruzione di dodici nuovi termovalorizzatori, il provvedimento in cantiere è stato contestato. Dietro richieste tecniche (rivedere i criteri alla base dello schema governativo) il Sole 24 Ore scorge “il solito effetto Nimby”.

L’effetto Nimby in Puglia, dove ieri era atteso Renzi per l’inaugurazione della Fiera del Levante a Bari, sta toccando livelli parossistici, con il governatore Pd, Michele Emiliano, che a volte sembra più assecondare che moderare le pulsioni anti industrialiste di una parte dei cittadini. D’altronde anche per questo motivo le sintonie con il premier Matteo Renzi non sono troppe. È stato lo stesso Renzi ad rimarcare le divergenze in una intervista rilasciata ieri alla Gazzetta del Mezzogiomo. Dal gasdotto Tap, su cui Emiliano è perplesso anche se il governo Renzi, come quello Letta, lo ritiene una infrastruttura strategica per l’Italia, allo Sblocca Italia bistrattato dallo stesso Emiliano (anche se il decreto prevede l’alta velocità Napoli-Bari, ha rimarcato criticamente Renzi), le diversità si accumulano.

Non è finita. Ieri il consiglio regionale della Puglia, con la soddisfazione di stampo grillino pure di Emiliano, ha approvato il ricorso alla Corte Costituzionale contro la Buona Scuola. Ossia una riformina (il minimo sindacale) che un sindacalismo retrò giudica poco meno di un atto dittatoriale di stampo ultraliberista che lede pure le prerogative delle Regioni. Siamo quasi al sovversivismo delle classi dirigenti in salsa regionale.

Di questo dovrebbero parlare i Brunetta, ma si preferiscono le polemicuzze sui voli di Stato e “aerei di Renzi” (consiglio la lettura di questo articolo sul tema e i Graffi dell’editorialista Francesco Damato per non portare il cervello all’ammasso). D’altronde, visto che in passato pure l’attuale premier si dilettava a brandire questo tipo di polemiche, chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Renzi, Emiliano e la triste guerra a 5 stelle delle regioni

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