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Le banche e i fondi strategici di Pechino sono pronti a portare nuova liquidità in Europa, questa volta sfruttando le opportunità offerte dal cosiddetto Piano Juncker, lo strumento per il rilancio degli investimenti nel continente ideato dal presidente della Commissione europea.

L’INCONTRO CON LE REGIONI

Il prossimo 4 giugno ci sarà il primo approccio fisico tra domanda e offerta. Nell’occasione – spiega Europolitics – il Comitato delle Regioni, l’assemblea dei rappresentanti locali e regionali dell’Unione europea, incontrerà rappresentanti cinesi per provare a gettare le basi di nuovi investimenti della Repubblica Popolare nel Vecchio Continente.

LA “BENEDIZIONE” DI KATAINEN

La possibilità che la Cina aumenti ancora di più il suo peso economico in Europa preoccupa diversi osservatori, soprattutto in ottica geopolitica o di appropriazione di asset ad alto valore tecnologico. Non pare spaventare invece i vertici europei che, anzi, benedicono l’arrivo di nuovo denaro, anche se dagli occhi a mandorla, per finanziare investimenti infrastrutturali. Per il vicepresidente della Commissione europea e commissario per il lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività nella Commissione Juncker, il “falco” finlandese Jyrki Katainen, “l’Ue è aperta agli investimenti, l’origine dell’investitore è irrilevante“.

LE MIRE DEL DRAGONE

Visti dall’ottica di Pechino, questi investimenti sono parte integrante di una nuova visione geopolitica, che ha le sue basi nel progetto di una nuova Via della Seta, un corridoio infrastrutturale per favorire i commerci tra Cina ed Europa da realizzare anche attraverso la recente crea­zione dell’Aiib, la Banca asia­tica per gli inve­stimenti infra­struttu­rali che annovera tra i suoi soci fondatori anche l’Italia (e che ha generato non poche irritazioni a Washington). Anche a seguito di queste intese e dei tanti investimenti fatti nelle boccheggianti economie dell’Eurozona, Pechino potrebbe nel 2016 avere il via libera per l’agognato riconoscimento dello status di economia di mercato, che da un lato gli offrirebbe un sostegno allo sviluppo e la prospettiva di aumentare le proprie aperture commerciali verso il Vecchio Continente; dall’altro, come Paese emergente gli darebbe l’ulteriore prestigio necessario per essere accomunato con pari dignità alle grandi potenze economiche.

DOVE VUOLE INVESTIRE LA CINA

“Pechino – ha spiegato Luigi Gambardella, presidente di ChinaEU, associazione per lo sviluppo del digitale tra Cina ed Europa – è interessata alle infrastrutture e in particolare al settore digitale”. In particolare, prosegue, “è possibile raggiungere in tempi brevi un accordo di cooperazione sul 5G, la futura rete mobile ad alta velocità” e “al tempo stesso promuovere in maniera congiunta ricerca e sviluppo e lavorare insieme per un unico standard e sul tema delle frequenze a livello internazionale”. Opportunità anche per la “realizzazione di progetti congiunti sulle smart city, smart energy e Internet of things, connessione di oggetti, che potranno aprire la strada anche ad imprese europee interessate ad entrare nel mercato cinese”. La collaborazione, continua Gambardella, è possibile anche “sul terreno delle nuove tecnologie sia per l’interesse cinese all’acquisizione di tecnologia europea che per il possibile sviluppo di iniziative congiunte per favorire la nascita di startup nel settore dell’ alta tecnologia. Recentemente il governo cinese ha annunciato la creazione di un fondo di 6,5 miliardi di dollari per promuovere startup altamente innovative”.

Piano Juncker, così Katainen seduce i cinesi per investire in Europa

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