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La notizia è di una manciata di giorni fa. Così la riporta ad esempio il Corriere della Sera: “Prende corpo un nuovo asse tra Italia e Cina. Protagonisti, Ding Xuedong, presidente della China investment corporation (Cic), il fondo sovrano di Pechino, e Renato Ravanelli a capo del fondo infrastrutturale F2i”. All’ordine del giorno del board del fondo italiano fissato per lo scorso 27 maggio e promosso da Cassa depositi e prestiti, Intesa Sanpaolo, Unicredit, le maggiori fondazioni bancarie e le casse di previdenza, c’era infatti l’approvazione dell’investimento da 120 milioni da parte di Cic nel secondo fondo di F2i.

IL MONEY MANAGER DEL MOMENTO
E dietro a questa nuova manovra cinese sull’Italia c’è uno dei money manager più corteggiati al mondo, eppure oscuro, il pechinese Ding Xuedong, presidente dall’ottobre 2014 anche della China International Capital corporation, una delle banche di investimento più importanti del Paese. Una nomina arrivata appena un anno dopo quella a capo del Cic, che con 652 miliardi di dollari in asset è il maggiore fondo sovrano del Celeste Impero. Ding invece è oggi solo 43esimo al mondo tra le powerful people, secondo la classifica redatta da Forbes, qualche passo indietro rispetto al 36esimo posto occupato nel 2013.

CHI è DING XUEDONG?
Del personaggio, molto integrato nel sistema di potere locale, non è dato sapere molto. Nato nel 1960 nella provincia di Jiangsu, Ding Xuedong, secondo quanto riporta una biografia semi-ufficiale ha iniziato a lavorare nel 1977, per entrare in Cpc nel 1984, a soli 24 anni. Nel frattempo si era laureato in Finanza all’istituto di Scienze finanziarie del ministero delle Finanze. Viceministro delle Finanze dal 2008 al 2010, è un uomo della Repubblica Popolare cinese a tutto tondo: ha ricoperto diversi ruoli nell’esecutivo del Dragone, vice segretario di Stato e vice direttore del Comitato nazionale per la riduzione dei disastri. Nonché vice direttore del gruppo del Consiglio di Stato per la lotta alla povertà e lo sviluppo. Ovviamente il suo ruolo da protagonista lo gioca nella Cic dove è stato eletto nel luglio del 2013.

UNA NOMINA CONTROVERSA
Nonostante il profilo un po’ incolore, il nostro è stato nominato dopo una ricerca durata tre mesi, come riporta la Reuters. Che conferma: “Di Ding Xuedong si sa poco, oltre al fatto che sia un funzionario di carriera del ministero delle Finanze e che succede alla guida del Cic a Lou Jiwei, eletto ministro delle Finanze a marzo del 2013. Il vuoto di leadership durato tre mesi ha fatto sorgere speculazioni circa la lotta di potere tra i top leader del partito Comunista che nomina i funzionari e ha evidenziato i modi opachi con cui in Cina vengono scelti i leader”. Tra i potenziali direttori del Cic c’era anche Guo Shunqing, capo della locale Autority della Borsa che avrebbe però declinato perché nel suo nuovo ruolo solo da 18 mesi. Guo è poi stato eletto governatore della provincia orientale dello Shandong. “La Cic è stata creata nel 2007 – scrive ancora Reuters – per ottenere altri rendimenti da investimenti rischiosi come quelli in materie prime, private equity e hedge fund. Non tutte le scommesse sono state vinte: in perdita gli investimenti da 3 miliardi di Blackstone group e da 1,8 miliardi in Morgan Stanley”.

IL PROGRAMMA DEL CIC DI DING, GUADAGNARE CON IL CIBO
Ding non ha fatto mistero del piano per far crescere il fondo sovrano della Cina. Un piano che potrebbe apparire poco etico perché promette di speculare con il bisogno di cibo mentre diventa una risorsa sempre più scarsa e costosa. Ma a ben vedere, non lo è. “Per la gente, il cibo è la questione più importante del mondo”, un vecchio proverbio cinese – come nell’iconografia più classica – era stato usato come incipit di un lungo articolo che a luglio scorso Ding aveva scritto per il Financial Times, articolo in cui delineava la sua strategia di ottenere rendimento puntando proprio sul cibo.

PROSPERARE SODDISFACENDO I BISOGNI DI BASE
“Le nubi si scuriscono – scrive Ding – man mano la popolazione mondiale cresce e diventa sempre più ricca e carnivora diventa sempre più difficile fornire una quantità sufficiente di cibo a prezzi ragionevoli. In molti paesi la questione della sicurezza del cibo è già una sfida urgente, come ha dimostrato la crisi dei prezzi del cibo nel 2007-2008. Secondo le ricerche della Food and Agriculture Organisation delle Nazioni unite, la produzione di grano sarebbe dovuta aumentare del 70% per far fronte alla domanda derivante dallincremento demografico, dal cambiamento delle abitudini alimentari e dall’urbanizzazione. Ma non ci sono abbastanza terre fertile per raggiungere l’obiettivo. Ci vorranno investimenti di lungo termine – che nel mondo occidentale richiederà un aumento del 50% dai livelli attuali”. E in questa dinamiche, viste le scarse risorse pubbliche un ruolo fondamentale lo giocheranno gli investitori privati: soprattutto i grandi investitori adatti a sopportare le bizze di prezzi volatili e mercati generalmente poco liquidi: “E’ necessario capitale nell’intera filiera, dalle infrastrutture come l’irrigazione, alla produzione di foraggio, ai servizi come il trasporto, l’immagazzinaggio e la trasformazione delle materie prime”. Rischio e impegno di lungo termine che possono offrire ritorni molto elevati. “China Investment Corporation è un investitore di lungo termine con un portafoglio diversificato. Crediamo che l’agricoltura offra stabilità, un copertura contro l’inflazione e uno strumento per diversificare il rischio. Intendiamo investire nell’intera catena del valore – insieme a governi, organizzazioni multilaterali e altri investitori istituzionali in aree che contribuiranno a svelare il potenziale dell’industria. Un investitore prospera se può aiutare i popoli del mondo a soddisfare uno dei bisogni più basici di tutti”.

Prima di risolvere il problema dei problemi, però, Ding ci prova con le infrastrutture della piccola Italia.

Chi è Ding Xuedong, il cinese che si infila in F2i

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