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Nel cuore della nuova strategia americana per colpire l’apparato militare iraniano, c’è un’offerta che sa di ultimatum: fino a 15 milioni di dollari in cambio di informazioni utili a smantellare i meccanismi finanziari e tecnologici del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc), l’élite militare di Teheran — il corpo teocratico che risponde alla Guida suprema della teocrazia, considerato una Foreign Terrorist Organization dagli Stati Uniti.

La taglia è gestita dal Rewards for Justice, gestito dal Dipartimento di Stato e dall’agenzia Diplomatic Security Service, e va inserita in un momento in cui Washington ha deciso di aumentare la pressione sul regime degli ayatollah, nel pieno di una fase negoziale delicatissima che dovrebbe portare a un’intesa per la gestione del programma nucleare iraniano.

La ricompensa si lega a “informazioni che portino alla disgregazione dei meccanismi finanziari del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana (Irgc) e delle sue varie diramazioni, inclusa la Forza Qods dell’Irgc (Irgc-Qf)”, secondo un comunicato del governo americano che adesso torna centrale. Tutto va letto infatti nell’ottica degli sforzi statunitensi di sganciare le connessioni tra Iran e Cina. Due giorni fa, con un messaggio secco sul suo sociale Truth, il presidente Donald Trump ha lanciato un ultimatum: “Tutti gli acquisti di petrolio e prodotti petrolchimici iraniani devono cessare immediatamente”. L’avvertimento, scritto in maiuscolo, promette sanzioni secondarie contro qualsiasi Paese o individuo che continuerà a commerciare con Teheran in questo settore. “Non saranno più autorizzati a fare affari con gli Stati Uniti in nessuna forma”, ha scritto l’ex presidente, ora di nuovo alla guida della Casa Bianca.

Sebbene non citata, è un messaggio alla Cina. E sono gli ultimi numeri forniti dalla U.S. Energy Information Administration a spiegare perché: circa l’89% delle esportazioni iraniane di petrolio greggio e condensati nel 2023 sia andato alla Cina, rendendo Pechino il partner economico di gran lunga più importante per Teheran. Il legame energetico tra Cina e Iran rappresenta una vera e propria ancora di salvezza per il regime degli ayatollah, consentendogli l’accesso a valuta estera e a canali di scambio che alimentano anche settori strategici come la produzione di droni e missili. Colpire questa relazione potrebbe compromettere seriamente la capacità iraniana di finanziare il proprio apparato militare, e indirettamente anche le sue reti di influenza regionali – da Hezbollah a Hamas, fino alle milizie filo-iraniane in Iraq.

Secondo le autorità statunitensi, inoltre, alcuni cittadini cinesi avrebbero sostenuto la produzione e la vendita di armamenti per l’Irgc attraverso l’acquisto illecito e la consegna all’Iran di tecnologia statunitense dual-use, soggetta a controlli all’esportazione. Si tratta di Liu Baoxia (conosciuta anche come Emily Liu), Li Yongxin (nota per Emma Lee), Yung Yiu Wa (che si fa chiamare Stephen Yung) eZhong Yanlai alias Sydney Chung).

A partire almeno da maggio 2007, Liu e i suoi associati avrebbero fatto uso di una rete di società di facciata nella Repubblica Popolare Cinese (Prc) per inviare componenti elettronici di origine statunitense a doppio uso a società collegate all’Irgc. Questi componenti potevano essere impiegati nella produzione di droni (Uav), sistemi missilistici balistici e altri utilizzi militari. I cinesi citati avrebbero falsificato i dati relativi agli utilizzatori finali dei componenti elettronici, facendo sì che aziende statunitensi esportassero prodotti a società di facciata con sede in Prc, sotto la falsa dichiarazione che la destinazione finale fosse la Cina invece dell’Iran.

Il risultato è che una grande quantità di tecnologia americana a doppio uso, con potenziale applicazione militare, è stata esportata verso aziende legate all’Irgc come Shiraz Electronics Industries (Sei), Rayan Roshd Afzar e i loro affiliati, in violazione delle leggi e dei regolamenti statunitensi su sanzioni e controllo delle esportazioni. Nel gennaio 2024, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha già formalizzato accuse federali contro Liu, Li, Yung e Chung per il loro coinvolgimento in una cospirazione finalizzata all’esportazione illegale e al contrabbando di migliaia di componenti elettronici di origine statunitense con applicazioni militari, diretti verso l’Iran.

“L’Irgc e i suoi sostenitori movimentano milioni di dollari a livello globale, creando e utilizzando società di copertura per procurarsi tecnologie avanzate e eludere sanzioni e controlli commerciali”, spiega l’amministrazione statunitense. L’Irgc e il Ministero della Difesa e della Logistica delle Forze Armate iraniane (Modafl), responsabile dello sviluppo e della produzione di armamenti, hanno utilizzato questa tecnologia per progettare e costruire armi e sistemi d’arma, inclusi droni, successivamente venduti a governi e gruppi in Russia, Sudan e Yemen.

Washington, taglia da 15 milioni contro la rete cinese al servizio dei Pasdaran

Gli Stati Uniti offrono una ricompensa fino a 15 milioni di dollari per smantellare la rete finanziaria e tecnologica che collega cittadini cinesi ai pasdaran iraniani (Irgc). L’iniziativa si inserisce in una strategia più ampia di pressione su Teheran, in un contesto segnato da sanzioni e tensioni geopolitiche

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