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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Davide Fumagalli apparso su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

Dopo anni di indagini e analisi, che si erano intensificate negli ultimi mesi, le autorità comunitarie hanno aperto formalmente la procedura legale contro Google per abuso di posizione dominante. La Commissione europea ha aperto ben due fronti legali con il colosso statunitense delle ricerche online, inviando una lettera di accuse formali sull’abuso di posizione dominante nel mercato della ricerca online e avviando un’indagine sulla possibile violazione delle regole antitrust Ue in merito al sistema operativo Android, ampiamente diffuso su smartphone e tablet prodotti da una pletora di costruttori, per la maggior parte asiatici.

LA MOSSA DELLA DANESE

Il commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha spiegato che si sospetta che Google favorisca sistematicamente il proprio prodotto per gli acquisti comparativi nelle sue pagine generali che mostrano i risultati delle ricerche. La Commissione ritiene che tale comportamento violi le norme antitrust limitando la concorrenza e danneggiando i consumatori. L’obiettivo della Commissione, ha spiegato Vestager, «è garantire che le imprese operanti in Europa, ovunque si trovi la loro sede, non privino i consumatori della più ampia scelta possibile o non limitino l’innovazione. Nel caso di Google, sono preoccupata che l’impresa abbia accordato un vantaggio sleale al proprio servizio di acquisti comparativi in violazione delle norme antitrust europee. Google ha ora l’opportunità di convincere la Commissione del contrario. Tuttavia, se l’indagine dovesse confermare i nostri timori, Google dovrebbe affrontare le conseguenze giuridiche e cambiare il suo modo di operare in Europa».

I RISCHI PER GOOGLE

Conseguenze che vanno ben oltre le pur pesanti sanzioni che la società potrebbe essere tenuta a pagare, e che potrebbero raggiungere i 6,2 miliardi calcolati in base al 10% del fatturato annuo del colosso. Come ha affermato martedì il commissario europeo per il mercato unico digitale, Günther Oettinger, i business online europei «dipendono da pochi player non europei» perché il Vecchio Continente «ha perso diverse opportunità» nello sviluppo di piattaforme online, con la conseguente necessità di risolvere un problema tanto economico quanto giuridico e, in senso lato, sociale.

LO SCENARIO NON SOLO EUROPEO

Lo scandalo degli abusi perpetrati dalle agenzie federali statunitensi con la collaborazione più o meno forzata dei colossi online ai danni di cittadini e politici europei, emerso in tutta la sua forza con le rivelazione di Edward Snowden, hanno infatti lasciato ferite profonde tanto nelle istituzioni europee che negli stessi cittadini. Due binari, quello politico e quello giuridico, sicuramente separati a livello formale ma indubbiamente legati almeno a livello delle società sotto la lente delle autorità.

LA LENTE ANCHE SU ANDROID

Non a caso le autorità Ue hanno messo sotto osservazione anche Android, il sistema operativo di Google diffuso sulla maggior parte degli smartphone e tablet venduti, e da tempo sotto il banco degli imputati per le policy con cui gestisce i dati degli utenti sotto il profilo della privacy. «Ho inoltre avviato un’indagine formale antitrust sulla condotta di Google relativa a sistemi operativi, applicazioni e servizi mobili», ha aggiunto Vestager. «Smartphone, tablet e dispositivi analoghi rivestono un ruolo sempre più importante nella vita quotidiana di molte persone, e voglio essere certa che i mercati in questo settore possano svilupparsi senza alcuna restrizione anti-concorrenziale imposta da qualche azienda». Quasi scontata la reazione di Google, che ha rigettato tutte le accuse con una nota formale. «Con rispetto, ma siamo fortemente in disaccordo con lo Statement of Objection e non vediamo l’ora» di presentare la nostra posizione «nelle prossime settimane», ha dichiarato Google con una nota sul blog ufficiale in risposta alle mosse della autorità comunitarie.

LA TEMPISTICA

Gli investitori, consci dei tempi lunghissimi che comporta il procedimento avviato ieri, hanno per il momento reagito in maniera razionale alla notizia, del resto ormai quasi scontata, tanto che Google ha aperto a Wall Street con un ribasso frazionale per poi riportarsi poco sopra la parità. La battaglia legale è solo agli inizi, e gli esiti potrebbero portare per Google persino alla richiesta di separare le attività di ricerca da quelle di vendita della pubblicità online,

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