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Torino, è la settimana di San Giovanni ed è dunque festa cittadina, pardon, festa metropolitana. Così mi dicono si chiama nell’abbecedario tutto renziano.
Siccome Torino, quanto a cultura, se la sente – nell’abbecedario di chi scrive – straordinariamente sucata, in giro per la città è tutto un pullulare di note. Perché il sistema musica di Torino ha deciso, di concerto con tutti i supplenti del Comune – quanto a piccioli – (Intesa San Paolo e Iren), di offrire ai torinesi un tripudio di musica all’aperto lungo il Centro della città. Tutti gli scorci più belli di Torino, ogni atrio, ogni corte dei più bei palazzi si sono trasformati in arene di festa in musica. E le note non erano certo quelle della musica klezmer di impronta ebraica, che ti fracassano i cabbasisi dopo appena 5 minuti, e non erano ovviamente neanche le litanie di impronta araba che, sfido io, a trovare uno che ne conosce un motivo.
Il repertorio che è piaciuto pure ai cani, visto che tra gli applausi tra un pezzo e l’altro si mettevano ad abbaiare dopo aver fatto il più educato e canino dei silenzi durante l’esecuzione dei pezzi, è andato dall’Italia di Rossini all’America di Gershwin e Bernstein.
Ci facessero sentire un poco di West Side Story a questi scappati di casa dell’Isis – dico io – capace che la finirebbero di arruolare questi giovani senza testa con la smania della decapitazione.
Non sembra ma c’entra tutto questo tanto concertare contro l’orrore che ci piove peggio degli acquazzoni estivi, dalle tante, troppe improvvise nubi mediatiche. Perché è proprio un fatto di Terapie d’urto. Ricordate il film con Jack Nicholson nel ruolo dello psichiatra che cura la rabbia per tramite di West Side Story. Non sembra ma c’entra anche un’Italiana in Algeri contro l’orrore che ti prende al posto del sole sulla spiaggia dove servono ben altro tipo di protezioni. Altro che crema solare.
Gershwin, la pennicillina, e le belle volkswagen che hanno gli interni che ci fanno sentire sicuri e protetti sono figli del capitalismo, della nostra idea di bellezza che nel suo radicalizzarsi nelle aberrazioni del consumismo e della finanza ha prodotto mezzo mondo di incazzati. Lo possiamo risolvere solo noi il problema, facendoci Indiana Jones altrimenti capitoleremo sulle note di C’era una volta il West. E alla faccia della miopia Francese, pizza Carlina a Torino, su cui si affaccia l’ambasciata di Francia, andrebbe intitolata subito subito a Gheddafi.

Fate sentire West Side Story a quelli dell'Isis

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