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Lette sulle agenzie di stampa (non è stato diramato un documento ufficiale in quanto il tema è oggetto di una riunione straordinaria dei Capi di Stato e di Governo dell’eurozona che dovrebbe iniziare alle 19 di oggi ma, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe essere rinviata), lo schema di proposte presentate da Atene mi hanno ricordato i miei anni al liceo Dante Alighieri di Roma.

In primo luogo, il professore di lingua e letteratura greca il quale ci ammoniva che chi conosce la tragedia greca “sa tutto sull’animo umano”, più e meglio di Sigmund Freud: le proposte di ieri sera 21 giugno non differiscono molto da quelle delineate tre settimane fa e sembrano avere lo scopo di convincere interlocutori fiaccati, e in questo periodo impauriti, dal rischio non di una tempesta sui mercati finanziari ma di un graduale spappolamento dell’Unione Europea (UE), di cui alla fine resterebbe un “nucleo duro” osservante delle regole dei Trattati e degli accordi intergovernativi ed un “girone” secondario dei “discoli” anche un po’ sfacciati.

In secondo luogo, mi ha riportato alle lezioni di inglese in cui ci veniva insegnato il detto di Benjamin Franklin secondo cui nell’esistenza umana le uniche cose definitive sono le tasse e la morte; infatti, lo stesso Tsipras, pur chiamando “definitive” le proposte, si è detto pronto a negoziarle alla riunione di stasera, oppure ad altre da tenersi nei giorni seguenti; prova ulteriore che chi conosce le tragedie greche sa tutto sull’animo umano. In terzo luogo, mi ha riportato in mente l’Eneide di Virgilio con il suo Timeo Danaos et dona ferentes (“Temo i Greci anche quanto portano doni”) Mi sono chiesto: dove è la fregatura, la sola?

La prima fregatura è nella procedura: le proposte sono state presentate da Tsipras a Merkel, Hollande e Juncker al telefono ieri sera e vengono portate per iscritto oggi a Bruxelles. Questo è un segno che gli altri componenti del gruppo – compreso il suo grande amico Matteo Renzi con cui scambia baci ed abbracci televisivi a più non posso – sono considerati “junior partner” o soci aggregati dell’eurozona, il cui direttorio è costituito da Germania, Francia, Commissione Europea e Grecia. Curioso modo di comportarsi; Renzi farebbe bene a chiedere indietro i 46 miliardi di euro che ci deve Atene e smetterla di penalizzare statali e pensionati per aiutare il suo “fratellino” ellenico.

Se la prima è una fregatura formale (e di garbo), la seconda è sostanziale. In primo luogo, in materia di “saldo primario attivo”, l’unica novità è l’accettazione di un meccanismo automatico per effettuare tagli lineari in caso tale saldo (da concordarsi attorno all’1% del Pil) scenda al di sotto della soglia che verrà definita stanotte (o nei prossimi giorni). Tali tagli dovranno, però, di volta in volta essere approvati dal recalcitrante Parlamento di Atene. Il programma di riforma della previdenza resta decennale anche se dal 2016 si metterà fine ai prepensionamenti ed all’equivalente di quelle che un tempo erano la nostre “pensioni d’anzianità”. C’è anche un avvicinamento (peraltro poco dettagliato ed ancor meno chiaro) tra Atene e “le istituzioni” in materia di Iva.

Non c’è assolutamente nulla sulla vera piaga della Grecia: le regole corporative che soffocano la concorrenza e bloccano aumenti della produttività, Silenzio completo anche in materia dell’altra piaga greca: l’inefficienza (e la diffusa corruzione della pubblica amministrazione). Invece, si chiedono nuovi aiuti che hanno scarsa probabilità di essere restituiti.

La stampa italiana di oggi tesse gli elogi di Tsipras. Renzi mostra di essere in orgasmo di fronte alle “proposte”, nonostante sia stato trattato come un pariah. Totò commenterebbe: Siamo uomini o caporali?

Ciascun lettore si metta nella casella che meglio gli confà.

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