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“E’ un bel momento, con buona pace dei gufi e dei profeti di sventura. Abbiamo scommesso sul coraggio, non sulla paura. E quindi avanti tutta”. Vi ricordano qualcuno e qualcosa queste parole? O questi concetti? Questa convinta esortazione all’ottimismo? Forse il Silvio Berlusconi di quattro anni fa, proprio di questi giorni e di queste settimane. Era lui infatti che da Palazzo Chigi, e in qualsiasi altro posto gli capitasse di parlare come presidente del Consiglio, faceva gli scongiuri, non solo metaforicamente, di fronte a chi esprimeva preoccupazione e allarme per i capricci dello spread, cioè dello scarto fra gli interessi sui titoli di Stato italiani e tedeschi, e per le difficoltà crescenti nei rapporti con i vertici dell’Unione Europea.

Al pessimismo e alle preoccupazioni, raccolte anche dall’allora presidente della Repubblica con invocazioni a “dire la verità”, tutta la verità e nient’altro che la verità, come si giura nei tribunali, Berlusconi opponeva “il dovere” del governo di non seminare paura. E indicava come conferma della sua visione ottimistica della situazione e delle prospettive “i ristoranti pieni” e le agenzie di viaggio affollate non da gente in fuga dall’Italia per evitare chissà quali guai, ma più semplicemente e felicemente in partenza per le ferie, con biglietti di andata e ritorno, prenotazioni alberghiere e quant’altro occorresse ad una bella vacanza.

I dirigenti del Pd allora all’opposizione, dal segretario Pier Luigi Bersani all’ex ministro degli esteri, e tante altre cose, Massimo D’Alema, dal vice segretario Enrico Letta al sindaco di Firenze Matteo Renzi, davano a Berlusconi del matto o del visionario. L’allora capo della Banca Intesa Corrado Passera opponeva all’ottimismo del presidente del Consiglio laboriose analisi economiche e sociali, con tanto di proposte d’interventi, che il buon Napolitano, al Quirinale, studiava con lo scupolo abituale e passava all’esame del supertecnico e super professore Mario Monti, che a sua volta si consultava, fra gli altri, con l’editore di Repubblica Carlo De Benedetti, nella confortevole casa svizzera di vacanza, ricevendone l’incoraggiamento a rendersi disponibile all’attenzione o alle proposte già formulategli al Quirinale per una successione a Berlusconi. Che intanto riceveva diktat dalla Banca Centrale Europea a firma del presidente francese uscente e quello italiano subentrante, e perdeva continuamente pezzi della maggioranza di centrodestra pur sopravvissuta l’anno prima alla defezione e all’assalto del presidente della Camera Gianfranco Fini.

Ma tutto questo che vi ho appena ricordato per sommi capi non ha nulla a che vedere con le parole riportate all’inizio, con tanto di virgolette. Parole appena pronunciate invece da Matteo Renzi in una lunga intervista al Corriere della Sera, in particolare a Maria Teresa Meli, che fra tutti i cronisti politici del giornale di via Solferino è la più informata e convinta delle idee e degli umori del presidente del Consiglio.

Certo, oggi Renzi non è alle prese con i capricci dello spread, almeno non nelle dimensioni provate da Berlusconi, ma con il fenomeno di una immigrazione crescente, foriera di guai altrettanto preoccupanti, e in un contesto europeo non meno difficile di quello di quattro anni fa, visto che le frontiere francesi sono state chiuse ai migranti in uscita dall’Italia. Ma anche di fronte all’invasione degli immigrati, specie quella via mare, Renzi è ottimista. “I numeri – ha detto, tranquillo, alla Meli – sono appena più alti dell’anno scorso” perché “al 13 giugno abbiamo accolto” solo quattromila migranti in più, su un totale di 57 mila e rotti.

A proposito dei numeri, sono tranquillizzanti per Renzi anche quelli parlamentari, in particolare al Senato, particolarmente vigilati dai giornali per l’esiguo scarto fra la maggioranza e le opposizioni, per le defezioni recenti dalla cosiddetta area popolare e per il malumore diffusosi nel Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano a causa del presidente della Commissione Bilancio a rischio di arresto per la vicenda di un ex manicomio di Bisceglie. “Al Senato –ha detto Renzi, forse pensando al suo corregionale Denis Verdini e a qualche altro amico in uscita da Forza Italia- sono più solidi del passato”.

Ci sarebbero, in verità, anche i problemi di Roma, con il sindaco Ignazio Marino sempre più contestato per le strade, a piedi o in bicicletta, per le onde d’urto della cosiddetta Mafia Capitale, e quelli della Campania, dove il governatore appena eletto dev’essere sospeso proprio dal collega di partito Renzi per via di una legge già applicata con tutti i rigori possibili a Berlusconi per allontanarlo dal Senato. Ma anche su questi versanti, diciamo così, locali Renzi è sicuro di farcela.

Auguri e figli maschi, presidente.

Tutti i pensieri berlusconiani di Renzi

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