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Siamo vincoli o sparpagliati? Si chiedeva Pappagone, il simpatico personaggio del grande Peppino De Filippo. E’ la domanda che si fanno o si dovrebbero fare gli autocandidati a Sindaco di Venezia: Bellati, Boraso, Brugnaro, Malgara e Zaccariotto. Se non ho dimenticato qualcun altro, sono questi i candidati che, almeno sin qui, si sono dichiarati alternativi al sistema di potere a dominanza del PD.

Nessuno  espressione di un partito e tutti convinti della bontà delle loro proposte per la verità, tranne qualcuna, sin qui alquanto oscure.

Indisponibili a convergere unitariamente hanno rifiutato la proposta semplice e solutiva delle “cittadinarie”; ossia l’idea di chiedere agli elettori veneziani interessati di scegliere chi fra di loro avessero le migliori chance per il confronto-scontro con il candidato della sinistra.

Quest’ultima, seppur dopo un confronto serrato, si è unita, almeno così appare, attorno alla candidatura dell’ex PM Felice Casson al quale hanno subito garantito l’appoggio i compagni di SEL e ex Rifondazione comunista.

A pochi giorni dal termine per la presentazione di simboli e liste dei candidati il dilemma che si dovrebbe porre ai cinque dell’alternativa è proprio questo: è più opportuno andare da soli o tutti insieme appassionatamente?

Premesso che difficilmente, anche se uniti, qualcuno di loro ce la potrebbe fare al primo turno, il vero obiettivo sarebbe quello di evitare che Casson possa passare lui al primo turno.

Unica possibilità per tale esito si avrebbe nel caso di una bassa affluenza degli elettori al voto.

Sotto la soglia del 50% le probabilità che Casson possa passare al primo turno sono, infatti, assai elevate. Per quanta disaffezione  e rabbia stia covando tra gli elettori di sinistra, il loro zoccolo duro dovrebbe tenere, nonostante gli scandali, il bilancio fallimentare comunale  e il processo aperto all’ex sindaco

Di qui la necessità di favorire al massimo la partecipazione. Come farlo? Paradossalmente proprio grazie alla condizione di essere “sparpagliati”. Molte liste concorrenti con candidati ai diversi livelli amministrativi garantirebbero una più elevata partecipazione al voto, anche se c’è un ma da considerare.

Posto che il voto dell’area moderata alternativa al sistema di potere del PD, esclusa la Lega in grande difficoltà a Venezia assai più che nel Veneto, oggettivamente non dovrebbe superare il 25-30%, è evidente che un eccessivo frazionamento come quello delle cinque liste, correrebbe il rischio di non far passare al secondo turno nessuno dei concorrenti, ma favorirebbe solamente il candidato… del M5S. Insomma i cinque farebbero la fine dei polli di Renzo!

Sarebbe il caso, dunque, che si sforzassero per trovare un’intesa, in assenza della quale, salvo impreviste frane della sinistra, magari sollecitate dai soliti noti della cupola del potere veneziano terrorizzati dall’idea della vittoria del duo Casson-Bettin, al secondo turno rischiamo una situazione tipo Parma: il PD contro il M5S.

Ragionate amici prima di soccombere alle vostre non sempre comprensibili ambizioni.

Ettore Bonalberti

www.alefpopolaritaliani.eu

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net

 

Venezia, il dilemma dei cinque dell’alternativa

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