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È arrivato ieri il primo sì alle unioni civili per persone dello stesso sesso. È il via libera al testo base del cosiddetto ddl Cirinnà (il nome della relatrice del Pd), votato ieri dalla commissione Giustizia del Senato da una maggioranza trasversale formata da Pd e M5S e i voti contrari di Ncd, Forza Italia, Lega. Ora è il momento degli emendamenti, prima dell’approdo del testo in Aula.

LE TENSIONI

Ora è il momento del dibattito che già ieri, subito dopo l’approvazione del testo base, in commissione si è infiammato, con la contrarietà, dai toni più o meno sfumata, da parte dei senatori appartenenti al mondo cattolico, presenti in maniera trasversale sia nei partiti di maggioranza sia in quelli di opposizione.

CHE COSA PREVEDE IL TESTO

Il ddl Cirinnà crea un nuovo istituto giuridico che riconosce alle coppie omosessuali tutti i diritti sociali previsti nel matrimonio, tranne la possibilità di fare le adozioni. Con un’unica eccezione per la cosidetta «stepchild adoption», ovvero l’adozione di un bambino che è il figlio biologico di uno dei due della coppia. C’è anche un titolo secondo nel ddl Cirinnà – scrive oggi il Corriere della Sera – che riconosce alcuni diritti basilari alle coppie di fatto, sia eterosessuali sia omosessuali , nonché la possibilità di regolare i rapporti patrimoniali con contratti di convivenza di fronte a un notaio.

LA MANIF POUR TOUS

Per protestare contro il provvedimento, nella mattinata di ieri è stata organizzata dalla Manif pour tous una conferenza stampa a Palazzo Madama, con l’intendo di ribadire alla radice la loro “assoluta contrarietà”, e che sostanzialmente si presentano tutti i presupposti per una “mobilitazione popolare”. L’associazione pro-familiy infatti, attraverso il suo portavoce Filippo Savarese, ha detto che “la step-child adoption è inaccettabile” e che “legalizza lo scempio dei figli ridotti a beni di consumo sul mercato dei desideri”.

IL PROVVEDIMENTO

Il provvedimento infatti parifica la convivenza delle persone dello stesso sesso alla famiglia riconosciuta dal matrimonio, introducendo di fatto il “matrimonio gay”. L’associazione rivendica inoltre che è stato lo stesso Renzi durante il familiy day del 2007 a dire che non “serve essere cattolici per difendere la famiglia”, e che perciò la Manif pour tous – come si evince dal nome – si rivolge a tutti i cittadini, di ogni credo e provenienza.

LE VOCI DEGLI ESPONENTI CONTRO IL DDL CIRINNÀ

Il parere degli esponenti politici – almeno di quelli presenti alla conferenza come Giovanardi, Gasparri e Sacconi – è del tutto chiaro, e converge sul fatto che “le unioni civili sono come i matrimoni”, e che fare “una legge sulle unioni civili non è un contenimento del danno ma il danno”. Sacconi ha detto che “non sono praticabili mediazioni sul testo delle unioni civili, perchè la giurisprudenza europea percorrerebbe poi inevitabilmente certe strade non condivisibili”. “Noi siamo pronti a riconoscere diritti di natura relazione – come quelli relativi ai servizi pubblici o altre cose – ma non le adozioni”. Giovanardi invece ha affermato che “noi faremo il nostro dovere sia dentro che fuori del parlamento, anche se il provvedimento probabilmente passerà”.

MOBILITAZIONI ALL’ORIZZONTE

“Continueremo la nostra campagna di informazione per vedere il percorso che avrà il progetto di legge, anche in vista della disponibilità o meno di coperture finanziarie” hanno poi detto altri esponenti pro-familiy. “Le intenzioni di chi ha proposto questo disegno di legge sono quelle di ridefinire ideologicamente la naturalità della famiglia, sradicando la filiazione del padre e della madre”. Quello che si intravede quindi è una mobilitazione popolare significativa: “se nessuno organizzerà una piazza da due milioni di persone, quelle stesse persone si ritroveranno spontaneamente in piazza”.

Unioni civili, chi protesta (non solo in Parlamento) contro il ddl Cirinnà

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