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“Sulla metro di Milano deraglia l’Italia”, titolavamo il 28 aprile scorso in occasione dello sciopero nel trasporto pubblico che aveva appiedato Milano, e non solo.

Ma siccome nemmeno un mese è trascorso, i sindacati (o meglio il sindacato di base Usb, ma oramai si può fare tranquillamente di tutta l’erba un fascio visto che al festival degli scioperi c’è una gara a chi partecipa con maggior foga) hanno pensato bene di proclamare un altro sciopero, ovviamente di venerdì (chissà perché, poi, sempre di venerdì), nelle maggiori città. L’effetto? Ecco su Twitter cosa ha scritto stamattina il capo ufficio stampa della Cisl, Salvo Guglielmino: “Non si può bloccare così una città come Roma. Oggi è davvero un disastro. La gente è inferocita”.

I motivi dello sciopero che violenta il diritto alla mobilità di professionisti, impiegati, studenti e pensionati sempre più inferociti? Eccoli, nell’ordine di presentazione secondo l’Usb. Primo: “Contro il jobs act” (dunque contro Renzi). Secondo motivo: protestare contro le “privatizzazioni selvagge” (chi sono i selvaggi?). Terzo: per criticare “i continui innalzamenti dell’età pensionabile”. Quarto: contro le “gravi penalizzazioni di un contratto nazionale fermo da otto anni”.

Ma per gridare contro il Jobs Act serve immobilizzare una città o non è preferibile raccogliere democraticamente le firme per un referendum abrogativo visto che tutti si fanno i gargarismi con la parola democrazia? E per protestare contro le privatizzazioni selvagge non è preferibile punire nelle urne chi realizza queste (quali?) privatizzazioni selvagge invece di far inferocire i cittadini? E per protestare contro le penalizzazioni di un contratto nazionale fermo da otto anni è utile violentare i diritti di professionisti, impiegati, studenti, pensionati?

Beninteso, sappiamo bene obiettivi e valore della legge sulla regolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali, ma da tempo ci si chiede se questa regolamentazione faccia acqua e fomenti tensioni sociali invece di svelenirle?

Dopo ogni astensione del lavoro che provoca disagi e disastri nella vita delle persone normali senza auto blu, i ministri dei Trasporti di turno rilasciano da anni, anzi da decenni, pensose interviste su progetti di modifiche della legge.

Oggi però c’è stata una novità. Proprio in ossequio alle leggi vigenti un prefetto, quello di Milano, norme alla mano, ha detto “no”, “stop, “ora basta”, “non si può”.

Onore e lode al prefetto Francesco Paolo Tronca che ha precettato tranvieri e macchinisti dell’Atm per assicurare oggi la mobilità pubblica durante l’Expo.

Domanda: ma serve solo l’Expo per evitare i soprusi degli scioperanti in servizio permanente effettivo?

Sciopero nei trasporti, il buon esempio di Milano

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